13 FEBBRAIO 2020
Seguitiamo il viaggio per conoscere i Paesi dei Palii, oggi vediamo la città di Montagnana che ha storia antica documentata dai suoi palazzi, la Rocca e tanto altro, leggendo sotto con l’aiuto come al solito di Wikipedia conosciamo questa antica cittadina. Ancora più in basso troverete la storia del Palio e il suo Albo d’Oro. Buona lettura.
Alla prossima Brontolo
Montagnana comune |
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Vista dall’esterno della cinta muraria di Montagnana |
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Localizzazione | |||
Stato | Italia | ||
Regione | Veneto | ||
Provincia | Padova | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Loredana Borghesan (Lega Nord–liste civiche) dal 17-5-2011 | ||
Territorio | |||
Coordinate | 45°14′N 11°27′E | ||
Altitudine | 16 m s.l.m. | ||
Superficie | 45,03 km² | ||
Abitanti | 9 024[1] (31-12-2018) | ||
Densità | 200,4 ab./km² | ||
Frazioni | Borgo Frassine, Borgo San Marco, Borgo San ZenoLocalità: Caprano, Cicogna, Monastero, Ranfolina, Rovenega | ||
Comuni confinanti | Borgo Veneto, Bevilacqua (VR), Casale di Scodosia, Minerbe (VR), Pojana Maggiore (VI), Pressana (VR), Roveredo di Guà (VR), Urbana |
Geografia fisica
Territorio
Il comune di Montagnana, situato nella parte sud-occidentale della provincia, dista circa 51 chilometri da Padova e confina con le province di Verona, nel tratto in cui scorre il fiume Fratta, e Vicenza. Montagnana è il quarto comune della provincia per estensione.
Clima
Origini del nome
Il nome deriva dal toponimo Motta Aeniana, in latino medievale motta indicava una piccola altura mentre aeniana una mansio.[3]
Storia
Le origini di Montagnana probabilmente risalgono ad epoca romana, in un territorio soggetto a frequenti alluvioni e circondato dal fiume Adige, fino alla cosiddetta rotta della Cucca che modificò il percorso del fiume.[4]
Dopo lunghe guerre, dal 1405 fino al 1797 la città fece parte della Repubblica di Venezia.
Simboli
Stemma
«Stemma troncato semitroncato; il primo d’argento ha il leone di S. Marco Evangelista di rosso; il secondo: a) di rosso ad un quartiere troncato d’oro e d’azzurro, caricato ad una stella di otto raggi dall’uno all’altro; b) di nero: ornamenti esteriori della città.[5]» |
Monumenti e luoghi d’interesse
Cinta muraria
All’interno dei fornici che reggono il cammino di ronda erano allogati i magazzini (canipe) per la custodia dei beni prodotti nelle campagne (si notano ancora gli incavi per fissare le armature in legno). Nelle torri, a più piani e coperte da un tetto spiovente defilato sotto la piazzola munita di macchina da lancio, stavano altri magazzini e gli alloggiamenti per i militi posti a guarnigione della fortezza nei momenti di emergenza bellica. Una zona priva di costruzioni e adibita a pomerio coltivato per fronteggiare lunghi assedi, stava tutto attorno alle mura dalla parte interna.
Attorno alla cinta muraria correva un ampio fossato (l’attuale pittoresco e verde vallo) allagato con l’acqua del fiume Frassine (confine verso il Vicentino) derivata per mezzo di un canale ad argini sopraelevati (il Fiumicello) avente funzione di vallo difensivo di saldatura lungo il quale, dalla parte padovana, stava un serraglio sopraelevato per la concentrazione delle truppe. Tutto attorno alla zona montagnanese erano paludi intransitabili o plaghe inondabili in caso di guerra, così che la città murata costituiva la chiave della frontiera padovana verso ovest. La struttura militare era per di più attorniata da quattro fortificazioni avanzate perimetrali (le bastie), ora scomparse, e le due rocche poste a difesa delle due porte erano circondate da fossato pure dalla parte di città. La fortezza, ai suoi tempi, era imprendibile e, di fatto, fino all’avvento delle grosse bocche da fuoco (XVI secolo), non fu mai espugnata militarmente.
