31 MARZO 2020
Oggi vediamoi la città di Legnano sempre grazie a WichipediA. Legnano ha storia secolare persino fino ai Romani, poi ha un’aspetto medioevale e di quel periodo è. Il suo Palio è storia antica che riporta alla battaglia di Legnano del 1176. Leggiamo la storia della città e del suo Palio scorrendo verso il basso ed in fondo troverete le statistiche e l’albo d’Oro. Buona lettura.
Alla prossima Bromtolo
L’ULTIMO PALIO LA FINALE 2019
Legnano (AFI: /leɲˈɲaːno/[5], Legnàn o Lignàn in dialetto legnanese[N 3][6]) è una città italiana di 60 531 abitanti[4] della città metropolitana di Milano in Lombardia, a circa 20 chilometri a nord-ovest dal capoluogo lombardo[7]. Situata nell’Alto Milanese e attraversata dal fiume Olona, è la quarta città più popolosa della città metropolitana di Milano e la tredicesima della Lombardia[8].
Le origini dell’abitato sono rintracciabili nel I millennio a.C., periodo al quale risalgono i più antichi reperti trovati nel territorio del comune[9]. Già in epoche remote, infatti, le colline che costeggiano l’Olona si dimostravano luoghi abitabili[10].
Grazie a una storica battaglia, Legnano è l’unica città, oltre a Roma, a essere citata nell’inno nazionale italiano (“[…] Dall’Alpi a Sicilia dovunque è Legnano […]”)[11]. Ogni anno i legnanesi ricordano questa battaglia con il Palio delle contrade, che si svolge, normalmente, l’ultima domenica di maggio. In ambito istituzionale, il 29 maggio, data della battaglia di Legnano, è stato scelto come festa regionale della Lombardia[12].
Legnano comune |
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Piazza e basilica di San Magno |
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Localizzazione | |||
Stato | Italia | ||
Regione | Lombardia | ||
Città metropolitana | Milano | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Cristiana Cirelli (commissario prefettizio) dal 16-5-2019[1][2] | ||
Data di istituzione | nell’anno 1261[N 1][3] |
Territorio[modifica | modifica wikitesto]
Legnano è situata lungo il corso della valle Olona, a sud delle Prealpi Varesine. Il suolo, che è principalmente composto da ciottoli, ghiaia, sabbia e argilla[13], era un tempo coperto da un sottile strato di humus poco adatto alla crescita di boschi e alla coltivazione agricola, così da essere in gran parte groana[14].
Il territorio ha una superficie di 17,72 km² ed è distribuito su un suolo che ha un’altitudine compresa tra i 192 m e i 227 m s.l.m.[15]. Secondo la classificazione sismica la città è in zona 4 (sismicità irrilevante), come stabilito dall’ordinanza PCM n. 3274 del 20 marzo 2003[16].
Idrografia
Legnano è attraversata dal fiume Olona, che taglia in due parti quasi uguali il territorio comunale. Per la stragrande maggioranza del tratto cittadino, il corso d’acqua è incanalato in argini in cemento o pietra, che sono stati costruiti per minimizzare le esondazioni[17]. L’Olona, prima della costruzione di argini e canali scolmatori, è stato infatti un fiume che ha flagellato con frequenti esondazioni le aree che attraversa[18].
Grazie alla costruzione degli argini, gli allagamenti sono diventati eventi rari: l’ultima esondazione che ha fatto danni ingenti alla città si è verificata il 13 settembre 1995[19], mentre l’ultima in ordine cronologico è avvenuta nel luglio 2014[20].
Fino alla fine del XX secolo, una cospicua parte dell’alveo era sormontata da strutture in cemento (per la maggior parte in corrispondenza delle aree degli ex cotonifici Cantoni e Dell’Acqua), che coprivano il fiume[21].
Nel passato esistevano deviazioni del corso del fiume: naturali, come l’Olonella, e artificiali, come i canali e le rogge scavate dai contadini. Questi ultimi erano necessari per raggiungere, a scopi irrigui, i terreni più lontani dall’Olona. L’estrazione delle acque dal fiume, e più in genere le attività connesse allo sfruttamento dell’Olona, furono regolate, durante i secoli, da contratti e regolamenti[22].
Nonostante l’Olona sia stato uno dei fiumi più inquinati d’Italia, la qualità delle acque sta gradualmente migliorando[23]. Il minor inquinamento delle acque ha permesso la rimozione delle coperture in cemento che un tempo chiudevano superiormente l’alveo[24].
Origini del nome
Il toponimo “Legnano” ha origini incerte, visti i molteplici nomi con cui il borgo è chiamato nelle fonti storiche[32]. L’appellativo della città potrebbe essere un aggettivo prediale e quindi sarebbe formato da una prima parte che deriverebbe dal nome del più importante proprietario terriero della zona e da un suffisso che definirebbe questa appartenenza[32][33]. Nel caso di Legnano, il nome di tale possidente potrebbe essere stato Lemennius o Limenius, a cui venne aggiunto il suffisso –anum.
Questa proprietà terriera era più estesa della moderna Legnano e doveva avere le caratteristiche di un latifondo[34]. I nomi dei comuni limitrofi hanno un’origine più recente e quindi l’antica Lemoniano, Leminiano o Lemegniano, in seguito divenuto Limnianum e infine Legnanum, si estendeva ragionevolmente su un territorio piuttosto vasto. Il suffisso –anum confermerebbe che la latinizzazione del territorio fosse completamente avvenuta[32][33]. Per altre località, dove l’influenza celtica era presente in maniera maggiore, il suffisso aggiunto corrispondeva ad –acum[33].
