14 APRILE 2020
Seguitiamo con i Paesi dei Palii in questo caso della Città di Asti che ha sicuramente storia antica Medioevale con il suo Palio che contempla anche i comuni oltre che a Borghi e Rioni della Città, il Palio si svolge a Settembre e dall’anno scorso ha cambiato la data portandola alla prima Domenica di Settembre e questa rimarrà. Sempre l’anno scorso sono stati disputati due Palii per la ricorrenza del 1900 anno del martirio di San Secondo protettore di Asti, fu fatto un Palio dei Comuni e uno dei Borghi e Rioni cittadini, quest’anno si tornerà alla tradizione con comuni e contrade cittadine che correranno nuovamente assieme. Lo scritto con l’aiuto di WikipediA
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Asti (Ast in piemontese) è un comune italiano di 76 026 abitanti[1], capoluogo della provincia omonima in Piemonte, e capitale dell’antica Astesana, oggi più comunemente definita Astigiano. È il quarto comune della regione per numero di abitanti e il sesto per superficie. “Municipium” romano noto con il nome
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La fontana di Piazza Medici e la Torre Troyana |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Piemonte | ||||
Provincia | Asti |
di Hasta, fu sede del ducato di Asti, ducato longobardo della Neustria. Libero comune nel Medioevo, con diritto di “battere moneta”, fu uno dei più importanti centri commerciali tra XII e XIII secolo, quando i suoi mercanti svilupparono il commercio e il credito in tutta Europa. È conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini, in particolare l’Asti spumante: ogni anno, a settembre, vi si tiene uno dei concorsi enologici più importanti d’Italia, denominato la Douja d’Or. Celebre è anche il suo Palio storico, manifestazione tra le più antiche d’Italia, che si svolge a settembre e culmina con una corsa di cavalli montati “a pelo” (senza sella). Negli ultimi anni ha assunto una notevole rilevanza a livello nazionale anche il Festival delle sagre astigiane, una manifestazione enogastronomica che si tiene ad Asti la settimana successiva al Palio di Asti, dove oltre 40 pro loco della provincia di Asti propongono le loro specialità gastronomiche, accompagnate da vini DOCG astigiani, in un grande ristorante all’aperto, meta ormai di migliaia e migliaia di persone provenienti per l’occasione da tutta Italia.
STORIA Origini Asti fu edificata dai Romani (con il nome di Hasta), sebbene la prima vera fondazione sia da ricondursi a popolazioni liguri che, in precedenza, avevano impiantato un villaggio proprio nella zona corrispondente all’attuale città. Alcune sezioni delle antiche mura sono ancora presenti nella parte settentrionale della città, e durante il XX secolo dei lavori di scavo hanno rivelato un’altra sezione delle mura romane nel centro della città.
MEDIOEVO Nei secoli prima dell’anno Mille, Asti è stata la sede di un ducato dei Longobardi e poi di una contea Carolingia. In seguito durante il Medioevo, Asti è stata un importante centro di scambi commerciali e bancari. È questo il periodo più felice per la città, che si abbellisce di numerose torri e caseforti e vede estendere il proprio potere su numerose città e paesi, come Bra, Villanova, Fossano, Nizza Monferrato, Ceva e Garessio. La cessione di Castello di Annone da parte del vescovo il 28 marzo 1095 ai consoli dimostra l’esistenza del Comune indipendente già nell’XI secolo. L’esercito comunale astese partecipò a tutte le Crociate.
CASANIERI Nel periodo comunale, data la grande ricchezza della città, si era sviluppata la classe mercantile. Nacquero infatti proprio in quel periodo le “casane”, istituti di credito su pegno. Praticamente i Casanieri prestavano somme di denaro, facendosi consegnare in garanzia terre e castelli. I mercanti astesi operavano in tutta Europa.
FAMIGLIE NOBILIARI Nel Medioevo le famiglie nobili si scontrarono spesso tra loro a causa della lotta tra guelfi e ghibellini.
- Famiglie Guelfe: la fazione era capeggiata dai potentissimi Solaro/Solari e comprendeva anche le famiglie dei Malabayla, Ramelli di Celle, Garretti, Troja, Falletti, Ricci, Damiani.
- Famiglie Ghibelline: capeggiate dai Guttuari, Turco, Isnardi (tutte e tre formavano il Consorzio dei De Castello), spalleggiate dagli Alfieri, Coppa, Scarampi, Catena, Buneo, Cacherano.
