31 Maggio 2022
P.S.
Quando leggi la Miriana si smuove sempre qualcosa, entra nell’anima di chi sta raccontando, non scrive molto, ma quando lo fa ti segna. Ricordate lo scritto del dopo Palio di Feltre su Adrian Topalli, o quello su i “Trenta Assassini” ? E’ mitica, grazie Miriana
Pier
“A quel muro mancano le mie mani. “
Questo è quello che Bighino sottolinea, a sé e poi al suo nuovo capitano Alessandro Zanovello, al suo primo ingresso nel Maniero di Via Berchet.
Un pensiero istintivo ma che il fare caparbio e serio e concreto ha fatto si che si tramutasse in realtà in divenire .
Qualcuno, o meglio, il Gran Priore Giuseppe Scarpa, lo seppe da subito. Valter Pusceddu sarebbe stato il fantino capace di colorare il crocione dei colori della Nobile. Non tanto un’intuizione, quanto una certezza, quella di affiancare Valter nel suo rientro in una pista così importante. In un Palio così sentito.
E se proprio si vuole parlare di azzardo, allora, lo si può fare pensando a ciò che ha preceduto lo sposalizio di San Magno a Pusceddu. Quindi, la sua di storia, quella che ha disegnato per sé, portandolo vicino a colori diversi da quelli rosso bianco rossi, regalandolo alle speranze di altri. E la consapevolezza che un rientro porta involontariamente ed inscindibilmente dubbi e salti nel vuoto necessari però a dare quella svolta bramata, ad avere una risposta dal destino, agognata.
Un compromesso nato da un desiderio comune, quello di “fare” – e fare sul serio- , e sfociato nell’obiettivo condiviso di volere la differenza, la distinzione, una volta chiamati a correre. Per San Magno raccogliere i frutti di una lunga semina, per Bighino tornare e riprendersi con onore il posto in un Palio che non lo vedeva incluso. E specifico, nella maniera in cui la sua memoria faceva intendere. Con l’impegno verso un popolo, con il peso di una giubba, con l’orgoglio di essere quello scelto a rappresentare il volere di tanti.
Un calvario -professionale- vissuto e sudato e che solo chi intimamente lo ha affiancato , può aver lontanamente intuito. Affrontato con ostinazione , la stessa – dopo vent’anni di carriera- che lo porta ad essere trascinato di Palio in Palio come colui a cui é assegnato il compito di dare una mano alla sorte, un calcio ai pronostici, a ciò che è dato per certo, per favorito.
Una contrada per il cui posto talvolta si avverte pressione, e per la quale errare equivale ad una mancanza-” forse” anche personale. Che pretende molto, ma perché sa dare di più.
E parlo della fiducia di cui Valter parla dopo la corsa, quella per cui è grato, che riconosce da subito in chi lo canta, lo sprona, lo accompagna. La consapevolezza ad un certo punto non più unilaterale, che i colori che parevano pesare per la tanta vicinanza costruita in anni in cui San Magno stava mettendo radici lontano dalla sua figura, si manifestavano come alleati attenti, sicuri ed indispensabili per la tranquillità a cui stava aspirando, di cui aveva bisogno. La Flora e’ un punto di attracco, di sosta, di cuore. E chi è chiamato a grandi imprese deve badare bene a non perderne le coordinate. Ulisse ebbe la sua Itaca. Tutti noi altri ne abbiamo una che si fa madre nell’accoglierci, nel farci sentire compresi. Senza mai disdegnare il viaggio che ci porti più in là. Conquistatori. Puri e scaltri al contempo, come ha bene sottolineato Don Stefano Valsecchi nel corso della Santa Messa sul Carroccio.
E come ci racconta lui stesso, Valter, per il carattere in cui padroneggia l’autoanalisi e l’isolamento selvaggio nei momenti di tensione e concentrazione, è stato capito e assecondato nel suo volersi esprimere, a patto fosse in assoluta libertà, lontano dalle troppe parole, molto più vicino ai fatti.
Un atto di amore, premiato dalla riconoscenza.
Nove anni distanti da quella pista, che più che un tracciato era un sussulto, sono stati molti. Una grazia concessa dal Magistrato delle Contrade presieduto dal Supremo Magistrato Lorenzo Radice, nonché Sindaco della Città, che dopo un’attenta ed onesta analisi della punizione che sembrava destinata ad essere irrevocabilmente “eterna” ha mosso le carte in tavola, ricucendo la stoffa di quel campione in fermento e non arreso perché ancora pretenzioso nel volersi dimostrare all’altezza di quello che temeva aver perduto.