L’accesso alla città era controllato dalle porte fortificate del castello di San Zeno (ad est, verso Padova) e della Rocca degli Alberi (ad ovest, verso il veronese). Solo più tardi, nel ‘500, fu aperta a nord una terza porta (porta Nova o di Vicenza) per agevolare le comunicazioni con il porto fluviale del Frassine. Alla fine dell’Ottocento un quarto varco fu praticato verso sud, per accesso alla stazione ferroviaria (porta XX Settembre).
Le mura medievali di Montagnana sono state inserite tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.
Galleria d’immagini
Rocca degli Alberi
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Palazzo Magnavin-Foratti
Eventi
Dal 1977, rinnovando una tradizione risalente al Medioevo, si corre ogni anno, nel vallo sotto la Rocca degli Alberi, il Palio dei 10 Comuni del Montagnanese. Esso, grazie alla rievocazione in costume delle figure medievali e rinascimentali e al mercatino, richiama ogni anno (1ª domenica di settembre) numerosi turisti.
L’Hibernales Ludi, svolta per diversi anni ma ora sospesa, era una manifestazione che si teneva alla fine di ogni anno per ricordare la leggenda della mantella. Le persone partecipanti erano invitate ad indossare una mantella rossa come quella dei fantocci di legno posizionati sulle mura parecchi secoli prima. Gli scaligeri infatti intorno al 1200 programmarono di attaccare Montagnana ma vedendo così tante persone pronte a difendere la città desistettero. Una volta capito l’inganno gli scaligeri erano pronti ad attaccare ma l’arrivo dell’esercito da Padova evitò la conquista.
Nel mese di maggio si svolge da alcuni anni la “Festa del prosciutto crudo dolce di Montagnana”.
Ad inizio aprile ed inizio ottobre si svolge “Montagnanese in Fiera”, rassegna del mondo agricolo ed artigianale in cui vengono esposti prodotti tipici, macchine agricole e tutto ciò che è legato alla tradizione locale.
Sempre in primavera si tiene “Montagnana Festival”, ripartito su più giornate, oltre all’assegnazione del Premio “Sanmicheli”, prevede l’organizzazione di mostre e laboratori dedicati a fotografia, scultura e pittura, concerti, visite guidate, incontri e convegni.
La tradizionale sagra locale si effettua il 15 agosto, per festeggiare la patrona della città, santa Maria Assunta (alla quale è intitolato anche il Duomo).
Un’altra ricorrenza religiosa è il 21 novembre, Festa della Madonna della Salute.Palio dei 10 Comuni del Montagnanese
LA STORIAIl Palio dei 10 Comuni del Montagnanese, comunemente detto anche “Palio di Montagnana” in quanto si tiene nel comune di Montagnana, è una manifestazione rievocativa a ricordo della liberazione dalla tragica tirannide di Ezzelino III da Romano. Dal 1977 si tiene annualmente la prima domenica del mese di settembre rinnovando un’antica tradizione medievale. La corsa prevede due batterie e una finale, su cavalli montati a pelo di bove dai fantini. Il Giuramento dei Capitani è l’evento che dà inizio al Palio e fino al 2018 si teneva circa una settimana prima mentre nel 2019 si è tenuto il giovedì antecedente la Corsa del Palio. In concomitanza con la corsa, Montagnana è immersa nel clima medioevale con diverse attività: la Sfilata Storica per le vie cittadine, la Tenzone degli arcieri e dei musici e sbandieratori, la Corsa dei gonfaloni oltre al suggestivo incendio della Rocca che generalmente si tiene la sera precedente la corsa.