- Famiglie Caroca (Raimondo Caroca) Console
I Roero e i Pelletta erano addirittura divisi internamente. L’area nord-occidentale della città, tra il centro e la cattedrale, è molto ricca di case di mercanti medievali e di palazzi, molti dei quali dotati di torri monumentali. Asti era nota come la città delle cento torri (sebbene il numero totale fosse di 120), molte delle quali sono ancora presenti tutt’oggi all’interno della cinta muraria. Successivamente nel 1155 Asti subisce un assedio e successivo incendio da parte delle truppe dell’imperatore Federico I detto il barbarossa. Il dilagare delle truppe imperiali nel circondariato astese portò alla distruzione di vari castelli e roccaforti come ad esempio il castello di Celle Enomondo. Tra le molteplici cause che portano allo scontro due furono determinanti ovvero che in quel periodo ad Asti la fazione guelfa prevaleva su quella ghibellina e così di conseguenza i suoi vassalli e che Asti, fosse sulla strada per un’altra importante città guelfa che non riconosceva l’autorità imperiale come Alessandria. Nel 1312 il Comune di Asti si sottomise spontaneamente alla protezione del re di Napoli Roberto d’Angiò, nel 1339 acclamò quale signore Giovanni II del Monferrato marchese del Monferrato, nel 1342 si forma la Contea di Asti per la libera adesione dei cittadini astigiani al dominio dei Visconti di Milano, primo Conte di Asti è Luchino Visconti (1342-1349), a lui succederanno Giovanni Visconti (1349-1354) e Galeazzo II Visconti (1354-1356). Nel 1356 una lega nata contro i Visconti capeggiata nuovamente dal Marchese del Monferrato iniziò a liberare molti territori piemontesi dall’influenza milanese e quindi occupò Asti, Giovanni II del Monferrato ridivenne signore e conte d’Asti (1356-1372) alla sua morte la contea passò al giovane Ottone III del Monferrato (1372-1378), che nel 1377 a 17 anni sposò, Violante Visconti figlia di Galeazzo II Visconti e sorella di Gian Galeazzo, una scelta infelice, infatti ne approfittò proprio Gian Galeazzo Visconti (1379-1389) che occupò Asti e ne divenne il nuovo signore e conte. Nel 1389 però la cedette ai duchi d’Orléans, quale dote per sua figlia Valentina Visconti, assieme al centinaio di terre, castelli e villaggi costituenti la sua antica Repubblica, che da quel momento fu definita orgogliosamente “Patria Astese”.
ETA’ MODERNA Nel 1531 la Contea di Asti venne ceduta ai Savoia dall’Imperatore Carlo V, quale dote di nozze per sua cognata, Beatrice del Portogallo che sposò il duca Carlo III di Savoia. Da quel momento la città seguì le sorti dei Savoia. Il Ducato di Savoia divenne “Regno di Sardegna” nel 1720, anche se nei fatti ben poco cambiò, a cominciare dalla capitale che rimase a Torino. Nel 1797 Asti fu teatro di una grande rivolta, passata alla storia con il nome di “Rivoluzione Astese”. Il 22 luglio ci fu una sommossa per la scarsità di grano e il 28 venne proclamata la repubblica da Secondo Arò, Felice Berruti, Gian Secondo Berruti e Gioachino Testa. Il 30 le truppe realiste, appoggiate da contadini sandamianesi, rioccuparono la città e il 2 agosto fucilarono gli insorti. Dal 1800 al 1805 Asti divenne capoluogo del dipartimento francese del Tanaro.
ETA’ CONEMPORANEA Nel 1935 Asti divenne capoluogo di provincia, staccando il suo territorio dalla provincia di Alessandria[7]. Durante la seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 con gli Alleati, con la Repubblica di Salò e l’occupazione germanica, Asti e il Monferrato vissero in pieno la guerra di resistenza (in particolare con una delle Repubbliche partigiane, la Repubblica dell’Alto Monferrato dal settembre al dicembre 1944), i bombardamenti anglo-americani, la persecuzione degli ebrei, i rastrellamenti, le deportazioni. Il 4 settembre del 1948 la città subì gravissimi danni e vittime a causa di un’alluvione scatenata da pesanti nubifragi, che provocò l’esondazione di alcuni torrenti come il Borbore e il Tinella e del fiume Tanaro. Il 6 novembre 1994 fu colpita da una nuova alluvione, dovuta allo straripamento dagli argini del fiume Tanaro. Il 21 giugno 2012 subì un breve ma fortissimo temporale (una supercella secondo i meteorologi) che non causò fortunatamente gravi danni come nel ’94 ma provocò una piccola alluvione in zone come: Piazza Marconi, Via Cavour, Corso Alfieri e Piazza del Palio. Furono calcolati danni all’agricoltura per milioni di euro e danni comunali per altrettanti euro dovuti ad alberi sradicati e strade bloccate dagli innumerevoli detriti portati dal forte vento.
