1-PAESI DEI PALII

PAESI DEI PALII, OGGI FERMO LA SUA STORIA, IL SUO PLAIO, L’ALBO D’ORO

27 MARZO 2020

FILMATO DL PALIO 2019 E NON SOLO CLICCA>>https://www.facebook.com/TgrRaiMarche/videos/422044325321720/

L’ARTICOLO DI BRONTOLO A FINE PALIO 2019
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Oggi visitiamo l’antico, paese di Fermo che ha storia antica che riporta al periodo A.C. e con il suo aspetto Medioevale, anche il suo Palio, La Cavalcata dell’Assunta ha storia antica leggiamo grazie a WichipediA la sua storia e quella del suo Palio con anche l’Albo d’Oro di questo. Questo Palio (La Cavalcata dell’Assunta che si corre il 15 Agosto) come quello di Buti si disputa sulla strada con i cavalli mezzosangue e con la sella. Prima, quando c’era, faceva parte del Gran Premio Marche che comprendeva diverse corse in strada che si svolgevano nelle Marche e se la memoria non m’inganna credo che comprendesse anche qualche corsa fatta nel Romano, ma prendetela con beneficio dell’invetario quest’ultima cosa; prima correre su strada era una consuetudine.

Alla prossima Brontolo

Vista sui Monti Sibillini

Fermo sorge sulla vetta e lungo le pendici del Colle Sàbulo (319 m slm), così denominato probabilmente perché di formazione prevalentemente arenacea (in latino sàbulum = sabbia).
Il Colle Sàbulo è dominato dalla mole della Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta; dista 6 km da Porto San Giorgio e 40 km da Macerata. È praticamente equidistante da Ascoli Piceno (67 km) e da Ancona (68 km).
Altre distanze: da Pescara 90 km, da Perugia 160 km, da Roma 250 km, da Bologna 270 km, da Firenze 300 km, da Napoli 350 km e da Milano 480 km.

«situata in un colle di aere saluberrimo, di amenità singolare nel cuor del Piceno, presso al seno Adriatico, non lungi dai monti Appennini»
(Bolla di papa Sisto V del 24 maggio 1584 per l’elevazione della Cattedrale a Sede Metropolitana[5])

La città si presenta divisa in due parti: la parte storica, cresciuta attorno e sulla sommità del colle Sabulo, rimasta quasi intatta nei secoli con il suo splendido aspetto medioevale, e una parte nuova.

«Io amo molto Fermo, … la sorella carnale di Urbino, più bionda, più pingue e di carattere più aperto e dolce …»
(Paolo Volponi[6])

Territorio

Il territorio di Fermo è delimitato a sud dal fosso San Biagio e dal crinale che attraversa la località Madonna Bruna, ed a nord dal fiume Tenna, con diverse aree oltre il fiume (es. Campiglione, Villa San Claudio).
Fermo ha 3 km di litorale a sud di Porto San Giorgio (località Marina Palmense) e 4 km di litorale a nord (località Lido di Fermo, Casabianca e Lido San Tommaso).
Alcune aree comunali sono exclave: Boara (0,3 km², confinante a nord con Montegiorgio, a sud con Belmonte Piceno e Grottazzolina, e ad est con Magliano di Tenna) e Gabbiano (5 km², confinante a nord con Mogliano e Francavilla d’Ete, a sud con Massa Fermana e ad est con Montegiorgio; sul lato di Mogliano, questa isola geografica confina con la provincia di Macerata).
Il territorio è punteggiato di abitazioni, secondo l’uso dell’economia agraria mezzadrile, che prevedeva la presenza di una famiglia colonica su ogni appezzamento di terreno anche se formato da pochi ettari.

Origini del nome

Il suo nome sembra derivare dall’aggettivo latino firmus, con il senso di “fedele” oppure “dai certi confini”. Altre ipotesi indicano una provenienza dal sabino Perwom ovvero dall’etrusco Permu, con il significato di “storto”, da porre in relazione con la pianta iniziale della città[7].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Fermo.