Originariamente, con tutta probabilità il Palio si celebrava, similmente a Padova, a Ferrara e a Verona (quest’ultimo citato anche da Dante nel 15° canto dell’inferno: “…e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde”), a ricordo della liberazione dalla tragica tirannide di Ezzelino III Da Romano, il Vicario nella Marca Trevigiana dell’Imperatore Federico II di Svevia. Ezzelino, la cui figura ancora oggi precede la festosa gioia del Palio, era un uomo dalle decisioni rapide e drastiche che seppe con indubbia perizia militare e astuzia, estendere il suo dominio da piccolo feudo di Onara, nei pressi di Bassano, a tutto il Veneto, parte dell’Emilia e della Lombardia. Ma la sua era la lotta in un’epoca destinata a piegarsi di fronte all’emergere dei Comuni e all’economia mercantile. Morì nel 1259, a Socino d’Adda, di cancrena per una ferita riportata mentre si preparava ad attaccare Milano. La sua morte fu accolta con gioia prorompente dalle popolazioni che s’immaginavano, ora, un futuro di pace e di tranquillità: a Padova e Ferrara, a Montagnana e un pò in tutte le terre che gli furono sottomesse s’indissero feste, tra cui primeggiavano, appunto, i Palii. Ma ben presto i vincitori vennero in disaccordo quando si trattò di dividersi i possedimenti ezzeliniani: nel Montagnanese alla Signoria della Casa d’Este succedette il Comune di Padova, e poco dopo a Padova subentrò la Signoria dei Della Scala di Verona. Nuove guerre incendiarono le campagne ed i castelli. Il Montagnanese si trovò al centro delle contese tra gli Scaligeri ed il Comune di Padova, dove si era affermata la famiglia dei Da Carrara. A ricordo della dominazione scaligera è rimasto il culto a S. Zeno, cui è dedicata una chiesa in Montagnana, mentre la presenza padovana viene rimarcata dal culto di S. Fidenzio e S. Antonio: una contesa che non tralasciava, quindi, neppure il sottile gioco psicologico. Il 3 agosto 1337, tuttavia, le truppe veronesi di Mastino Della Scala, poste al comando di Guidoriccio da Fogliano, furono definitivamente sconfitte, proprio sotto le mura di Montagnana, dalle schiere di Marsilio Da Carrara. Questo fatto comportò la definitiva determinazione dei confini: Padova al di qua del fiume Fratta, e Verona al di là. Ma non fu facile per i Carraresi, che vollero fare di Montagnana la cerniera delle difese a Ovest, affermarsi nella città turrita: ai Marchesi d’Este non si era mai sostituito concretamente un altro potere e la nostalgia per gli antichi Signori era forte. Ben due Capitani Carraresi, inviati per organizzare le difese della città, furono uccisi dagli abitanti: uno in un agguato notturno e l’altro durante una sommossa popolare. Del Palio di Montagnana si tornò a parlare solo dopo i due conflitti mondiali, dopo che l’Italia era diventata una Repubblica e si era all’apice della “ricostruzione”. Nel 1952, infatti, un gruppo di cittadini diede vita ad un Comitato, presieduto dal Sig. Nerino Pescarin che portò alla disputa di un Palio tra le contrade di Montagnana e di un altro Palio tra alcuni Comuni del territorio. Il Palio delle Contrade fu vinto da S. Zeno, ma sorsero tali animosità tra le contrade, aggravate anche da un incidente occorso ad un fantino, che la festa venne lasciata ricadere nell’oblio. Nel 1977 fu fondato un nuovo Comitato, che comprendeva persone di tutto il Montagnanese, allo scopo di celebrare il Palio fra parte di quei Comuni, che gia nel XIII sec. formavano la Sculdascia Montagnanese dall’insegna rosso-nera. Il 14 agosto dello stesso anno fu disputato il Palio dei 10 Comuni, festeggiato con la vittoria del Comune di Merlara. Da quel giorno, ogni anno, si è corso il Palio.