SUDDIVISIONI STORICHE La città di Asti è suddivisa in 14 “territori” che si rifanno alle competenze parrocchiali del 31 dicembre 1978. Vengono definiti “Rioni”, i quartieri all’interno della prima cerchia delle antiche mura Duecentesche detta “dei nobili” e “Borghi”, le circoscrizioni comprese in origine all’interno della seconda cerchia di mura Trecentesche detta “dei borghigiani”. Queste 14 entità, ognuna con un proprio statuto e ordinamento, partecipano alla vita sociale e religiosa della città che culmina nei festeggiamenti patronali di san Secondo e con la corsa dell’antico Palio. Con lo sviluppo urbanistico della città, alcune parrocchie periferiche, nell’ultimo ventennio si sono allargate e frazionate. Ecco di seguito i Rioni e i Borghi della città con le suddivisioni parrocchiali
L’ALBO D’ORO DEL PALIO CLICCA>> https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorie_al_Palio_di_Asti
Stemma | Chiese e Parrocchie |
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Rione Cattedrale | Parrocchia della Cattedrale e cattedrale di Santa Maria Assunta |
Rione San Martino-Borgo San Rocco | Parrocchia di San Martino, con la chiesa di San Martino e la Chiesa di san Rocco |
Rione San Paolo | Parrocchia e chiesa di san Paolo e chiesa Confraternita della SS.Trinità e Sant’Evasio |
Rione San Secondo | Parrocchia e Collegiata di San Secondo |
Rione San Silvestro | Parrocchia e chiesa di san Silvestro |
Rione Santa Caterina | Parrocchia e chiesa di Santa Caterina, Parrocchia di Revignano e chiesa di San Giacomo, Parrocchia e chiesa di Vaglierano, Parrocchia di Variglie e chiesa di San Michele Arcangelo, Parrocchia e chiesa del Sacro Cuore e recinto San Quirico |
Borgo Don Bosco | Parrocchia e chiesa di san Giovanni Bosco |
Borgo San Lazzaro | Parrocchia e chiesa di san Domenico Savio |
Borgo San Marzanotto | Parrocchia e chiesa di san Marzanotto |
Borgo Santa Maria Nuova | Parrocchia e chiesa di santa Maria Nuova |
Borgo San Pietro | Parrocchia e chiesa di san Pietro, Parrocchia e chiesa di san Fedele |
Borgo Tanaro Trincere Torrazzo | Parrocchia e chiesa della s.s. Annunziata di Ponte Tanaro |
Borgo Torretta N.S.L. | Parrocchia e chiesa di Nostra Signora di Lourdes, Parrocchia di Casabianca e chiesa di San Giovanni Battista, Parrocchia di Montegrosso Cinaglio e chiesa di San Carlo |
Borgo Viatosto | Parrocchia e chiesa di Nostra Signora Ausiliatrice di Viatosto |
Il Palio di Asti o Palio Astese
Palio di Asti | |
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Luogo | Piazza Alfieri, Asti |
Anni | prima del 1275[1] – oggi |
Frequenza | Annuale |
Date | 1ª domenica di settembre, prima del 2018 3ª domenica di settembre |
Genere | Palio |
(nella sua nomenclatura più arcaica), è una festa tradizionale astigiana che ha radici medievali nata nell’ambito delle celebrazioni patronali di San Secondo e culmina con una corsa di cavalli montati a pelo, ovvero senza sella. La festa per il patrono, si svolge ininterrottamente dal XII secolo[2] e le prime notizie della corsa, citate dal cronista Guglielmo Ventura,[3] risalgono al terzo quarto del XIII secolo ed anch’essa si svolge ininterrottamente, salvo due interruzioni di settanta anni nel XIX secolo e di trenta nel XX secolo. La gara, che un tempo si teneva durante le feste patronali del mese di maggio e che si correva“alla lunga” attraverso la contrada Maestra (l’attuale Corso Alfieri), dal 1967 si disputa all’interno di un circuito apposito (o “al giro”); fino all’edizione del 2017 il Palio si è disputato la terza domenica di settembre. Dal 2018, come ufficializzato nel Consiglio del Palio del 23 ottobre 2017, il Palio si disputa la prima domenica di settembre.
