1-IN SELLA ALLA STORIA

“IN SELLA ALLA STORIA” DI RITA PITTALIS LA NASCITA DELLA SELLA

Foto presa su Facebook si ringrazia

13 Settembre 2022

Ben ritrovati amici di Brontolo,
in questo nuovo incontro andremo a scoprire la storia di uno degli elementi fondamentali nella monta equestre, un elemento che andò a modificare, già in antichità,  lo stesso concetto di cavalleria la quale passò dall’essere retroguardia degli eserciti a punta di diamante degli stessi a partire dal Medio Evo.
Effettivamente la sella venne introdotta in Occidente abbastanza tardi; i primi ad avvalersi di sedute per le proprie cavalcature furono gli Sciti, una popolazione nomade indoeuropea di ceppo iranico attestata nella steppa eurasiatica dal XIX secolo a.C. al IV secolo dell’Era cristiana; l’uso delle selle è rappresentato in alcuni vasi argentei rinvenuti nella Russia Meridionale. Gli Italici montavano, come anche i nuragici, a pelo finché l’uso di una coperta imbottita, chiamata ephippium, non iniziò a essere utilizzata per maggiore comodità. Con la nascita dell’Impero si adottò un seggio più confortevole per i cavalieri, un seggio che però ancora mancava di staffe!
Come ben sappiamo le staffe arrivarono molto al di là della nascita della sella, i primi ad avvalersene furono i Sarmati nel  IV secolo d.C. successivamente grazie al popolo degli Avari si ebbe la loro diffusione in Europa, arrivando in Italia con i Longobardi.
Nei rilievi della Colonna Antonina possiamo imbatterci nella rappresentazione di cavalli bardati in mezzo a dei Barbari, segno che forse anche in Età classica la sella aveva un suo uso ma prevalentemente tra questi popoli. Per quanto riguarda i soldati dell’Impero, cavalieri in servizio nei corpi ausiliari, gli Equites, spesso i cavalli sono rappresentati con seggi ornati di strisce e frange.
La sella in uso alla cavalleria romana veniva chiamata scordiscus, sarà solo con Costantino Imperatore che il seggio assumerà il nome con cui è arrivato a noi: sella. Siamo nel IV secolo e la sella subisce ulteriori e importanti modifiche, andando a divenire più spessa e maggiormente elevata negli arcioni, in modo da garantire stabilità ai cavalieri.
Esistevano selle differenti per foggia e materiali, quelle più comuni erano formate da uno scheletro ligneo o di cuoio, con imbottitura di crine o lana, con una fodera cucita sopra( non dovevano essere molto diversi da su seddazu sardo!)  esistevano quelle più importanti dove le stoffe pregiate andavano ad arricchire il tutto. Con il tempo anche le selle divennero oggetti di lusso, e come sappiamo a uso delle sole classi agiate; anche quelle destinate alle dame iniziarono a prendere piede ma dovremo attendere secoli prima che la sella da amazzone divenga una realtà.
Dalla prima volta che l’uomo iniziò ad accomodarsi su una seduta, sopra il proprio destriero, sono passati secoli ormai e le selle sono state modificate, riviste, riadattate per le occasioni, tanto che oggi ne abbiamo di ogni foggia e per ogni uso: dalle belle e lussuose selle reali spagnole, a quelle inglesi, tedesche, western, sellini da corsa, da mezza corsa, selle per montare in coppia come accade in Sardegna con il famoso “Striglione”. Selle arrivate dal passato e selle moderne e poi c’è lei, la regina di tutte: la sella da Amazzone!
La monta così detta all’amazzone compare in Italia agli inizi del XIV secolo alla Corte di Mantova, durante le nozze sfarzose per il matrimonio di Ludovico I Gonzaga con Caterina Malatesta o, forse in occasione del suo secondo matrimonio con Francesca Malaspina nel 1340.  Il corteo nuziale era aperto dalla sposa in sella a un elegante destriero, palafreno, tenuto a mano da un paggio. La sella era il così detto  sambue, significante “gran lusso” in francese antico.
Era l’adattamento di un basto da soma su cui veniva avvitato, parallelamente alla schiena dell’animale, un seggiolino imbottito con paglia ricoperto da velluto e stoffe pregiate, da questo pendeva un poggiapiedi per dare maggiore stabilità alla dama, la quale stava seduta lateralmente; inutile dire che tale seduta era inadatta a andature differenti dal passo, dove l’animale veniva condotto a mano.
Questo tipo di seggio risultava essere scomodo e poco sicuro, pertanto utilizzato solo durante le parate o nei momenti conviviali, in altre occasioni , dove era richiesta abilità e equilibrio in sella. Le dame usavano montare come gli uomini, a califourchon, cosa sconveniente per le signore d’alto rango!
Qui entra in gioco la gelosia e la voglia di rivalsa,  e proprio da questi due elementi nascerà la sella per donne giunta fino a noi.
Caterina de’Medici, abile amazzone ma bruttina e claudicante, andata in sposa a Enrico di Valois, futuro Enrico II di Francia, per contrastare il potere della sua amante, una delle più belle donne di Francia, Diane de Poitiers, grande e impudica “cavaliera” fece modificare la sua sambue che si era già evoluta con un pomello alto a destra per l’appoggio e una gobba al centro del sedile che consentiva una posizione più verticale e più sicura, in modo da poter stare vicino al marito durante la caccia e controllare meglio i movimenti della nobildonna francese Caterina aggiunse un sostegno supplementare, una fourche o corno, che le permetteva di non scivolare a sinistra, sostituendo il predellino con una staffa-pantofola (étrier-pantoufle). Poco alla volta la posizione si raddrizzò, la gamba destra della “cavaliera” si ritrovò girata nell’asse dell’incollatura, le spalle perpendicolari alla colonna del cavallo, un assetto perfetto per ogni andatura.
Tra coloro che amavano montare all’Amazzone possiamo citare: Elisabetta I regina d’Inghilterra, Anna Bolena, Maria Antonietta di Francia, Elisabetta di Baviera Imperatrice d’Austria e come non ricordare Elisabetta II d’Inghilterra in occasione delle parate ufficiali.

Elisabetta di Baviera, Imperatrice d’Austria, in sella al suo cavallo, all’età di 32  anni.
(foto Archivio nazionale Austriaco)
Dalla biografia “Sissi” di Brigitte Hamann, ed. Storica Tea, 2003
Questo nuovo modo di cavalcare condusse le donne a una totale indipendenza in sella, permettendo in questo mondo, considerato da secoli a uso esclusivo maschile, alla stesse di assumere anche a cavallo, degli spazi, dei ruoli sociali e politici che prima erano preclusi.
Spero anche stavolta di aver “saziato” la vostra curiosità, dandovi appuntamento al prossimo viaggio mi scuso per l’assenza dovuta a motivi di salute e consigliandovi, come ogni volta, piacevoli spunti di lettura.

Rita

  • Anna Franchi,Caterina de’ Medici, Regina di Francia (La Storia), Milano, Ceschina, 1933. Collana Ritratti, Castelvecchi, Roma, 2016.
  • Enrico Bertozzi, Legno, cuoio e terre di frontiere, storia della sella western, Ed. Vittorio Rabboni, Verona 2011

About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: giornalebrontolonews@gmail.com

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