Nel 1981 la data della corsa venne spostata da agosto a settembre, per la necessità di conciliare la festa del Palio con le esigenze della vita odierna. Per forza di cose il percorso è stato cambiato ed ora si corre nel vallo, con il rosso delle mura a far da cornice in uno spazio che ricorda il Circo Massimo delle sfide romane; ma i premi e lo spirito del Palio sono rimasti immutati, a cementare una cultura ed una realtà ancora viva. Vi partecipano le genti del Montagnanese per contendersi un primato e il “Pallium”, panno scarlatto impreziosito dall’opera di un Maestro pittore contemporaneo. Importanti artisti hanno celebrato la manifestazione con una loro opera come Annigoni, Zancanaro, Murer, Santomaso, Sassu e molti altri ancora. Il Palio si distende ad abbracciare tutto il territorio in mille sfumature. Variopinti costumi, rulli di tamburi, librarsi di bandiere e nitriti di cavalli danno vita a quella splendida e originale celebrazione, propria della cultura di questa terra, che è la corsa del Palio 10 Comuni per una sfida a cavallo per la storia.
Casale di Scodosia
I primi insediamenti nel nostro territorio risalgono certamente all’epoca Paleoveneta, ma si trattava di gruppi di pescatori e cacciatori che non operarono modifiche al territorio. I primi stanziamenti di coloni si ebbero quando Roma concesse ai suoi veterani di guerra territori incolti che, previo compenso, fu possibile ottenere dagli originari abitanti della colonia Atestina. I reperti archeologici che affiorarono in vari punti del paese dall’aratura profonda dei terreni, sono testimonianza che, circa duemila anni fa, il nostro paese era un centro abitato di notevole importanza agricola. Le invasioni barbariche, anche se ci toccarono marginalmente, cancellarono in buona parte ogni forma di vita organizzata; ma la catastrofe peggiore si ebbe nel 589 d.C. con la rotta dell’Adige, in località Cucca, che allagò una vastissima zona costringendo alla fuga ogni residente, la sparizione del percorso romano Este-Ostiglia e l’abbandono ed il crollo delle fattorie esistenti in loco. Il periodo medievale non fu molto tranquillo per il nostro paese a causa delle frequenti guerre tra feudatari e tra i francesi e spagnoli; un periodo di relativa pace si ebbe quando si passò spontaneamente alla dominazione di Venezia. Ora, da umile e dimenticato paesetto, Casale si sta affermando come attivo centro di produzione di mobili d’arte e di vendita e restauro di quelli di antiquariato.
Castelbaldo
Una porta e un baluardo. Con l’obbligo di controllare soldati e mercanzie, con il dovere di garantire la Padovanità dal dominio degli Scaligeri, signori, un tempo, dell’altra parte del fiume. In Castelbaldo, nome derivato, scrive il Gloria, da Lambertuccio de Frescobaldi Podestà di Padova in quegli anni, v’era un castello con mura, fosse, torri, porta con ponte levatoio. Edificato nel 1290 e fortificato dai Padovani nel 1292, allo scopo di difendere il territorio dagli attacchi dei Veronesi, fu eretto sotto la guida degli architetti militari Giovanni degli Eremitani e Leonardo Boccaleca.
Castelbaldo rappresentò per i Padovani, per circa quattro secoli una piazzaforte militare strategica di prim’ordine, tanto da essere, pure in periodo Veneziano, sede di una podesteria, alla pari per importanza, di Badia Polesine, Montagnana, Este e Monselice, ma che subì, alfine, le conseguenze storiche del mutamento dei tempi.
Masi
Alla fine del XII o nel corso del XIII secolo, i Marchesi d’Este, che si erano estesi nel Polesine, eressero sull’Adige tre torri: una a Badia, una in mezzo al fiume, detta Francavilla, una a sinistra, a Masi. Di ciò nulla rimase chiusa tra due fiumi: il Fratta e l’Adige, ha avuto i natali certi verso il 1358 con la costruzione della vecchia chiesa distrutta durante l’ultima guerra mondiale. I commerci si svolgevano per via fluviale con barche che sostavano spesso a Masi perché trovavano posti di ristoro e di riposo. Infatti, il fiume era la migliore via per i trasporti, da Verona al mare.