Dal 1988 la corsa si disputa nella centrale piazza Alfieri di Asti.
LA STORIA Le origini Affresco di Ottavio Baussano nel palazzo del Comune della Corsa del Palio alla lunga. Gli astigiani hanno sempre lottato con perseveranza per mantenere il privilegio di far correre il Palio nel giorno della loro festa patronale, dedicata al martire astigiano San Secondo. La corsa è citata infatti in tutti i trattati, in tutte le alleanze e in tutti i capitoli delle convenzioni con i vari reggenti, padroni o dominatori. La prima notizia certa della corsa risale al 1275: il cronista locale Guglielmo Ventura riporta che gli astigiani, «sicut fieri solet Ast, in festo Beati Secundi» (“come risulta essere solito ad Asti, durante la festa del Beato Secondo”), corsero il Palio per dileggio sotto le mura della nemica città di Alba, devastando le vigne circostanti. Quindi se già nel 1275 la “Corsa del Palio” era definita una consuetudine, è probabile che la sua origine debba collocarsi dopo l’anno 1000, con regole codificate già dal XIII secolo (periodo coincidente anche con il periodo di massimo splendore del Comune di Asti).
In questo periodo e fino alla prima metà del XIV secolo, la corsa si svolse “alla tonda”, in un percorso circolare demaniale pressappoco corrispondente all’area delle attuali piazze Alfieri e Libertà chiamata già in epoca longobarda e carolingia ” curriculum “. Gian Galeazzo Visconti, divenuto signore di Asti nel 1382, per rafforzare militarmente la città, fece costruire una nuova cittadella fortificata proprio in corrispondenza del curriculum. Questo comportò lo spostamento della corsa non più alla tonda, ma su un percorso lineare (cioè “alla lunga “) di circa due chilometri e mezzo lungo l’arteria principale della città (l’attuale corso Alfieri). Inoltre, il Visconti, stabilì che la corsa continuasse a tenersi « …in festa Sancti Secundi iuxta consuetudinem, omni contradictione remota» (“…il giorno della festa di san Secondo, come da giusta consuetudine e rifiutata ogni obiezione”). Nei documenti conservati nell’Archivio storico del Comune di Asti, si nota che nelle spese sostenute per la corsa sono sempre indicati due palii, di cui uno offerto alla chiesa di San Secondo ed uno da consegnare al vincitore. Questo particolare mostra anche la caratteristica natura devozionale della corsa. Lo storico astigiano, Niccola Gabiani nei suoi appunti storici sulla corsa, parla di un antichissimo palio di velluto cremisi arricchito da tre gigli dorati, conservato presso la Collegiata di Asti e suppone che fosse stato donato dai duchi d’Orleans durante la loro signoria nel XV secolo.[4] Alcuni documenti del fondo della Tesoreria orleanese, informano che il palio per il 1462, venne confezionato presso la bottega dei fratelli Lupi, nel 1476 e 1477 dal genovese Gregorio della Torre, nel 1501 fu Antonio Pugliese e nel 1517 fu Bernardo Capello di Santa Vittoria d’Alba.[5]
I SAVOIA Quando Emanuele Filiberto assunse la reggenza della città (20 maggio 1545), confermò e codificò le antiche consuetudini della festa patronale e si impegnò per sé e per i suoi successori a fornire i palii: uno di
12 rasi per la Corsa, l’altro di 9 rasi per l’offerta al Santo Patrono. Si legge, inoltre, che potevano presentare cavalli alla Corsa del Palio «tanto la città di Asti, che tutte le Chiese della medesima, comprese tanto quelle de’ Regolari quanto delle Confraternite, Collegio, Università, Società e cittadino della medesima, tanto a nome proprio che di dette Chiese e Cappelle, il tutto conforme all’antico stile, consuetudini e privilegi di detta Città». Nel XVIII secolo compare il “sendallo”, un labaro di tela rettangolare istoriata, generalmente azzurra, confezionata in un tessuto misto seta/cotone, detta di zendale o “sangallo”. Il sendallo era ornato dagli stemmi di Savoia, del Comune, del Governatore e del Podestà ed era unito nella sua parte terminale il palio vero e proprio, solitamente arrotolato e conservato in una cassettina di legno.Più tardi l’immagine di San Secondo a cavallo fece la sua apparizione sul labaro del Palio dedicato alla Chiesa e, sul finire del XIX secolo, anche su quello per la Corsa.