Un altro studio suffraga l’ipotesi che uno degli appellativi con cui la città era conosciuta nel Medioevo (Legnanum) derivi dal toponimo fondiario Latinanium[32]. Sono invece da scartare le supposizioni che farebbero risalire il nome della città al toponimo celtico Lemonianum (ovvero “luogo del bosco sacro”) oppure all’aggettivo prediale Laenianum, che deriverebbe a sua volta dal nome del proprietario terriero Laenius[32].
Non si conosce il periodo di fondazione di questa primigenia comunità: il toponimo “Legnano” avrebbe origini almeno medievali[33]. Secondo alcune ipotesi la genesi dell’antica Latinanium risalirebbe a prima della nascita di Cristo, in epoca romana[35].
Preistoria ed epoca romana
Fin dai tempi più antichi gli abitanti di Legnano vissero sui margini della valle scavata dall’Olona. Questi terreni, più alti rispetto al corso del fiume, non erano infatti allagati dalle regolari piene del corso d’acqua[36]. Di conseguenza, i più rilevanti ritrovamenti archeologici, dalla preistoria fino alla dominazione romana, sono stati scoperti lungo i margini della valle dell’Olona; questi reperti si riferiscono principalmente a inumazioni[37][38].
I più antichi suppellettili trovati a Legnano sono dei frammenti di un vaso riconducibili alla cultura di Remedello[9]. Venuti alla luce tra il 1926 e il 1928 nei pressi del confine tra Castellanza e Legnano, risalgono a un periodo compreso tra il 3400 a.C. e il 2200 a. C.[39]. Da un sito archeologico vicino alla strada statale del Sempione sono stati ritrovati dei bronzi risalenti alla dominazione celtica, databili tra il IV e il I secolo a.C. (la cosiddetta cultura di La Tène)[10]. L’antico vicus di Legnano, che apparteneva alla regio XI Transpadana, era collegato alle zone limitrofe attraverso importanti vie di comunicazione, la più importante delle quali era una strada romana costruita nel I secolo, la via Severiana Augusta, che costeggiava l’Olona in corrispondenza del moderno corso Sempione e che collegava l’antica Milano al Verbano[40].
I più importanti ritrovamenti di epoca romana furono invece scoperti nel 1925 in una necropoli nella zona est della città[41]. Si trattava di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi, utensili in ferro[41]. Altre tombe risalenti allo stesso periodo sono state trovate nel 1985 vicino al centro storico[42], mentre in un altri scavi archeologici sono stati portati alla luce oggetti di tarda età romana[41]. Tale corredo era formato da ciottoli, coltelli, rasoi e fibbie[10].
Tutti questi oggetti sono esposti nel museo civico Sutermeister di Legnano[10][43].
Il Medioevo
Nel Medioevo Legnano[36] era divisa in due parti: l’abitato principale, che era ubicato sulla riva destra dell’Olona e che corrisponde al centro della città (la cosiddetta Contrada Granda, in dialetto legnanese) e un borgo più piccolo, Legnanello, sulla riva sinistra del fiume (da cui è derivato il nome della contrada di Legnarello). L’abitato principale si sviluppò con una pianta con forma allungata lungo un’importante strada, che ne costituiva l’asse principale attraversandolo da nord a sud. Proveniente dalla valle dell’Olona, questa via di comunicazione attraversava Castellanza, Legnano, l’odierno quartiere Costa di San Giorgio e proseguiva verso Milano. Nei punti in cui questa strada entrava e usciva da Legnano si trovavano due porte, di cui una, detta «porta di sotto», è stata demolita nel 1818: era situata in corso Magenta, poco più avanti dell’ingresso di palazzo Leone da Perego[45][46]. Verosimilmente sul lato contrapposto, a nord, si trovava un’equivalente «porta di sopra» di cui, però, non ci sono giunte testimonianze neppure sui documenti, dato che fu probabilmente abbattuta in tempi più remoti. Legnano era poi dotata di mura difensive e di un fossato allagabile[47].
Il primo documento pervenuto sulla storia di Legnano riguarda il quartiere di Legnanello. Questo atto, che si riferisce a una permuta di terreni situati nella piccola frazione, è datato 23 ottobre 789[33][36]. All’interno di questa testimonianza scritta si può leggere:
(LA)«[…] curtem proprietatis nostre in Leunianello […]» | (IT)«[…] con le nostre proprietà a Legnanello […]» |
(Codice diplomatico longobardo, numero LIV[33][36]) |
Sembra che il rione esistesse già nel 687, quando ebbe inizio la celebrazione religiosa della benedizione delle candele (la “Candelora”), introdotta da Papa Sergio I, che si officiava ogni 2 febbraio[48]. La prima menzione del borgo principale di Legnano è invece legata alla cattura di Arialdo, capo della Pataria, che avvenne all’interno del castello dei Cotta[49]. Sulla Historia Mediolanensis scritta da Landolfo Seniore nell’XI secolo che tratta della storia di Milano nel Medioevo possiamo infatti leggere che Arialdo sia stato catturato[49]:
(LA)«[…] iuxta locum Legnani […]» | (IT)«nei pressi di Legnano» |
(Historia Mediolanensis) |
Nel Medioevo Legnano fu teatro dell’omonima battaglia[50]: in diverse campagne militari, prima del celebre scontro, l’imperatore tedesco Federico I Hohenstaufen (detto “il Barbarossa”) ambiva ad affermare il suo dominio sui comuni dell’Italia settentrionale. Questi ultimi superarono le rivalità interne unendosi nella Lega Lombarda, presieduta da Papa Alessandro III. Il 29 maggio 1176 l’esercito dell’imperatore Federico Barbarossa fu sconfitto nella famosa battaglia, combattuta nei dintorni di Legnano, a opera delle truppe della Lega Lombarda. Per questo evento storico l’esercito italiano ha dedicato alla città sei unità militari: la 58ª divisione, il 67º e il 68º reggimento fanteria, il 27º e il 58º reggimento artiglieria e il Reggimento Artiglieria a cavallo. In seguito il nome della città è stato associato al 1º battaglione del 232º Reggimento Trasmissioni. Giuseppe Verdi ha lavorato all’opera La battaglia di Legnano nel 1849. L’ultima domenica del mese di maggio, a Legnano, avviene la rievocazione storica della battaglia con una sfilata in costume dell’epoca per le vie della città, cui segue una gara ippica in cui si sfidano le otto contrade cittadine. Tale manifestazione è conosciuta come Palio di Legnano. In ambito istituzionale, la data del 29 maggio è stata scelta come festa regionale della Lombardia[12].