Dal 1600 in poi gruppi di frati di diversi ordini, fra cui alcuni provenienti dalla lontana Armenia vennero a colonizzare territori del Comune soggetti alle acque piovane. La popolazione doveva lottare duramente per sopravvivere poiché di quando in quando le rotte rabbiose dell’Adige la decimavano e, come se ciò non bastasse, era colpita anche da colera. In questo periodo, il benessere e i commerci a causa delle lotte fra gli stati confinanti, dei quali l’Adige era il limite, poterono crescere o diminuire a seconda del bello o cattivo tempo creato da questi.
Megliadino San Fidenzio
Le origini di questo paese si perdono nella notte dei tempi. Recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce un villaggio paleoveneto del VI secolo a.C. con annessa necropoli. Significativa la scoperta di un cimitero della civiltà celtica e l’individuazione dei resti di numerose ville rustiche romane. Lungo la strada secondaria che porta a Montagnana è venuto alla luce un ricco insediamento dell’epoca longobarda. L’abbondanza di questi ritrovamenti è dovuta alla felice posizione geografica del paese, bagnato anticamente dal fiume Adige (fino al 589 d.C.) e attraversato dall’antica strada romana “Emilia Altinate” da cui forse prende il nome Megliadino. Il 18 marzo 981 Gauslino, durante la visita pastorale, dedicò a S. Fidenzio la Chiesa che prima era intitolata a S. Tommaso, facendone il principale centro religioso del Montagnanese. In questo modo riaffermò il dominio di Padova sul nostro territorio contro le mire espansionistiche della diocesi di Verona. Nel XIII secolo la chiesa, in seguito ad una ristrutturazione, prende la sua caratteristica impronta romanica: un edificio a tre navate con il campanile posto davanti alla facciata della chiesa. Questa grande torre con cuspide a forma di cono era unito ad essa da un camminamento lungo 5 metri, sorretto da due colonne.
Megliadino San Vitale
Come molti altri paesi della zona esso nacque in epoca romana, anche se vi sono delle tracce del popolo dei “Veniti”, grazie alla famosa X Legione che si stabilì in queste zone donatele per ciò che fece in battaglia. Le attività principali erano la pesca e l’agricoltura, in quanto questa zona era una palude con fitti boschi. Come gli altri Comuni anche San Vitale ebbe le sorti tracciate dalla “Scodosia” (termine Longobardo per indicare un’area amministrativa governata da un Gastaldo). Nel 1100 – 1250 il Comune di S. Vitale venne a costituirsi autonomo amministrativamente, con un proprio Sindaco o Capo degli abitanti. Questo modo di regolarsi durò anche sotto Ezzelino, che occupando Padova nel 1237 intendeva farsi signore di Montagnana e del suo territorio. Nel 1238 Ezzelino bruciò tutto il territorio limitrofo al Castello di Montagnana per sfogare la rabbia per non averlo conquistato. Nel 1242 Ezzelino tornò a vendicarsi di Montagnana e nella battaglia costrinse i difensori a riparare ad Este nella notte del 25 marzo 1242. Nel 1260 il territorio passò definitivamente sotto il controllo di Padova e della famiglia dei Carraresi. Il benessere e la pace, queste terre, lo trovarono da sotto le insegne della Serenissima in poi.
Merlara
Il nome Merlara, deriva dal vocabolo latino merula che significa merlo, perciò nello stemma del comune di Merlara, dal 1930, vi sono due merli in campo bianco. Alcuni reperti archeologici fanno supporre che il territorio merlarese sia stato abitato nell’epoca preromana e romana ed inoltre risale a quest’ultima una lapide con iscrizione.
Nel periodo longobardo o franco l’esistenza di un abitato merlarese è provata da un documento che attesta la presenza, in Merlara, di una pieve, sostituita, nel secolo scorso, dall’attuale chiesa. E’ del 954 il documento nel quale compare, per la prima volta, il nome Merlara nella forma latina Merolaria. Dall’undicesimo secolo il Montagnanese e Merlara furono soggetti al potere degli Estensi fino al 1242 quando Ezzelino da Romano vinse i suddetti Estensi. Dopo il dominio di Ezzelino, Merlara subì quello degli Scaligeri di Verona. Nel 1337 i Carraresi di Padova sconfissero gli Scaligeri e così il borgo merlarese finì sotto la signoria dei Da Carrara. Nel 1405 Venezia conquistò Padova e in conseguenza di ciò, Merlara passò sotto il dominio veneziano.
