1-IN SELLA ALLA STORIA

LA SARTIGLIA! “IN SELLA ALLA STORIA” DI RITA PITTALIS

31 Agosto 2022

LA SARTIGLIA! “IN SELLA ALLA STORIA” DI RITA PITTALIS

Ben ritrovati in questo nuovo appuntamento con la storia,

Come già ampiamente chiarito nelle scorse settimane, la suddetta pagina non seguirà esclusivamente le vicende “paliesche” anzi, andremo a sondare altri territori altrettanto affascinanti, che vedono come protagonista il nostro beneamato cavallo.

Per questo oggi v’invito a spostarvi con la mente nella meravigliosa terra di Sardegna,  dov’è tangibile il rapporto creato tra uomo e destriero, che prende forma  e si realizza in totale complicità e armonia.

Viaggeremo nel tempo, andando a soffermarci in un luogo magico, dove da secoli prende vita ogni anno la giostra più colorata e famosa dell’intero bacino del Mediterraneo; benvenuti a Oristano, benvenuti nella città della Sartiglia!

Ancora oggi il retaggio degli avi resta vivo nella mente e nel cuore del popolo sardo, un retaggio che affonda le radici in un’epoca lontana, insondabile, così misteriosa eppure così affascinante. Qui, nella terra dei nuraghi, intorno al 238 a.C. l’isola si vide coinvolta nelle vicende di Roma, entrando a far parte delle sue Province proprio a cavallo tra la prima e la seconda Guerra Punica. Nella Roma di età repubblicana che imperiale ci fu uno sviluppo nell’allevamento equino notevole, concentrato  maggiormente in Sardegna, per l’ottenimento di capi dai caratteri omogenei, destinati alla cavalleria.

A onore di cronaca è giusto rimarcare che la Cavalleria non fu mai punta di diamante dell’esercito romano, usata più che altro in azioni di attacco laterali volte a circondare il nemico. Comunque gli animali erano destinati alla potente casta degli Equites, gli unici che potessero disporre dei mezzi per il sostentamento di animali e la manutenzione delle attrezzature.

Dice Ammiano Marcellino (V secolo d.C.) ex militare di origine greca ben addentro alle dinamiche dell’Impero:

”I romani curarono nell’Isola l’allevamento equino per fini bellici, apprezzando particolarmente le caratteristiche del cavallo indigeno per bellezza e nobiltà, tanto da scegliere questi soggetti per essere attaccati al carro trionfale, durante l’apertura dei giochi sportivi nell’ippodromo di Bisanzio (IV secolo d. C.),  dimostrando di non essere solo un ottimo soggetto per la guerra”.

Una delle attività che vedevano impiegata la Cavalleria erano le Hippica Gymnasia, che vedranno la nostra isola coinvolta a 360°; talmente importante da entrare di diritto nella cultura isolana, vediamo perché.

Queste non erano altro che delle magnifiche esibizioni equestri, atte a provare il valore e l’abilità di un gruppo scelto di cavalieri; esibizione che avveniva in contesti ufficiali e sacri.

Peculiare era l’abbigliamento dove presente anche una maschera facciale, e la bardatura del destriero.

Dalle pubblicazioni effettuate dal prof. Stefano Castello:

“(,,,) Molto probabilmente anche nell’esercito imperiale romano le maschere facciali assunsero un carattere sacro, utilizzate a scopo cerimoniale e rappresentativo, per proporre una sorta di identificazione simbolica tra chi le indossava  e la divinità.

Di contro è difficile pensare a un loro utilizzo con funzioni di proteione del viso, specialmente durante gli episodi bellici, essendo la visuale dall’interno di una maschera molto limitata, sopratutto ai lati; si rischiava di subire attacchi mortali senza avere la prontezza di spirito per intervenire. In secondo luogo, l’elmo romano da cavalleria, in tutte le epoche, è generoso in fatto di protezione laterale e posteriore, rendendo inutili ulteriori elementi di protezione aggiuntivi. Nel caso in cui la maschera fosse stata indossata , con l’intento di impressionare il nemico, il rischio di incorrere in un colpo mortale risultava troppo elevato, salvo godere di particolari prerogative, tali da poter rimanere in vista nella prima linea di battaglia, ma protetti dagli altri militi”

Foto da “La Maschera”, articolo su “La Nuova Sardegna” anno 2006, Stefano Castello.


Le fonti storiche riconducono a Castra di particolare importanza nell’isola, nell’oristanese si hanno numerose attestazioni della presenza romana e dei centri occupati,  E’ possibile che il ricordo, più che in altri luoghi, abbia segnato il passo e da quelle antiche evoluzioni militari in ambito equestre si sia arrivati agli allenamenti militari nel Medio Evo, allenamenti che però in questo preciso caso si discostavano totalmente dagli altri perché impregnati di un retaggio apotropaico , da una ieraticità impossibile da ignorare.

E’ così che la Sartiglia, che prende il nome dall’anello “Sortja”,  risulta essere figlia di ciò che i romani, almeno questo dobbiamo riconoscerlo, lasciarono in eredità al popolo sardo.

Sacra per gli oristanesi, ma fidatevi se vi dico ciò :  non ci sarà sardo che parlando della magica e sacra corsa non lo faccia con emozione e un luccichio negli occhi!

Spero anche stavolta di aver catturato la vostra attenzione; se non l’avete ancora fatto venite in Sardegna, scoprirete un mondo magico, una terra dove i suoi figli sono divinità.

Vi do appuntamento alla prossima settimana!

Rita

Alcuni consigli per la lettura:

Rita Pittalis, “Un’isola a cavallo. Storia equestre della Sardegna” Ed. Albatros il Filo, Roma, 2019.

Francesco Alziator, Sardegna. La Sartiglia di Oristano, Zonza Editore, Cagliari, 2007.

Mauro Spignesi Salvatore Ligios, SARTIGLIA La grande giostra equestre di Oristano, Soter Editrice, Oristano, 2001

About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: giornalebrontolonews@gmail.com

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