A Legnano soggiornò anche Leone da Perego, vescovo di Milano dal 1241 al 1257. Visse nel palazzo omonimo, dove morì il 14 ottobre 1257. In un primo momento fu sepolto nella chiesa legnanese di Sant’Ambrogio, poi la salma scomparve[51]. La comunità legnanese approvò, nel 1258, i suoi primi statuti, deliberazione che fece nascere, formalmente, il comune di Legnano[52].
Il castello di Legnano ospitò per una notte, nell’aprile 1273, i reali d’Inghilterra Edoardo I Plantageneto ed Eleonora di Castiglia nel tragitto di ritorno da un loro viaggio in Medio Oriente[53][54].
Fino al 1288 in città visse Bonvesin de la Riva, il maggiore poeta e scrittore lombardo del XIII secolo, esponente più in vista del movimento poetico didattico del nord Italia. Il letterato descrisse Legnano con questi versi: “[…] Fra tutte le città della Lombardia è lodata come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l’aquila fra gli uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini […]”[10].
Dal Quattrocento al Seicento
Già nel Medioevo Legnano non era considerato un villaggio, bensì un borgo, denominazione riservata ai paesi dotati di un mercato e di una fortificazione[55]. Queste infrastrutture in genere sorgevano nei centri più popolosi e servivano anche i centri limitrofi.
Durante il Rinascimento Legnano fu dominata da alcune famiglie nobiliari. Le principali furono i Lampugnani, i Vismara, i Visconti, i Crivelli, i Maino e i Caimi[56]. Nel corso del XV secolo Legnano si arricchì di molte abitazioni nobiliari, che si aggiunsero al castello di San Giorgio e a Palazzo Leone da Perego.
Una di queste dimore rinascimentali si trovava a Legnanello tra la strada statale del Sempione (anticamente conosciuta come “strada magna”[57]) e l’Olona, all’altezza di largo Franco Tosi. Si trattava di una casa ampia e circondata da giardino, con un ingresso sulla strada che scendeva al fiume: il Maniero Lampugnani. L’edificio originale, che apparteneva a Oldrado II Lampugnani, è stato demolito nel 1927 per poter permette l’allargamento del Cotonificio Cantoni. Il comune utilizzò parte dei materiali della dimora per edificare il museo civico della città[43]. L’unica costruzione civile giunta sino a noi della Legnano quattrocentesca è la Torre Colombera[58], che si trova inglobata in una corte lombarda situata tra corso Garibaldi e via Del Gigante, nei pressi della chiesa di San Domenico[59].
Nel 1549 la popolazione, decimata dalle epidemie di peste del 1529 e del 1540, era di 576 abitanti, distribuiti in 184 famiglie[60]. Già in questi secoli l’agricoltura legnanese era molto variegata. Le principali colture erano cereali (miglio e frumento), la vite e il gelso, che è alla base dell’allevamento dei bachi da seta. Oltre alla coltura di cereali, l’economia legnanese si basava anche sull’allevamento del bestiame e sull’artigianato[61].
La costruzione dei conventi e della maggior parte delle chiese legnanesi risale invece alla Controriforma: le famiglie nobiliari dell’epoca facevano infatti a gara per accattivarsi il favore degli arcivescovi milanesi legando il proprio nome a opere di carità oppure a opere a beneficio della comunità[62].
Il Settecento e l’Ottocento
L’elemento caratterizzante dei secoli XVIII e XIX fu la costruzione di molti mulini ad acqua lungo l’Olona. Nel periodo di massima espansione dell’attività molinatoria, si potevano contare, a Legnano, diciassette mulini che sfruttavano la forza motrice del fiume. Gli ultimi sette sono stati demoliti tra il XIX e il XX secolo dalle grandi industrie cotoniere legnanesi per essere sostituiti da impianti più moderni, che sfruttavano la forza motrice del fiume con maggior efficienza[63].
I bassi redditi che venivano forniti dall’economia agricola e d’allevamento di questi secoli stimolavano i contadini a integrare l’impiego nei campi con altri lavori, ai quali partecipavano, durante la giornata, anche le donne. Alla sera i contadini legnanesi diventavano filatori e tessitori di seta, di lana e di cotone, oltre che tintori[64].
Durante l’epoca napoleonica fu potenziata un’opera che risulterà decisiva, insieme alle attività artigianali sopraccennate, per la nascita delle industrie. Il governo migliorò infatti la strada del Sempione, già esistente, che collegava Milano con Parigi sul tragitto Rho – Legnano – Gallarate – Arona – Domodossola – Briga, attraversando le Alpi al passo del Sempione. Questa importante via di comunicazione contribuì notevolmente anche ad accrescere l’importanza strategica di Legnano, seconda stazione di posta da Milano[65].
Nel XIX secolo l’Amministrazione comunale di Legnano era governata da grandi proprietari terrieri e da esponenti della borghesia più abbiente. Era spesso costretta ad intervenire per dettare norme in materia di agricoltura, pascoli e tutela dei terreni, e per risolvere le accese dispute tra gli agricoltori e i mugnai, specialmente nei periodi di magra dell’Olona[66].
