1-PAESI DEI PALII

PAESI DEI PALII, OGGI VEDIAMO MONTAGNANA

13 FEBBRAIO 2020

Seguitiamo il viaggio per conoscere i Paesi dei Palii, oggi vediamo la città di Montagnana che ha storia antica documentata dai suoi palazzi, la Rocca e tanto altro, leggendo sotto con l’aiuto come al solito di Wikipedia conosciamo questa antica cittadina. Ancora più in basso troverete la storia del Palio e il suo Albo d’Oro. Buona lettura.
Alla prossima Brontolo

Montagnana
comune
Montagnana – Stemma Montagnana – Bandiera
Montagnana – Veduta

Vista dall’esterno della cinta muraria di Montagnana

Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Coat of Arms of Veneto.png Veneto
Provincia Provincia di Padova-Stemma.png Padova
Amministrazione
Sindaco Loredana Borghesan (Lega Nordliste civiche) dal 17-5-2011
Territorio
Coordinate 45°14′N 11°27′ECoordinate45°14′N 11°27′E (Mappa)
Altitudine 16 m s.l.m.
Superficie 45,03 km²
Abitanti 9 024[1] (31-12-2018)
Densità 200,4 ab./km²
Frazioni Borgo Frassine, Borgo San Marco, Borgo San ZenoLocalità: Caprano, Cicogna, Monastero, Ranfolina, Rovenega
Comuni confinanti Borgo VenetoBevilacqua (VR), Casale di ScodosiaMinerbe (VR), Pojana Maggiore (VI), Pressana (VR), Roveredo di Guà (VR), Urbana

Geografia fisica

Territorio

Il comune di Montagnana, situato nella parte sud-occidentale della provincia, dista circa 51 chilometri da Padova e confina con le province di Verona, nel tratto in cui scorre il fiume Fratta, e Vicenza. Montagnana è il quarto comune della provincia per estensione.

Clima

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Montagnana.

Origini del nome

Il nome deriva dal toponimo Motta Aeniana, in latino medievale motta indicava una piccola altura mentre aeniana una mansio.[3]

Storia

Le origini di Montagnana probabilmente risalgono ad epoca romana, in un territorio soggetto a frequenti alluvioni e circondato dal fiume Adige, fino alla cosiddetta rotta della Cucca che modificò il percorso del fiume.[4]

Dopo lunghe guerre, dal 1405 fino al 1797 la città fece parte della Repubblica di Venezia.

Simboli

Stemma

«Stemma troncato semitroncato; il primo d’argento ha il leone di S. Marco Evangelista di rosso; il secondo: a) di rosso ad un quartiere troncato d’oro e d’azzurro, caricato ad una stella di otto raggi dall’uno all’altro; b) di nero: ornamenti esteriori della città.[5]»

Monumenti e luoghi d’interesse

Villa Pisani

Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale e, parte, durante la ripresa economica del XIX secolo.
Sulla piazza centrale si protende il Duomo (14311502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. All’interno sono esposte la Trasfigurazione di Paolo Veronese, tre tavole di Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco (XVI secolo), una grande tela votiva di notevole valore documentale riproducente la battaglia di Lepanto (1571). Le pareti sono ornate di raffinate decorazioni e di affreschi, tra i quali, notevolissimi, quello del catino absidale del Buonconsiglio, e, ai lati dell’ingresso, la Giuditta e il David, recentemente attribuiti al Giorgione.
Sempre sulla piazza, si affaccia l’elegante palazzo Valeri e l’antico Monte di Pietà. In via Matteotti sorge il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata.In via Carrarese si trova il municipio, opera attribuita all’architetto veronese Michele Sanmicheli (1538). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di San Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via San Benedetto si affaccia l’omonima chiesa barocca, oggi sconsacrata e adibita ad auditorium per l’educandato e l’accademia musicale annessi. Subito fuori dell’abitato, a ridosso di porta Padova, vi è villa Pisani, uno dei capolavori di Palladio, che all’interno conserva statue di Alessandro Vittoria (15251608).Da segnalare, in via dei Montagnana, l’antico ospedale di Santa Maria con un affresco di Giovanni Buonconsiglio e, nell’omonima via, la chiesetta di Sant’Antonio Abate, con tracce di presenza templare.
I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla rocca degli Alberi e dal castello di San Zeno.
Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X secolo in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dell’apparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino III da Romano detto il Tiranno (11941259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate all’epoca (ziron). Il mastio del castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.

Cinta muraria

La città murata dal castello di San Zeno
Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del Trecento, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri, che dominava la vicina Legnago. Lo spazio urbano intra moenia fu in quell’occasione ampliato, e la nuova cinta fu costruita con strati sovrapposti di mattoni e di pietre (trachite trasportata per via d’acqua dai vicini colli Euganei). La città fortificata è racchiusa in un quadrilatero irregolare delle dimensioni di circa metri 600 x 300 con un’area di 24 ettari e un perimetro di circa due chilometri. Le mura, coronate da merli di tipo guelfo, sono alte dai 6,5 agli 8 metri, con uno spessore di 96-100 centimetri. Tra un merlo e l’altro, delle ventole in legno servivano a riparare i difensori. Le torri perimetrali, in totale 24, distanziate di circa 60 metri, sono alte fra i 17 ed i 19 metri. Il vallo esterno varia dai 30 ai 40 metri.