La Corsa in origine si svolgeva il 30 marzo di ogni anno, in occasione della festa di San Secondo. A partire dal XV secolo però venne spostata, al pari della celebrazione del santo, al primo giovedì dopo la domenica in Albis. Nei primi anni del XIX secolo la Corsa si tenne la seconda domenica dopo Pasqua.
Nel 1818, la celebrazione di S. Secondo venne nuovamente spostata al primo martedì di maggio e conseguentemente anche la Corsa venne spostata in tale data.
Nel 1861, venne pubblicato il nuovo «Regolamento per la Corsa dei Cavalli in giro sulla nuova Piazza del Mercato» (l’attuale Piazza Campo del Palio), cambiando radicalmente la tradizione della corsa astigiana che si era svolta fino ad allora sempre «in lungo», cioè lungo un percorso rettilineo, che partiva dalla pietra romana che diede il nome a Viale Pilone, passava per Porta San Pietro e, percorrendo il ponte su Rio Valmanera, proseguiva su Contrada maestra, (attuale Corso Alfieri) fino al Palazzo Gabuti di Bestagno, l’attuale Palazzo Ottolenghi. Nel 1863, la corsa divenne una comune corsa di cavalli, perdendo il suo tradizionale significato religioso.
Il periodo fascista e il palio nella piazza omonima
La festa viene richiamata in vita nel 1929 dall’allora podestà di Asti, Vincenzo Buronzo. Per quell’anno, il Palio si svolse di nuovo alla lunga, ma su Corso Dante, lungo un percorso in salita di circa 1300 m. La ripresa della corsa (tenutasi fino al 1935) però suscitò qualche risentimento nella municipalità di Siena, ospite del Palio omonimo. Nel 1936, per intervento diretto di Benito Mussolini, che riconobbe alla sola Siena il privilegio di chiamare la propria manifestazione col nome di Palio, arrivò l’ordine di modificare la denominazione della festa in «certame cavalleresco», parallelamente alla interdizione per Legnano di denominare come palio la corsa tenuta durante la “Sagra del Carroccio“. La corsa venne così rimandata dapprima all’anno successivo ed in seguito sine die. Le sette edizioni svoltesi durante il ventennio fascista, tuttavia, permisero di rinnovare il ricordo del Palio, evitando la perdita definitiva della sua tradizione e del suo significato. Il 3 maggio 1936, durante la guerra d’Etiopia, i militari della 104ª Legione Camicie Nere (in prevalenza composta da astigiani) corsero un Palio speciale a dorso d’asino sulle rive del Lago Ascianghi. La cronaca della corsa venne riportata il 23 maggio 1936 dal quotidiano astigiano “La Provincia“.[6] I partecipanti furono il Borgo di Santa Maria Nuova, il Rione di San Martino, il Borgo di Ponte Tanaro e il Rione Duomo. A vincere fu il Borgo di Santa Maria Nuova. Nel 1937 il Palio venne di nuovo indetto con la denominazione di Certame Cavalleresco, dove i Rioni astigiani venivano ridimensionati nella loro autonomia a discapito delle Corporazioni fasciste. Una settimana prima della festa questa venne improvvisamente sospesa, con la scusa del sopraggiungere dei lavori agricoli. È probabile invece che il Palio subisse un notevole ridimensionamento in primo luogo a causa della deposizione di Vincenzo Buronzo dalla carica di Podestà. Il nuovo gerarca, Domenico Molino poco sensibile alla festa ne aveva decurtato sensibilmente il bilancio, affiancato dalla segreteria locale del Partito Nazionale Fascista che non vedeva benevolmente una manifestazione che non era riuscita a “manipolare”. Nel 1938 venne indetta una “Corsa delle Contrade” a cui parteciparono solamente sodalizi cittadini astigiani. La manifestazione avvenne in tono minore e passò sotto il disinteresse della stampa locale e nazionale non dismesso. Dal 1935 fino al 1966 il palio si disputò nella piazzola tra viale Pilone e corso Alessandria ora presente un distributore di carburante. Nel 1967, il Palio nacque nuovamente nella omonima piazza del Campo in occasione del 1000º Anniversario della Fondazione del Marchesato del Monferrato e dell’800º Anniversario della Lega Lombarda. La corsa fu definitivamente spostata al mese di settembre, in concomitanza con i festeggiamenti del “Douja d’Or” o “Settembre astigiano” ed in seguito del Festival delle sagre astigiane. Il nuovo tracciato era in Piazza Campo del Palio, dove furono innalzate tribune da 5.000 posti a sedere e grandi parterre. La prima edizione del dopoguerra vide partecipare 100.000 spettatori, 600 figuranti e 14 fra Borghi, Rioni e Comuni astigiani. Dal 1988 il Palio si svolge nella centrale Piazza Vittorio Alfieri, nel cuore della città. Nel 1992 al Palio di Asti fu abbinata la lotteria nazionale. L’Istituto Luce conserva nei suoi archivi cinque brevi filmati del Palio di Asti. Due di questi sono documenti molto importanti sotto il profilo storico-descrittivo, in quanto riguardano le edizioni del 1932 e del 1934. Dal 2009 la corsa è stata proposta in diretta televisiva su diverse emittenti locali (GRP Televisione, Quartarete, Telesubalpina). Dal 2014, è stata visibile sugli schermi di Quartarete e trasmessa in modalità simulcast e a reti unificate attraverso i canali Quartarete Blu e 3D dell’emittente torinese, oltre a essere visibile live in streaming sul sito internet della rete[7].Successivamente, il palio di Asti verrà trasmesso annualmente da GRP Televisione in concorrenza con l’emittente nazionale Rai 3, circostanza in cui l’emittente locale beneficia della flessibilità del proprio palinsesto, consentendo agli spettatori di vedere l’evento nella sua interezza, mentre l’emittente nazionale, a causa di limiti temporali dovuti alla necessità di cedere il collegamento al Tg3 edizione serale nel passato ha dovuto spesso troncare la diretta[8] prima che la corsa potesse effettivamente avere inizio.[9] Dal 2011, esiste infine un giornale appositamente dedicato al mondo paliofilo, denominato Il Canapo che è liberamente consultabile on-line.
IL PALIO DI ASTI IN DETTAGLIO La stima del Palio a maggio L’anno paliesco si apre la prima settimana di maggio in occasione dei festeggiamenti patronali di San Secondo. I due sendalli commissionati dal comune di Asti ogni anno, il sabato antecedente il primo martedì di maggio vengono “stimati” da tre notabili rappresentanti dell’antica corporazione dei drappieri, che ne saggiano la buona manifattura e le misure. Al termine i due labari vengono presentati alla popolazione con l’esposizione sul balcone del comune.
Nella stessa giornata avviene il “giuramento dei rettori” (ovvero dei 21 rappresentanti degli altrettanti Rioni, Borghi e Comuni partecipanti al Palio) che di fronte al sindaco, al capitano del Palio ed ai magistrati, fanno solenne promessa di lealtà verso i riti della festa. Il primo martedì di maggio, festa di San Secondo, con una solenne sfilata di tutti i partecipanti al Palio, avviene l’offerta dei due sendalli alla Collegiata presso la cappella di San Secondo.