Il 16 giugno 1862, da un balcone di un edificio non più esistente (nel luogo venne in seguito edificata la sede centrale della Banca di Legnano), Giuseppe Garibaldi esortò i legnanesi[67] alla costruzione di un monumento a ricordo della famosa battaglia del 29 maggio 1176. Il comune di Legnano, stimolato dal discorso dell’Eroe dei due Mondi, fece erigere una statua in onore alla battaglia, inizialmente realizzata dallo scultore Egidio Pozzi e poi sostituita nel 1900 dal monumento al Guerriero di Legnano, che è opera di Enrico Butti[68] e che è spesso erroneamente associata al leggendario condottiero lombardo Alberto da Giussano[69].
Nel 1882 la città fu invasa da una disastrosa esondazione dell’Olona: per le coraggiose e filantropiche azioni dei suoi abitanti, come si può leggere nella motivazione dell’onorificenza, a Legnano fu conferita la Medaglia d’oro al valor civile[70].
L’industrializzazione
Nella seconda metà del XIX secolo si ebbe la seconda fase della rivoluzione industriale di Legnano, che portò alla nascita delle moderne fabbriche tessili e, successivamente, di quelle meccaniche. Le macchine utilizzate nell’industria tessile, sempre più efficienti e quindi sempre più complesse, comportavano sia la necessità di possedere l’attrezzatura per la manutenzione che una certa velocità nelle riparazioni. Di conseguenza, negli ultimi decenni del XIX secolo, nacquero le prime industrie meccaniche di Legnano, che costruivano e riparavano macchinari tessili. Successivamente si raggiunse una produzione più ampia nel settore meccanico: nel 1876 Eugenio Cantoni assunse l’ingegnere Franco Tosi, appena rientrato da un periodo di tirocinio in Germania, quale direttore della sua azienda. Franco Tosi fondò poi, nel 1882, l’omonima industria meccanica, che è l’unica grande industria legnanese ancora in attività[73].Le filature nate nei primi decenni del XIX secolo si trasformarono poi in vere e proprie industrie. Alcune di esse crebbero costantemente fino a diventare tra i principali cotonifici lombardi[73]. Il territorio legnanese era l’ideale per aprire industrie tessili grazie alla presenza di importanti vie di comunicazione e a quella del fiume Olona, che forniva l’energia necessaria per muovere le ruote idrauliche prima dell’installazione dei motori a vapore. Dalla seconda metà del XIX secolo le aziende legnanesi raggiunsero una produzione più ampia, anche grazie al miglioramento tecnologico che portò alcune industrie ad avere un’importanza che travalicava i confini nazionali[74].
Tra le industrie legnanesi, la principale, per organizzazione e tecnologia, era il Cotonificio Cantoni, come risulta da un documento del 1876 conservato presso l’archivio del comune di Legnano[73]. Tra le più grandi aziende operanti a Legnano tra il XIX e il XX secolo ci furono, oltre a quelle già citate, i cotonifici Bernocchi, Dell’Acqua, De Angeli-Frua[75], la Manifattura di Legnano, le aziende meccaniche Mario Pensotti e Andrea Pensotti, la FIAL dei fratelli Ghioldi, che produceva principalmente automobili[76], e l’azienda ciclistica Legnano[77]. Alcuni di questi industriali elargirono anche contributi per la costruzione dell’ospedale e degli istituti scolastici superiori legnanesi.
Tra il 1885 ed il 1915 l’originaria economia agricola legnanese si trasformò definitivamente in un sistema industriale[78]. Lo sviluppo industriale portò però a una crisi agricola della zona, in quanto molti contadini abbandonarono l’attività nei campi per lavorare nelle fabbriche legnanesi. A cavallo dei due secoli ci fu pertanto un forte sviluppo industriale e commerciale. Per questa espansione furono molto importanti le infrastrutture per il trasporto di persone e di merci. Accanto alla stazione ferroviaria della linea ferroviaria Domodossola-Milano e alla strada statale del Sempione fu costruita, lungo quest’ultima, la tranvia Milano-Gallarate, che collegava Legnano a Milano. Fu poi soppressa nella seconda metà del XX secolo[79].
Durante l’industrializzazione di Legnano ci fu un largo impiego della manodopera infantile. Nei primi anni ottanta del XIX secolo vennero organizzati, nelle industrie legnanesi, i primi scioperi e nacquero nel contempo le prime società operaie[80].
Chiese
Legnano possiede numerose chiese, dislocate su tutto il territorio. La chiesa principale della città è la basilica di San Magno: venne realizzata nei primi decenni del XVI secolo probabilmente da Giovanni Antonio Amadeo o da suoi seguaci grazie al patrocinio delle famiglie Lampugnani e Vismara[106]. Vi è poi la chiesa di Sant’Ambrogio, tra le più antiche della città: la prima citazione di una chiesa dedicata a sant’Ambrogio a Legnano è infatti contenuta in un documento del 1389, scritto da Goffredo da Bussero[107].
La seconda parrocchia sorta nella città, dopo quella di San Magno, è stata quella del Santissimo Redentore. Questa comunità religiosa si ritrova nell’omonima chiesa, che è stata inaugurata nel 1902 a Legnanello, quartiere della città. Prima che fosse costruito questo edificio religioso, la comunità religiosa del rione faceva riferimento alla piccola chiesa di Santa Maria della Purificazione[108]. Di rilievo storico è anche il santuario della Madonna delle Grazie, costruito tra il 1611 e il 1650 come ringraziamento a un miracolo occorso a due ragazzi sordomuti[109].