All’interno dei fornici che reggono il cammino di ronda erano allogati i magazzini (canipe) per la custodia dei beni prodotti nelle campagne (si notano ancora gli incavi per fissare le armature in legno). Nelle torri, a più piani e coperte da un tetto spiovente defilato sotto la piazzola munita di macchina da lancio, stavano altri magazzini e gli alloggiamenti per i militi posti a guarnigione della fortezza nei momenti di emergenza bellica. Una zona priva di costruzioni e adibita a pomerio coltivato per fronteggiare lunghi assedi, stava tutto attorno alle mura dalla parte interna.
Attorno alla cinta muraria correva un ampio fossato (l’attuale pittoresco e verde vallo) allagato con l’acqua del fiume Frassine (confine verso il Vicentino) derivata per mezzo di un canale ad argini sopraelevati (il Fiumicello) avente funzione di vallo difensivo di saldatura lungo il quale, dalla parte padovana, stava un serraglio sopraelevato per la concentrazione delle truppe. Tutto attorno alla zona montagnanese erano paludi intransitabili o plaghe inondabili in caso di guerra, così che la città murata costituiva la chiave della frontiera padovana verso ovest. La struttura militare era per di più attorniata da quattro fortificazioni avanzate perimetrali (le bastie), ora scomparse, e le due rocche poste a difesa delle due porte erano circondate da fossato pure dalla parte di città. La fortezza, ai suoi tempi, era imprendibile e, di fatto, fino all’avvento delle grosse bocche da fuoco (XVI secolo), non fu mai espugnata militarmente.
L’accesso alla città era controllato dalle porte fortificate del castello di San Zeno (ad est, verso Padova) e della Rocca degli Alberi (ad ovest, verso il veronese). Solo più tardi, nel ‘500, fu aperta a nord una terza porta (porta Nova o di Vicenza) per agevolare le comunicazioni con il porto fluviale del Frassine. Alla fine dell’Ottocento un quarto varco fu praticato verso sud, per accesso alla stazione ferroviaria (porta XX Settembre).

Le mura medievali di Montagnana sono state inserite tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.

Porta Legnago, detta anche Rocca degli Alberi. Foto del 1967, Paolo Monti

Rocca degli Alberi
La Rocca degli Alberi, che si alza imponente e pittoresca sul vallo dalla parte occidentale, fu costruita dai Carraresi nel biennio 136062 con funzione esclusivamente militare. L’ingresso fortificato era costituito da un complesso sistema difensivo: lungo l’androne di transito, dominato da due torri, stavano quattro porte a battenti, due saracinesche e quattro ponti levatoi a bilanciere. Sistema simile era a castel San Zeno.
Dal 1963 la rocca ospitava l’ostello della gioventù, ora spostato in una struttura pochi metri fuori le mura, ed è visitabile nel periodo aprile-ottobre.
Castello di San Zeno
Il castello di San Zeno (il cui toponimo derivante dalla vicina chiesa di San Zeno, richiama una fase di espansione della diocesi veronese) sorge nel luogo di un insediamento alto-medioevale che fu residenza degli eredi di Ugo il Grande di Toscana divenuti in seguito i marchesi d’Este. L’odierna costruzione (salvo l’ala veneziana e le sovrastrutture austriache) risale per buona parte al XIII secolo, quando Ezzelino III da Romano, dopo averla data alle fiamme nel 1242, volle meglio fortificare Montagnana.
L’edificio ha pianta rettangolare (metri 46 x 26) con un ampio cortile interno. Fino agli inizi del XIX secolo, il castello era circondato da un fossato che lo isolava anche dal lato di città. La struttura era completata da torri (di cui ne restano due) e dal vicino mastio (alto circa 40 metri) che doveva costituire un punto privilegiato per l’avvistamento e la difesa della città. Inizialmente, il ponte levatoio che varcava il vallo consentendo l’accesso alla città, immetteva probabilmente nel cortile interno del castello. Si ipotizza che il passaggio sia stato poi spostato sul lato sud del castello stesso, protetto sia da questo che dall’alto mastio. Quest’ultimo originariamente doveva essere più basso e coperto da un tetto di legno sormontato da una guardiola.

Castel San Zeno
Quando Padova, Verona e le altre città del Veneto furono assoggettate da Venezia e cessarono le loro reciproche continue lotte, Montagnana prosperò come zona di produzione agricola e, in particolare, della canapa, le cui fibre erano necessarie per le corde e le vele dell’arsenale veneziano. Il castello di San Zeno fu allora adibito a deposito di tale produzione.
Il castello continuò ad essere utilizzato come quartiere di alloggi militari e, in seguito, anche col Regno d’Italia fino alla prima guerra mondiale.
Attualmente al suo interno sono ospitati il Museo Civico “Antonio Giacomelli”[6], istituito nel 1980, la biblioteca civica e il Centro Studi sui Castelli, fondato nel 1954.[7]
Una veduta del castello di San Zeno, visto da nord-est come appariva nel ‘500, è riprodotta in un prezioso disegno a sanguigna attribuito a Giorgione (conservato al museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam).

Galleria d’immagini


Rocca degli Alberi

fonte Wikipedia e Turismo all’aria aperta

About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: giornalebrontolonews@gmail.com

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