Ci viene presentato come un atleta capace di essere parte di una contrada, e non solo chi ne fa le veci una volta al canapo, stupiti dall’amalgamarsi del suo essere grande a cavallo, al farsi tanto piccolo nell’allestire il Maniero in previsione di una Cena in cui lui e’ ospite, la stessa umile empatia con ciò che lo circonda, che lo fa sentire prossimo alla commozione una volta giunto in Piazza San Magno, al rintocco delle campane. Al volo delle colombe che disegnano in cielo.
“Mi vergogno a piangere, ma è stata troppa la commozione, non potevo non pensare al passato. Qui l’emozione e’ tanta. Contenerla è difficile. La benedizione è stato un tuffo nel passato. Un tuffo al cuore’ . Al Municipio ho realizzato di essere tornato. Ora dovrò realizzare che l’ho fatto vincendo, con un cavallo nel quale ho creduto tanto da realizzarmi, portandolo con me, fino in fondo. ”
C’é poco da aggiungere alle immagine che già abbiamo visto, e forse rivisto, l’ovvietà rimane nel constatare la grande forma di diverse avversarie, la stessa fame di vittoria, ognuna motivata, fomentata, dalle più disparate convinzioni. I pronostici di molti si sono rivelati azzeccati nel pensare vicini a giocarsi il Palio San Bernardino con un Arri che avrà la sua parte, perché lodevole nel portarsi sempre fino al punto in cui tutti siamo lì a credere, che si, potrebbe accadere, Sant’Ambrogio, così ostinato, pungente e determinato, e la cui compattezza che trapela dalla maniera in cui si fanno spalla i “suoi” lascia spazio alla fantasia dell’avverarsi di un sogno, e poi i colpi di scena, quelli a volte tenuti un po’ in penombra, che stupiscono. Così come accade in tutte le altre storie di Palio.
Il fatto, la cronaca ci dice però che Pusceddu voleva partire davanti. E così è accaduto.
E che voleva rimanerci. E anche questo è successo.
Con lo sguardo rivolto indietro, a studiare le traiettorie altrui, ed il passo avanti, a ricordarci che anche la storia cambia, se si è coraggiosi abbastanza da volerlo, che la storia si ripete se si è pronti a riviverla.
E si, anche lo sfizio di volersi trovare con le mani impresse nel calco di gesso affisso al muro del maniero, accanto a quelle del Tittia, di Bucefalo e del Pesse, di Ballesteros e del Cianca e ancora di Giuggia , del Foglia e di Garzonio, sarà esaudito, grazie a questa dodicesima vittoria di San Magno.
Miriana Sala
Estrazione delle contrade per le batterie di qualificazione alla corsa al Palio di Legnano 2022
PRIMA BATTERIA
Legnarello
San Magno
San Martino
La Flora
Estrazione delle contrade per le batterie di qualificazione alla corsa al Palio di Legnano 2022
Tre mosse false prima di decretare i primi due finalisti del Palio di Legnano 2022. Con San Martino e La Flora che prendono posto al canapo, e Legnarello e San Magno che desistono a inserirsi, gestendo una mossa che rispetto all’ordine regolare da seguire, preferisce San Martino vicino allo steccato e Pusceddu a gestire la rincorsa. E cosi sara’. Quest’ultimo detta la mossa e si impone sugli altri, primeggiando per il resto della batteria. Dietro vediamo Legnarello (Atzeni) che cerca di strappare a San Martino (C.Sanna) il secondo posto, ma che non cede. Ha provato, ma scivola il sogno della finale per il Tittia e con esso, quello della Flora (Farris), che dopo le tante soddisfazioni di cui si e’ fatta tesoro, vede giocarsi il Palio dalla rivale di Via dei Mille.
Carlo Sanna conquista quindi la finale, insieme alla Contrada che lo ha montato fino al fresco matrimonio con San Martino.
SECONDA BATTERIA
San Domenico
Sant’Ambrogio
San Bernardino
Sant’Erasmo
Da subito al canapo Sant’Ambrogio , in attesa che le tre avversarie prendano il rispettivo posto al canapo. Desistono nell’inserirsi San Domenico e Sant’ Erasmo. E’ Siri a prendersi spazio per la rincorsa, e da il via alla batteria che seppur lo vede capiarbo nella speranza di una rimonta nei primi due giri, non lo vede disegnare la traettoria giusta per inserirsi sui primi(le cui posizioni rimangono invariate per tutto il corso della batteria) ovvero Sant’Ambrogio con Giuseppe Zedde e San Bernardino con Federico Arri .
Passano dunque alla finale, lasciando fuori San Domenico e Sant’Erasmo.
FINALE
Dopo la seconda batteria di qualificazione (che fa accedere quindi Sant’Ambrogio e San Bernardino) ecco l’ordine al canapo per la Finale del Palio di Legnano dopo l’estrazione :
San Magno / Valter Pusceddu
San Martino / Carlo Sanna
Sant’Ambrogio /Giuseppe Zedde
San Bernardino /Federico Arri
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