La chiesa di San Bernardino è stata invece consacrata nel 1580: venne realizzata sulle vestigia di un antico oratorio dedicato anch’esso a san Bernardino da Siena[110]. Il nome di San Bernardino fu dato anche ad una cascina locale per ricordare una visita compiuta a Legnano dal santo nel 1444[110]. La chiesa di Sant’Erasmo, invece, è stata realizzata nel XIV secolo ed è stata restaurata nel 1490: un tempo era annessa al già citato ospizio medioevale che fu presumibilmente fondato da Bonvesin de la Riva nel XIII secolo e che venne abbattuto nel 1925 per allargare la strada statale del Sempione[111].
La chiesa di San Martino è stata costruita nel XV secolo, ma un luogo di culto dedicato a San Martino di Tours era menzionato da Goffredo da Bussero nel suo elenco elenco redatto nel 1389[112]. La chiesa della Madonnina dei Ronchi venne invece realizzata nel 1641 grazie all’ampliamento di una piccola cappella della famiglia Lampugnani che si trovava nello stesso luogo[113]. Di rilievo storico sono anche la chiesa dei Santi Magi, che è stata innalzata nel XVIII secolo[114], la chiesa di Santa Rita, la cui costruzione è anteriore al 1584[115] e la chiesa di Santa Maria Maddalena, che è stata consacrata 1728[116].
Monumenti e sculture
In piazza Monumento (vicino alla stazione ferroviaria) è situata la statua dedicata al Guerriero di Legnano, che è stata inaugurata nel 1900[146]. L’iconografia del monumento è stata in seguito utilizzata come logo dalle biciclette Legnano, dalla squadra di calcio della città, dal Corpo Bandistico Legnanese, dal gruppo Sbandieratori cittadino e dal partito politico Lega Nord. Come già accennato, è spesso erroneamente associata al leggendario condottiero lombardo Alberto da Giussano
Il monumento ai Caduti sul lavoro, realizzato da Gianluigi Bennati per l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, venne posizionato nel 1984 in corso Italia a Legnano[147].
Il monumento a Felice Musazzi, uno dei fondatori della storica compagnia teatrale I Legnanesi si trova invece in via Gilardelli. Ritrae il volto della Teresa, il personaggio da lui interpretato, e riporta sul basamento alcune citazioni celebri dei suoi spettacoli.
Nel 2009 sono state collocate in diversi punti della città alcune opere dell’artista Aligi Sassu. Le quattro statue, in ordine alfabetico, sono: Cavalli innamorati (in bronzo), Cavallo imbizzarrito (in bronzo), Grande cavallo impennato (in vetroresina) e Nuredduna (in vetroresina)[148].
Aree naturali
In origine il Legnanese era caratterizzato dalla crescita spontanea soltanto di cespugli, data la bassa fertilità del terreno (in Lombardia questo tipo di habitat è conosciuto come groana). Nel corso dei secoli, grazie al lavoro di fertilizzazione a opera dei contadini e alla costruzione di canali artificiali, è stato possibile rendere coltivabile il terreno[149]. Un tempo, infatti, vaste aree erano coltivate e la flora delle zone boscose era composta prevalentemente da farnie, carpini, castagni, noccioli, platani, frassini, querce, pioppi, olmi, aceri e ontani.
Per l’allevamento dei bachi da seta in seguito fu introdotto il gelso anche se oggi, a causa di malattie che falcidiarono la pianta, la specie risulta praticamente scomparsa. Tra il XIX e il XX secolo fu importata la robinia per consolidare le massicciate stradali e ferroviarie[150]: grazie alla sua rapida velocità di crescita, la pianta risolse il problema, soprattutto durante le guerre, della legna da ardere. Questa pianta, la cui diffusione diventò, nel XX secolo, infestante, caratterizza ancora oggi la natura legnanese.
Il più grande parco legnanese è il Parco dei Mulini, che occupa una superficie di 500 ettari distribuiti nei comuni di Legnano, Canegrate, San Vittore Olona, Parabiago e Nerviano. Gli impianti molinatori più importanti presenti nel perimetro del parco sono i mulini “Cornaggia” di Legnano, “Cozzi” (già “Melzi Salazar”, il meglio conservato), “De Toffol” e “Meraviglia” di San Vittore Olona, “Galletto” e “Montoli” di Canegrate, “Rancilio” (già “Mulino del Miglio”), “Gajo-Lampugnani” e “Bert” a Parabiago e lo “Star Qua” di Nerviano. Tra i mulini menzionati, quello più importante è il “Meraviglia” di San Vittore Olona[151], che è il più antico, dato che venne costruito nel XIV secolo, e che è l’unico che ha conservato la funzione originale, cioè quella di triturare prodotti agricoli. Le macine di questo mulino, che sono ancora funzionanti, vengono utilizzate per produrre foraggio per il bestiame.
Parte integrante del Parco dei mulini è il Parco locale del bosco di Legnano (o Parco Castello): nato[152] negli anni settanta, è situato accanto al castello di San Giorgio, al confine con i comuni di Canegrate e San Vittore Olona. Nel periodo della sua realizzazione, i rimboschimenti non erano effettuati basandosi su criteri specifici di salvaguardia del paesaggio locale e dunque l’area protetta annovera perlopiù piante non autoctone; per questa ragione, il parco è ricco di conifere. Dal 1981 è stato creato, all’interno del parco, un sistema di laghetti e paludi di circa mezzo ettaro di superficie, che sono alimentati da acque di falda con lo scopo di fornire un ambiente favorevole alla vita di pesci e uccelli acquatici. Tra i pesci sono presenti lucci e carpe, oltre ad altre specie.
Il Parco Alto Milanese[153] è situato a nord del comune al confine con Castellanza e Busto Arsizio. È sorto per la salvaguardia degli aspetti naturali (flora e fauna) e lavorativi (agricoltura e allevamento) tipici della zona.