Montagnana
La scoperta di una piccola necropoli paleoveneta, nel 1946, in Prato della Valle, poco più a nord dell’attuale cinta muraria, pone le origini della città, quantomeno nel primo millennio a.C. Nel primo secolo d.C. in epoca augustea, è importante centro di comunicazione e sede di un “forum” ma trovandosi il luogo anche anticamente su di una sopraelevazione del terreno della “motta”, si chiamò “Motta Eniana” formando poi il toponimo di Montagnana. Durante la dominazione longobarda divenne “Caput Sculdasciæ” finchè nel XI secolo risultò feudo a sè della Scodosia appartenente agli Obertenghi di Toscana. Montagnana “estense” fu presa da Ezzelino III da Romano nel 1242, e le sue mura, all’epoca per la maggior parte lignee, furono date alle fiamme: lo stesso Ezzelino iniziò poi la costruzione di opere di difesa in muratura. Fu uno degli ultimi centri ad essere sottomesso al dominio di Ezzelino, e uno dei primi a ribellarvisi: famosa è rimasta la sconfitta del tiranno quando, nel luglio 1238, la cinse d’assedio durante il primo tentativo di conquistarla: in una improvvisa e disperata sortita, alcune decine di Montagnanesi incendiarono il più importante belfredo in campo (una torre lignea che portava gli assalitori allo stesso livello delle difese), ignorando che al suo interno, per un’ispezione, vi fosse lo stesso Ezzelino assieme ai suoi più valenti ufficiali. Il signore da Romano si salvò a stento.. Dopo un breve dominio Scaligero venne dominata dai Da Carrara, sotto la cui signoria furono costruite le mura a Nord e a Sud, e anche la Rocca degli Alberi. Datasi a Venezia nel 1405, conobbe notevole prosperità.
Saletto
La storia più antica di Saletto, il cui nome deriva probabilmente dal latino SALICETUM, luogo ricco di salici, risale sicuramente all‘età romana, lo documentano i numerosi rinvenimenti di materiali e lapidi che si trovano ora nel Museo Nazionale Atestino. Un particolare rilievo merita quella rinvenuta nel 1907 riferita a lavori d’arginatura eseguiti dai coloni romani qui insediati dopo la battaglia d’Anzio (31 d.C.). Intorno al 1200 Saletto passa sotto il controllo della potente famiglia padovana dei Capodivacca, d’origine Lombarda qui giunta intorno al 1018, che vi edificò un castello, per contrastare la potenza e le mire espansionistiche dei conti Megliadini, che vedevano il loro territorio esteso fino all’attuale Badia Polesine. Nonostante la fortificazione, Saletto è saccheggiata più volte dagli Scaligeri negli anni 1312-1313, seguendo le vicende di tutto il Montagnanese. Quando nel 1405 passa sotto il dominio Veneziano, il paese si sposta dal nucleo originale di S. Silvestro, nell’attuale sito intorno ad un ospizio per viandanti, il cui oratorio dedicato a S. Lorenzo, diventa nel 1490 chiesa parrocchiale, soppiantando S. Silvestro. Sempre in quell’anno si fonde come Megliadino S. Fidenzio e S. Vitale a Montagnana entrando così a far parte della Magnifica Comunità. Nel XVI secolo conosce un momento di splendore prima dell’insediamento di potenti famiglie veneziane e poi per l‘arrivo del cardinale Francesco Pisani (nel 1495) allontanato da Bisanzio ad opera dei Turchi, che resta a Saletto per oltre 50 anni, sviluppandola con innumerevoli iniziative. Il Comune si compone del centro di Saletto e della frazione dei Dossi.
