1-VARIE 2025

FEBBRAIO TAVOLO SUI LUPI

15 Febbraio 2025

Comitato Resistenza Pastoraleresistenzapastorale@resistenzapastorale.euComunicato stampa del 15 Febbraio 2025Tavolo permanente in Prefettura ad Arezzo sull’emergenza lupoNel corso del confronto sull’emergenza lupo in provincia di Arezzo, tenutosi giovedì 13 febbraio 2024 in Prefettura di Arezzo, di fronte al Prefetto Dott. Clemente Di Nuzzo, si sono riuniti gli addetti ai lavori dell’emergenza lupo, fra cui due rappresentanti della Task Force Lupo Toscana (inviati dalla Regione), presidenti e rappresentanti delle associazioni di settore (CAI, Confagricoltura, Coldiretti), carabinieri forestali, polizia provinciale, Veterinario ASL Toscana Sud-Est, il Consigliere Regionale Marco Casucci, il presidente e il vicepresidente del Comitato “Emergenza Lupo – Arezzo” e il presidente e il vicepresidente del Comitato “Resistenza Pastorale”.In primis, ci teniamo a ringraziare il Prefetto Di Nuzzo che ha accolto il nostro grido disperato accogliendoci e concedendoci un confronto con le istituzioni che dovrebbero tutelarci e che troppo spesso, come nel corso di questi anni, hanno fatto finta di non sentirci o ci hanno raccontato un sacco di favole.La nostra presidente, Dott.ssa Veronica Ambrosino, durante il suo intervento, ha sollevato numerose problematiche che affliggono la pastorizia provinciale e, di riflesso, anche regionale. La presidente ha ricordato i numerosissimi attacchi predatori da lupo alle greggi sul territorio aretino, sottolineando come anche l’applicazione di metodi di dissuasione, come recinzioni antilupo e cani da guardiania, si sia rivelata spesso inutile e inefficace contro i lupi.La presidente ha poi portato alla luce i tanti casi di predazione sommersi, ovvero tutte quelle predazioni che non vengono denunciate per paura di ripercussioni, per evitare i costi di smaltimento delle carcasse (che rimangono a carico dei singoli allevatori) o per evitare di essere additati come incapaci.Nel corso del confronto è emerso anche, come detto dal Dott. Duccio Berzi, collaboratore esterno della Task Force Lupo Toscana, che nella provincia di Arezzo si stimano circa 8 lupi per km², concentrati in 40/45 branchi, che, in determinati periodi dell’anno, possono raggiungere il numero di 12/14 unità per branco.Numeri, questi, non ufficiali, in quanto l’ultimo censimento della popolazione dei lupi nell’intera Toscana risale al 2016. Calcolando un incremento annuo della popolazione di lupi che si aggira fra il 12% e il 20%, le cifre riportate sopra tornano, ma vanno considerate puramente indicative. Ad ogni modo, si tratta di numeri esorbitanti per una provincia che ha un’area di 3.235 km² come quella aretina.I rappresentanti della Task Force Lupo Toscana hanno ribadito anche l’impegno della Regione facendosi carico dello smaltimento gratuito delle carcasse predate. La nostra presidente ha così acceso un’animata discussione in merito, sottolineando come questa iniziativa, seppur a carico economico regionale, sia per gli allevatori una mera presa in giro: ha evidenziato, infatti, come la Regione Toscana prenda le carcasse predate dalle aziende per poi portarle sul Monte Amiata a sfamare i lupi e gli ibridi (e un leone sequestrato a un circo) del parco Faunistico. Ma come si può pensare che gli allevatori accettino questo ulteriore schiaffo morale? Perché le nostre bestie devono finire “per forza” nello stomaco di un lupo?Questa operazione, come anche confermato dai rappresentanti della Task Force Lupo presenti in prefettura, ha un costo abbastanza elevato per le casse della Regione. Non sarebbe quindi più economico ed eticamente più opportuno che la Regione possa collocare gratuitamente le carcasse predate presso inceneritori autorizzati? A detta del Dott. Berzi, non si può, ma come mai allora i singoli allevatori smaltiscono queste carcasse presso gli inceneritori?