Da segnalare anche il Parco Bosco dei Ronchi, che si estende interamente all’interno dei confini cittadini per circa 26 ettari, al cui interno si trova anche il Parco ex-ILA[154]. Istituito nel 1992, è situato nel quartiere Canazza, a est della città. Degno di nota è anche il Bosco 1993, che si trova all’angolo tra via Sabotino e via Massimo D’Azeglio. Tale area verde, che è stata creata 18 dicembre 1994 in conformità alla legge 113/92, ha la particolarità di avere un albero per ognuno dei 469 bambini nati nell’anno 1993[155].
PALIO DI LEGNANO
Il palio di Legnano è una festa tradizionale che si svolge annualmente a Legnano dal 1935 per commemorare l’omonima battaglia combattuta il 29 maggio 1176 nei dintorni della città tra le truppe della Lega Lombarda e l’esercito imperiale di Federico Barbarossa[1]. Il territorio di Legnano, comune italiano della città metropolitana di Milano, in Lombardia, è diviso in otto contrade storiche che si sfidano, all’ultima domenica di maggio, in una corsa ippica che chiude la manifestazione[1].
Fino al 2005 il palio di Legnano era chiamato “Sagra del Carroccio“, denominazione che prese già dalla sua seconda edizione, nel 1936[2]. Dal 1954 è ufficialmente annoverato tra le manifestazioni storiche italiane[3]. Tra gli eventi collegati al palio di Legnano trovano anche spazio una sfilata storica e “La Fabbrica del Canto“, manifestazione musicale corale internazionale nata nel 1992 su iniziativa dell’Associazione Musicale Jubilate[4]. Nel 2002 la sfilata storica del palio di Legnano è stata riproposta al Columbus Day di New York[5].
Il Palio tra Folklore e Storia
Il Palio di Legnano, una festa tra folklore e storia.
Il Palio di Legnano è l’insieme delle manifestazioni rievocative della Battaglia di Legnano, l’importante fatto d’armi che il 29 maggio del 1176 vide la vittoria dei comuni alleati nella Lega Lombarda sull’esercito imperiale di Federico I detto il Barbarossa. Tracce delle prime commemorazioni si ritrovano, in forma religiosa, già nel tardo medioevo (1393) a Milano nella chiesa d San Simpliciano, ma il Palio così come oggi lo si conosce ha origini più moderne. La prima edizione in assoluto, che fu chiamata “Festa del Carroccio“, risale al 1932, organizzata in contemporanea ad una sorta di fiera gastronomica, fu costituita da una sfilata in costume d’epoca e da una gara ippica che si svolse al campo sportivo Brusadelli. La prima edizione del Palio non fu assegnata in quanto la gara fu sospesa a seguito di un incidente avvenuto ad un fantino; la corsa riprese, regolamentata in modo più adeguato solo 3 anni più tardi, nel 1935. E’ da questa seconda edizione, organizzata con una sfilata in costume molto più ricca, che la rievocazione prende il nome di “Palio di Legnano“. Questa edizione del Palio che le cronache dell’epoca riportano come molto ben riuscita e seguita da numeroso pubblico fu vinta da San Domenico che conseguentemente ha iscritto per prima il suo nome sull’albo d’oro della corsa. Dalla successiva edizione, 1936, la denominazione dovette cambiare in quanto una precisa disposizione del Duce stabiliva che la denominazione “Palio” doveva essere riservata esclusivamente alla tradizionale manifestazione senese. La rievocazione legnanese assunse allora il nome di “Sagra del Carroccio“, fino all’edizione del 2005; dal 2006 infatti la manifestazione ha ripreso il nome precedente di Palio di Legnano.
La città è stata divisa in contrade, dieci inizialmente, che presto si ridussero ad otto. La contrada, letteralmente “gruppo di case attorno ad una strada”, è un quartiere storico della città che ha la propria sede nel maniero, epicentro della vita associativa e delle attività oltre che luogo nel quale sono custodite tutte le armi, gli ornamenti ed i costumi che vengono utilizzati nella sfilata storica. Le guida della contrada è affidata alla reggenza composta dalle tre cariche più importanti che sono Capitano, Castellana e Gran Priore. Le otto contrade nelle quali è suddivisa la città di Legnano sono: La Flora, Legnarello, San Bernardino, San Domenico, San Magno, San Martino, Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo.
Uno degli elementi più caratteristici ed importanti del palio è costituito dalla sfilata storica nella quale si condensano mesi e mesi di preparazione e di lavoro effettuato nei manieri. La sfilata, che come la gara ippica si svolge l’ultima domenica di maggio, è composta da oltre 1200 figuranti che indossano costumi e portano oggetti d’epoca realizzati esclusivamente secondo le prescrizioni dettate da un apposita commissione che vaglia preventivamente l’attinenza degli abiti e degli ornamenti rispetto al periodo rappresentato. Ogni contrada, nell’ambito della sfilata che attraversa la città da est ad ovest, svolge un tema predefinito che raffigura un aspetto della vita medioevale, da quello riferito alla vita militare a quello contadino, passando attraverso la vita dei cortigiani o quella degli artisti di strada, musici e giocolieri senza tralasciare il mondo della magia. In coda sfila il Carroccio scortato dai fanti e dalla celebre Compagnia della morte che chiude il corteo. La compagnia della morte è capitanata dal leggendario condottiero Alberto da Giussano il cui monumento, opera dello scultore Enrico Butti, è diventato simbolo della città.
La mattina, prima della sfilata e della corsa, in piazza San Magno sul carroccio si celebra la messa che è seguita dall’investitura religiosa dei Capitani e dalla benedizione dei cavalli e dei fantini che correranno il Palio.