I riti di settembre Il Palio di Asti, come altri palii italiani, vede nella corsa il culmine dei propri festeggiamenti. Nei due giorni precedenti alla corsa si tengono le prove ufficiali. In molte edizioni si è corso il “Palio degli scudieri”, un torneo minore destinato a favorire il ricambio generazionale dei fantini. La sera della vigilia della corsa, nelle sedi dei rioni, borghi e comuni partecipanti, si tengono le “cene propiziatrici”. Il giorno della corsa, al mattino, si svolgono le benedizioni dei cavalli e dei fantini che correranno per difendere i colori delle proprie parrocchie, con la rinomata formula di:
«Va’ e torna vincitore!» |
Il corteo storico Nel primo pomeriggio ha inizio il corteo storico che, partendo dalla cattedrale di Santa Maria Assunta, si snoda poi per le vie del centro storico e si conclude in Piazza Alfieri, dove attualmente si tiene la corsa. Il corteo si apre con il gruppo a cavallo del Capitano del Palio e dei magistrati. Al Capitano spetta la supervisione della manifestazione, con il potere di infliggere squalifiche in caso di comportamenti irregolari da parte dei fantini durante lo svolgimento della corsa. Immediatamente dopo il gruppo di testa, sfilano i vincitori dell’ultima edizione del Palio, seguiti dagli altri partecipanti. Al termine del corteo è posto il Carroccio, antico simbolo dei Liberi Comuni, che reca con sé il Sendallo[10] raffigurante San Secondo a cavallo e le insegne del Comune di Asti. La committenza ogni anno è affidata a un Maestro della pittura contemporanea di fama internazionale. In passato, i fantini (chiamati all’epoca “paggi”) partivano ciascuno dal proprio albergo o contrada della città, dalla Confraternita, Collegio od associazione per cui correvano. Di solito, erano accompagnati da altri uomini a cavallo (anch’essi con i medesimi colori) e dalla folla degli aderenti e simpatizzanti, al suono di trombe, tamburi e corni da caccia. Il punto di incontro era il cosiddetto “Pilone”, un tempo deputato alla partenza della corsa “alla lunga”. Nel 1930, i borghi, rioni e comuni partecipanti adottarono l’uso di costumi del XVI secolo, in segno di omaggio e di gratitudine verso Emanuele Filiberto di Savoia che, come detto, provvide alla conferma e alla codificazione delle regole del Palio. Dal secondo dopoguerra in poi, il corteo storico del Palio mette in scena ogni anno più di 1200 figuranti, attraverso la rappresentazione di episodi importanti della storia medievale della Città (XII–XV secolo), all’epoca in cui Asti splendeva per ricchezza e vitalità. Dal 1983, la miglior presenza nel corteo storico tra rioni, borghi e Comuni del Palio viene premiata dal “Soroptimist club di Asti” con la Pergamena d’Autore: un’opera d’arte su pergamena.
LA CORSA Prima della corsa vera e propria, il capitano del Palio si rivolge al sindaco chiedendo licenza di correre
«Signor Sindaco, il palio è schierato in campo con uomini, cavalli e insegne. E attende gli ordini!» |
Il sindaco, secondo la tradizione, dà licenza di correre sotto la protezione di San Secondo, allorché il capitano, seguito dai magistrati e dai cavalieri del palio, percorre tutta la pista annunciando
«Si corre il palio! Si corre il palio! Si corre il palio!» |
Si arriva così alla corsa, strutturata in tre batterie da sette partecipanti ciascuna. I primi tre classificati di ogni batteria accedono così alla corsa finale, che decide l’assegnazione del Palio. I partecipanti sorteggiati di ogni batteria si allineano dietro il canapo (una grossa fune che delimita la linea di partenza). L’inizio della corsa viene sancito dal Mossiere, che decide a sua discrezione il miglior allineamento dei cavalli. In caso di ripetute false partenze il Mossiere può decidere di comminare una penalità al responsabile, punizione che di solito consiste in un arretramento nei blocchi di partenza. Una volta partiti, i cavalli devono percorrere tre giri di piazza, per un totale di circa 1.350 m. Il Palio viene vinto dal cavallo, con o senza fantino (scosso), che arriva per primo al “bandierino” del traguardo. Attualmente, sono 21 i partecipanti ammessi ripartiti fra Rioni, Borghi cittadini e Comuni della provincia di Asti. Dall’edizione del 2017 la corsa si disputa, a differenza dagli anni precedenti, con cavalli mezzosangue
I premi
In epoca medievale, la corsa del Palio non prevedeva che due premi: il Palio, drappo di velluto o stoffa preziosa per il primo arrivato, ed un gallo vivo per il secondo, come ben documentato dai libri dei conti della tesoreria ducale. Se il primo premio ha un elevatissimo valore venale, il secondo ne è praticamente privo, e ha una funzione soprattutto simbolica e morale.
Nel corso del XVI secolo, i premi subirono una radicale trasformazione, aumentando di numero e cristallizzandosi definitivamente nella loro attuale graduatoria almeno dai primissimi anni del XVII secolo.