Santa Margherita d’Adige
Santa Margherita d’Adige prende il nome da S. Margherita Vergine e Martire vissuta nel III sec. d.C. ad Antiochia, il cui culto venne diffuso in occidente nei secoli XII e XIII e alla quale, fin dall’inizio, fu dedicata la chiesa del paese.
L’appellativo “d’Adige” ricorda, invece che in antico il grande fiume attraversava tutta la zona fino allo convolgimento del 589, ricordato dallo storico dei Longobardi Paolo Diacono, quando l’Adige attraverso la Rotta della Cucca, nei pressi di Albaredo, invase le campagne e cambiò completamente percorso spostandosi più a sud nel letto attuale e lasciando la maggior parte del territorio montagnanese invaso da paludi e acquitrini, la cui bonifica richiese interi secoli di lavoro e si concluse qualche decina di anni fa. I primi documenti scritti che parlano di S. Margherita risalgono alla prima metà del XIII secolo, ma molti reperti archeologici del primo secolo d.C. attestano l’esistenza di un villaggio in epoca romana. Nel 1260 cioè all’epoca della sconfitta e della morte di Ezzelino da Romano, S. Margherita diventa un Comune autonomo con proprio Sindaco e propria magistratura. Come tutto il resto del Montagnanese passa sotto il dominio di Padova prima, dei Carraresi e poi, infine, della Repubblica di S. Marco nel 1405.
Urbana
L’origine del Comune e il suo nome risalgono all’opera di colonizzazione svolta da Roma come premio alle sue truppe più valorose: nel 31 a.C. la flotta di Ottaviano Augusto distrusse ad Anzio quella di Cleopatra e Antonio, ed i soldati del vincitore ebbero come premio il diritto di colonizzare la Pianura Padana.
Nell’agro atestino, di cui faceva parte il Montagnanese, s’insediarono alcune legioni (dal nome della battaglia dette Aziache), che si impadronirono delle terre, le bonificarono, crearono strade e canali. Quasi certamente il nome di Urbana deriva da quello della V Legione romana, detta appunto “Urbana”, insediatasi nella bassa pianura attorno all’Adige. Attorno al Mille il ruolo storico culturale più importante era svolto a San Salvaro, al confine con il Veronese, che era sede di una chiesa e di un Monastero con annesso un vero e proprio seminario per la formazione di nuovi sacerdoti. Il segno lasciato da Venezia, che occupò il territorio agli inizi del XV secolo, a Urbana e in tutta la zona, fu molto profondo e si realizzò in una totale trasformazione dell’ambiente, dell’economia e della vita della gente: nel 1455 infatti i Veneziani inviarono due nobiluomini, con lo scopo di promuovere la coltura della canapa. Realizzarono opere idrauliche, e provvidero a farne della canapa una delle più importanti coltivazioni di tutto il Montagnanese.Albo d’oro
Anno Comune vincitore Simbolo Fantino Cavallo Note 2007 Montagnana Massimo Donatini Chivu 2008 Casale di Scodosia Giovanni Crema Re Artù 2009 Santa Margherita d’Adige Gabriele Cenni Molokai 2010 Casale di Scodosia Alessandro Chiti detto Voragine Chivu 2011 Edizione non disputata causa maltempo 2012 Casale di Scodosia Alessandro Chiti detto Voragine I Feel Free 2013 Urbana Simone Mereu detto Deciso Sestri Levante 2014 Megliadino San Fidenzio Claudio Bandini detto Batticuore Abbadia 2015 Megliadino San Fidenzio Claudio Bandini detto Batticuore Abbadia 2016 Merlara Mattia Chiavassa Sound Off Sunshine 2017 Masi Rocco Betti O’Sole Mio Bello 2018 Megliadino San Fidenzio Matteo Pische Solero 2019 Montagnana Marco Bitti Ventosu Dal 2018 con l’istituzione del comune di Borgo Veneto, che ha previsto la fusione di Megliadino San Fidenzio, Saletto e Santa Margherita d’Adige, i comuni partecipanti in realtà sarebbero 8 ma le tre frazioni continuano a partecipare alla manifestazione ognuna con i propri colori.
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