Gli otto rioni storici
Le otto contrade di Legnano, i cui motti sono stati introdotti nel 1955[74], sono:
- La Flora: “sia seme la virtù vittoria il fiore”;
- Legnarello: “soli nel Sole”;
- San Bernardino: “il ponte lega la virtù alla gloria”;
- San Domenico: “nel verde la speranza”;
- San Magno: “non sempre vincitori, ma sempre primi”;
- San Martino: “fino alla fine”;
- Sant’Ambrogio: “mi abbiano in odio, purché mi temano”;
- Sant’Erasmo: “il blu è la virtù dei forti”.
Ognuna delle otto contrade ha una reggenza formata da un capitano, da un gran priore e da una castellana[2][75]. I capitani degli otto rioni storici sono riuniti nel collegio dei capitani e delle contrade, che è stato fondato nel 1955[3] e che ha la funzione di coordinare le attività, le azioni e gli intenti degli stessi[73]. Questo collegio, che è presieduto dal gran maestro del collegio dei capitani e delle contrade, ha sede all’interno del castello Visconteo di Legnano[73]. L’antagonismo e la competizione tra le contrade sono molto avvertiti, con una forte componente goliardica e particolarmente nel periodo dell’anno in cui viene organizzato il palio[75][76], fermo restando il forte rispetto reciproco che porta al mutuo aiuto nell’organizzazione della manifestazione come nel caso, ad esempio, dei frequenti scambi del materiale utilizzato nelle sfilata[77]. Per evitare le burle, che sono frequenti vicino alla data del palio, i cavalli che parteciperanno alla corsa ippica, alla vigilia di quest’ultima, vengono nascosti in un posto segreto e curati a vista dai contradaioli[78]. Sono due le contrade legnanesi che hanno un titolo aggiuntivo nel nome; San Magno ha nella denominazione il termine “nobile”, che deriva dal territorio del rione, che include il centro storico di Legnano, e dal fatto che fin dai tempi più antichi, all’interno dei confini della contrada, sono presenti diverse famiglie di nobile lignaggio[79], mentre La Flora si fregia del titolo di “sovrana”, attribuzione che è stata concessa da Casa Savoia nel 2002[69].
Le attività delle contrade
I manieri
Le contrade soppresse
Nei primi anni in cui fu disputato il palio di Legnano esistevano anche le contrade della Ponzella e di Mazzafame e dell’Olmina, che furono inglobate, rispettivamente, da San Bernardino e La Flora (nel 1936) e da Legnarello (nel 1937); furono accorpate negli anni trenta perché all’epoca i quartieri a cui facevano riferimento non erano molto abitati, e quindi avevano grandi difficoltà a sostenere economicamente la partecipazione al palio[81]. I gonfaloni delle due contrade soppresse partecipano ancora alla sfilata storica del palio di Legnano: in particolare, seguono il gonfalone delle contrade a cui sono state annesse, provviste della loro scorta armata[83][84].
- La Flora: la guerra;
- Legnarello: la forza e il lavoro;
- San Bernardino: il trionfo per la cattura delle armi;
- San Domenico: i popolani e i giochi;
- San Magno: la nobiltà e il clero;
- San Martino: la musica e la danza;
- Sant’Ambrogio: i cortigiani;
- Sant’Erasmo: l’astrologia e la caccia.
I simboli della vittoria
STATISTICHE
Vittorie per contrada
Contrada | Vittorie | Edizioni |
---|---|---|
Sant’Erasmo | 13 | 1937, 1939, 1958, 1964, 1969, 1970, 1974, 1975, 1976, 1994, 1998, 2002 e 2014 |
San Magno | 11 | 1963, 1971, 1973, 1979, 1987, 1990, 1993, 1999, 2000, 2001 e 2011 |
Legnarello | 11 | 1936, 1952, 1953, 1954, 1965, 1966, 1983, 1989, 1991, 2015 e 2017 |
San Bernardino | 9 | 1956, 1959, 1961, 1978, 1980, 1982, 1985, 1995 e 2007 |
La Flora | 8 | 1938, 1960, 1997, 2005, 2008, 2009, 2010 e 2018 |
San Domenico | 7 | 1935, 1972, 1981, 1984, 1996, 2013 e 2019 |
Sant’Ambrogio | 6 | 1962, 1968, 1986, 1988, 2004 e 2012 |
San Martino | 5 | 1957, 1967, 1992, 2003 e 2016 |
Vincitore dell’ultimo palio
- 2 giugno 2019: San Domenico (Antonio Siri su Odi et Amo)
Anni di ritardo dall’ultima vittoria
Contrada | Ultima vittoria | Ritardo |
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San Bernardino (contrada nonna[N 6]) | 27 maggio 2007 | 12 anni e 309 giorni |
San Magno | 29 maggio 2011 | 8 anni e 307 giorni |
Sant’Ambrogio | 27 maggio 2012 | 7 anni e 309 giorni |
Sant’Erasmo | 1º giugno[N 7] 2014 | 5 anni e 304 giorni |
San Martino | 29 maggio 2016 | 3 anni e 307 giorni |
Legnarello | 28 maggio 2017 | 2 anni e 308 giorni |
La Flora | 27 maggio 2018 | 1 anno e 309 giorni |
San Domenico | 2 giugno 2019 | 0 anni e 303 giorni |
ANNO | CONTRADA | FANTINO | SOPRANNOME | CAVALLO |
2019 | San Domenico | Antonio Siri | Amsicora | Odi et Amo |
2018 | La FLora | Gavino Sanna | Escobar | |
2017 | Legnarello | Giovanni Atzeni | Tittia | Bam Bam |
2016 | San Martino | Andrea Mari | Brio | Totò |
2015 | Legnarello | Giovanni Atzeni | Tittia | Guerriero |