È poi emerso, a voce dei rappresentanti della Task Force Lupo presenti, anche come dal 2023 (anno in cui la Regione ha messo in vigore questa possibilità) ad oggi, i casi dei territori interessati (che al momento sono le province di Arezzo, Siena e Grosseto) che hanno subito predazioni e che hanno aderito a questa sorta di “agevolazione” siano stati solamente 10, a dimostrazione del totale fallimento di questa iniziativa.La nostra presidente Ambrosino ha poi portato alla luce un problema emerso dal nuovo bando regionale, entrato in vigore il 1° febbraio 2025, che prevede un risarcimento regionale per danni da predazione di 100 euro per ettaro pascolato: fra i diversi requisiti per aderire, ve n’è uno estremamente poco chiaro, ovvero la razza di appartenenza dei cani da guardiania.Nel bando compare il numero minimo di cani necessario per numero di bestiame posseduto, nonché l’elenco delle razze dei cani, stabilite dal certificato di anagrafe canina stilato dal veterinario Asl competente al momento della registrazione del cane alla stessa.A prescindere dal fatto che i cani adulti sono già registrati all’anagrafe canina, molto spesso i pastori si avvalgono di cani frutto di incroci fra varie razze di cani da pastore, generando dei meticci che è impossibile categorizzare sotto una specifica razza. Quale veterinario è disposto a dichiarare che si tratti, per esempio, di un cane pastore maremmano solo perché quello che ha di fronte è un cane dal mantello tutto bianco?Anche se la parola “pedigree” non compare mai all’interno del bando in oggetto, rimane comunque l’unico documento ufficiale in grado di stabilire l’appartenenza a una determinata razza canina.Anche a questo appunto, gli esponenti della Task Force Lupo Toscana presenti al tavolo della prefettura non hanno saputo dare una risposta chiara in merito, lasciando numerosi punti interrogativi in sospeso.Proprio a causa di tutta la problematica delle “cose non dette”, il Prefetto Di Nuzzo ha chiesto un maggiore e migliore dialogo fra allevatori, associazioni di settore e Regione, al fine di venirci maggiormente incontro. Dal canto nostro, siamo e rimaniamo aperti al dialogo, a patto che questo possa portare a soluzioni fattibili e concrete e non a favolette da quattro soldi come quelle che ci sono state raccontate fino ad oggi.Perché il dissuasore di peluche o quello acustico che grida bestemmie in dialetto sardo, oltre ad essere offensivi nei confronti degli allevatori, sono del tutto inefficaci contro i lupi, come si può vedere anche dal documentario “Lupo Uno” trasmesso durante un convegno del CAI lo scorso anno ad Arezzo, progettato dall’Università di Sassari in collaborazione con la Regione Veneto, che fra gli altri ha visto coinvolto anche il dott. Duccio Berzi.Le associazioni di categoria presenti al tavolo della prefettura ci hanno dimostrato tutto il loro sostegno e appoggio, sottolineando anch’esse i nostri stessi problemi.Troviamo estremamente importante e di grande aiuto la decisione del Prefetto di rendere questo tavolo di confronto permanente, con la promessa di un aggiornamento in tal senso fra 3 o 4 mesi. Siamo certi che questo possa essere un ottimo punto di partenza per tentare di trovare delle soluzioni concrete al problema, almeno per il tempo tecnico necessario (due anni e mezzo/tre) affinché ogni Regione italiana prenda atto delle misure di contenimento della specie lupo derivanti dal suo declassamento da specie “rigorosamente protetta” a specie “protetta”.Teniamo, altresì, a precisare che nessuno vuole aprire la caccia al lupo con l’intento di sterminare la specie, ma semplicemente che questa possa essere controllata come deve.Infine, ringraziamo nuovamente il Prefetto di Arezzo, dott. Clemente Di Nuzzo, che si è impegnato al fine di darci voce.Comitato Resistenza PastoraleDott.ssa Veronica Ambrosino – t. 3459285914

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Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: giornalebrontolonews@gmail.com

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