- Il primo premio è il Palio o Sendallo, che per tradizione deve essere lungo 16 rasi astigiani[11]
- Il secondo premio, dal 1929, è una «Borsa con monete d’oro». Nel Palio antico però la Borsa era tutt’altra cosa. Si trattava infatti di uno scampolo dello stesso velluto impiegato nella confezione del Palio, arricchito da frange e galloni. Le sue dimensioni erano piuttosto variabili, ma non erano mai superiori ai 70 cm. La Borsa si presentava, in sostanza, come un quadrato di velluto di modeste dimensioni, ma dalla ricca decorazione e, mediante un pezzo di passamaneria, veniva appeso allo stendardo del Palio per tutto lo svolgersi della manifestazione. Simbolicamente, rappresentava un beffardo «assaggio» del primo premio che il secondo arrivato non aveva saputo conseguire. A partire dal XVI secolo, la Borsa divenne il secondo premio e, alla ripresa del Palio negli anni trenta, l’interpretazione del premio mutò, trasformando la Borsa in «Borsa di monete d’oro».
- Il terzo premio è un paio di «speroni», fanno la loro comparsa solo agli inizi del XVII secolo come premio per il terzo classificato. Erano di ferro, argentati o più spesso dorati. Gli speroni furono introdotti come terzo premio, come un invito a utilizzarli in futuro per conseguire risultati migliori. Non va dimenticato che fino ai primi decenni del XIX secolo l’uso degli speroni era ammesso durante la Corsa del Palio, purché di forma e lunghezza compatibili con quanto prescritto dai Regolamenti della Corsa.
- Il quarto premio è un «gallo vivo»; nei verbali del Quattrocento della corsa si cita il gallo come premio al secondo cavallo più veloce. Agli inizi del Seicento, il premio slittò al quarto posto, ed è rimasto tale anche nell’edizione moderna.
Il Gallo, dalle origini ad oggi, è sempre stato assegnato vivo, contenuto e trasportato in una cesta. Era ed è un premio dalle forti valenze simboliche: rappresenta infatti la libertà comunale, la vittoria del bene sul male, l’ardimento e la riscossa dell’anima sul peccato. - Il quinto premio è una «coccarda» con i colori della città: bianco e rosso. Si tratta di una tradizione ormai istituzionalizzata, ma molto recente, affermatasi con l’esigenza di aumentare il numero dei premi a seguito dell’ampliarsi del numero dei cavalli schierati al canapo per disputare la Corsa finale.
- all’ultimo arrivato spetta «l’inchioda» o acciuga salata. È uno dei premi più caratteristici e sentiti del Palio di Asti. Deriva dal dialetto astigiano trecentesco anzoa, ed in seguito anchoa. Destinata all’ultimo classificato, è data in premio in segno di scherno e di disonore per lo sconfitto. L’inchioda si accompagnava, e si accompagna come premio all’insalata. Alcune volte comparivano anche le sigolle (cipolle), che, in alcune edizioni del passato, rappresentarono un altro amarissimo premio per il penultimo classificato, ma che di solito erano messe lì ad evocare in modo inequivocabile le lacrime dello sconfitto.
Nel 1977 è nato il “Paliotto”, una manifestazione che si tiene tradizionalmente il giovedì sera antecedente la corsa del Palio, che pone in competizione tra loro i gruppi degli sbandieratori dei singoli rioni, borghi o comuni partecipanti al Palio. Il Consiglio del Palio del 18 dicembre 2017 ha approvato, a decorrere dall’edizione del 2018, lo spostamento della manifestazione al mese di maggio nell’ambito dei festeggiamenti dedicati al Santo Patrono della città di Asti.[13]
Gli sbandieratori, nel Medioevo e nel Rinascimento, sono nati come alfieri militari che, nel clamore della battaglia, con i propri lanci e «figure» incitavano il morale ed impartivano gli ordini alle truppe. In seguito, la sbandierata si è evoluta, «… è tramandata come un atto religioso: il giocatore sventola la bandiera simbolicamente e in nome della Corporazione per Dio, Regina e Patria.» (Atti del IV congresso di Vessillologia, Paesi Bassi 1971). Il premio per questa competizione è un drappo, più piccolo, ma simile a quello che viene assegnato per la corsa (appunto un “paliotto”). L’iniziativa è stata ideata per meglio valorizzare questa arte particolare, conosciuta e praticata in molte realtà nazionali e che raggiunge il suo apice nelle città del Palio. Nel 1998, a questa manifestazione è stata affiancata anche un premio speciale per il miglior gruppo musici.
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