2014 | Sant’Erasmo | Giuseppe Zedde | Gingillo | Lecca Lecca |
2013 | San Domenico | Dino Pes | Velluto | Guglielmino |
2012 | Sant’Ambrogio | Silvano Mulas | Voglia | Deo Volente |
2011 | San Magno | Giovanni Atzeni | Tittia | Aberrant |
2010 | La Flora | Siri Antonio | Amsicora | Last Minute |
2009 | La Flora | Silvano Mulas | Voglia | Charlie Brown |
2008 | La Flora | Walter Pusceddu | Bighino | Kyanti |
2007 | San Bernardino | Giuseppe Zedde | Gingillo | Domizia |
2006 | NON ASSEGNATO | |||
2005 | La Flora | Walter Pusceddu | Bighino | Mara Canà |
2004 | Sant’Ambrogio | Dino Pes | Velluto | Soldato |
2003 | San Martino | Massimo Coghe | Massimino | Millenium Bug |
2002 | Sant’Erasmo | Giuseppe Pes | Pesse | Pierino |
2001 | San Magno | Maurizio Farnetani | Bucefalo | Guazza |
2000 | San Magno | Maurizio Farnetani | Bucefalo | Ombra-Amalin |
1999 | San Magno | Martin Ballestreros | Pampero | Noble Nord |
1998 | Sant’Erasmo | Martin Ballestreros | Pampero | Noble Nord |
1997 | La Flora | Sebastiano Deledda | Legno | Blue Baker |
1996 | San Domenico | Luigi Bruschelli | Trecciolino | Vittorio |
1995 | San Bernardino | Antonello Casula | Moretto | Tulipan |
1994 | Sant’Erasmo | Martin Ballestreros | Pampero | Slavi |
1993 | San Magno | Maurizio Farnetani | Bucefalo | Phantasm |
1992 | San Martino | Salvatore Ladu | Cianchino | Mattia |
1991 | Legnarello | Tonino Cossu | Cittino | Phiteos |
1990 | San Magno | Maurizio Farnetani | Bucefalo | Phantasm |
1989 | Legnarello | Salvatore Ladu | Cianchino | Veronica Gambara |
1988 | Sant’Ambrogio | Luca Semenzato | Cecchetti | Salazar |
1987 | San Magno | Giuseppe Pes | Pesse | Alpha Shariba |
1986 | Sant’Ambrogio | Antonello Casula | Moretto | Salazar |
1985 | San Bernardino | Leonardo Viti | Canapino | Sir Brunetto |
1984 | San Domenico | Mario Cottone | Truciolo | Master Fullnes |
1983 | Legnarello | Massimo Alessandri | Bazzino | Raggio di Sole |
1982 | San Bernardino | Leonardo Viti | Canapino | Valsandro |
1981 | San Domenico | Mario Cottone | Truciolo | Hirsh Karaban |
1980 | San Bernardino | Leonardo Viti | Canapino | Valsandro |
1979 | San Magno | Salvatore Ladu (Blando) | Cianchino | Peccatrice |
1978 | San Bernardino | Leonardo Viti | Canapino | Faberina |
1977 | NON ASSEGNATO | |||
1976 | Sant’Erasmo | Vincenzo Foglia | Frasca | Lucianella |
1975 | Sant’Erasmo | Vincenzo Foglia | Frasca | Lucianella |
1974 | Sant’Erasmo | Andrea De Gortes | Aceto | Pou Pouch |
1973 | San Magno | Vincenzo Foglia | Frasca | Pou Pouch |
1972 | San Domenico | Rinaldo Spiga | Spingarda | Dominga |
1971 | San Magno | Costantino Giuggia | Morino | Tom Jones |
1970 | Sant’Erasmo | Domenico Cottone | Mezzetto | Pasquetta |
1969 | Sant’Erasmo | Domenico Cottone | Mezzetto | Pasquetta |
1968 | Sant’Ambrogio | Umberto Simonazzi | Ettore | Capriccio |
1967 | San Martino | Bernardino Brusciotti | Comodino | Belfast |
1966 | Legnarello | Maurizio Franchini | Maurizio | Tigri |
1965 | Legnarello | Maurizio Franchini | Maurizio | Tigri |
1964 | Sant’Erasmo | Bruno Blanco | Parti e Vai | Frestola |
1963 | San Magno | Giorgio Garzonio | Fulmine | |
1962 | Sant’Ambrogio | Giorgio Terni | Vittorino | Cigolette |
1961 | San Bernardino | Dino Pieraccini | Bubbolino | Atomica |
1960 | La Flora | Francesco Zoni | Argea | |
1959 | San Bernardino | Dino Pieraccini | Bubbolino | Utipat |
1958 | Sant’Erasmo | Donato Tamburelli | Rondone | Shim |
1957 | San Martino | Siro Pessuti | Morino V | Scapricciatella |
1956 | San Bernardino | Rosario Pecoraro | Tristezza | Incantatella |
1955 | NON ASSEGNATO | |||
1954 | Legnarello | Angelo Lorenzetti | Muccia | |
1953 | Legnarello | Angelo Lorenzetti | Noia | |
1952 | Legnarello | Angelo Lorenzetti | Muccia | |
1951 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1950 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1949 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1948 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1947 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1946 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1945 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1944 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1943 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1942 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1941 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1940 | PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI | |||
1939 | Sant’Erasmo | Antonio Braca | Cucciolo | Miki |
1938 | La Flora | Antonio Braca (Urbani) | Cucciolo | Miki |
1937 | Sant’Erasmo | Antonio Braca | Cucciolo | Miki |
1936 | Legnarello | Vittorio Ciapparelli | Lugano | |
1935 | San Domenico | Vittorio Ciapparelli | Lugano |
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