Centro cittadino

Scavi archeologici condotti a Fermo, in due distinte aree (contrada Mossa e contrada Misericordia), hanno restituito materiale funerario risalente sino ai secoli IXVIII a.C., appartenente alla tipologia proto-etrusca, tanto che gli studiosi hanno definito l’area di Fermo un’isola culturale villanoviana[8]Colonia romana nel 264 a.C., Fermo partecipa a varie campagne di guerra, e i suoi abitanti ottengono la cittadinanza romana nel 90 a.C. Annessa al regno longobardo, e poi al regno dei Franchi. Divenne il centro e il capoluogo della Marca fermana, un’ampia area che si estendeva dal Musone a oltre Vasto (Chieti) e dagli Appennini al mare.

«…come un tempo veniva chiamato Fermo Piceno, così in altri tempi la Marca fu detta Fermana, essendo Fermo la prima Città che in questa provincia esistesse»
(Bolla di Sisto V del 24 maggio 1584 per l’elevazione della Cattedrale a Sede Metropolitana[5])

Libero comune alla fine del XII secolo, conobbe successivamente l’avvicendamento di diverse signorie. Nel periodo napoleonico, fu capoluogo del Dipartimento del Tronto (uno dei tre dipartimenti in cui erano divise le Marche) e in cui erano comprese anche Ascoli e inizialmente anche Camerino. Gli altri dipartimenti erano quelli del Metauro con capoluogo Ancona e del Musone con capoluogo Macerata.

Nel 2004 è stata istituita la Provincia di Fermo, con legge parlamentare 147/2004, provincia già esistente fino al 1860 quando fu soppressa con un decreto-legge del Governo Cavour (Ministro degli interni Minghetti), decreto mai convertito in legge, e unita a quella vicina di Ascoli Piceno, benché all’epoca fosse più piccola sia per estensione territoriale, sia per abitanti ed estimo rispetto a quella di Fermo.

Il territorio circostante, corrispondente più o meno alla Provincia di Fermo, è chiamato “Il Fermano”, mentre fino alla metà del Novecento esso era chiamato correntemente “La Fermana”, probabilmente derivando dall’antica denominazione della Marca Fermana (fonte: Enciclopedia Treccani, ediz. 1922).

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Blasonatura dello stemma
Inquartato, nel primo e nel quarto di rosso alla croce pomata d’argento, nel secondo e nel terzo d’oro all’aquila di nero coronata dello stesso, il tutto timbrato da un elmo di famiglia nobile con svolazzi d’oro sormontato da un braccio attraversante in palo uscente da una corona di marchese, vestito di bianco e tenente con la mano un globo rosso. Sotto lo scudo, il motto nella lista bifida d’oro a lettere maiuscole rosse: “FIRMVM FIRMA ROMANORVM COLONIA”

Lo stemma di Fermo è uno scudo, diviso in quattro parti: due di esse contengono un’aquila, due una croce.

Il motto della città è Firmum firmae fidei romanorum colonia (tradotto dal latino, significa Fermo, colonia romana di ferma fede)[9]Romanorum Colonia (Colonia dei Romani in latino)[10]; è un onore guadagnato dalla città grazie alla fedeltà assicurata ai Romani nella prima e nella seconda guerra punica. Dal 1336, la città di Fermo era talmente potente che correva il detto: Quando Fermo vuol fermare, tutta la Marca fa tremare.

Cavalcata dell’Assunta

Ricorrenze

La ricorrenza di maggior rilievo di Fermo è la festività di Maria Assunta, celebrata il 15 agosto. In tale periodo si svolgeva il Palio.

Il Palio dell’Assunta

A partire dal 1982 si corre, ogni 15 agosto, la Cavalcata dell’Assunta in edizione moderna. 

Interno della chiesa di Sant’Agostino
Duomo di Fermo
Facciata del Monte di Pietà, col portale di Marino di Marco Cedrino.

Architettura religiosa

La Cattedrale

Duomo di Fermo

Fontana dell’Episcopato, Fermo

Parchi

Un’area verde è collocata presso il Girfalco o Girone, nel punto più alto del colle Sabulo, ove sono presenti il Duomo, la Villa Vinci (dal XVI secolo al 1820 convento dei Cappuccini) e il Parco della Rimembranza (dedicato ai caduti della Grande guerra), con diversi punti panoramici. Un altro parco pubblico si trova all’interno di Villa Vitali, struttura di proprietà comunale in viale Trento. Di più recente istituzione un’ampia area attrezzata, denominata Parco della Mentuccia

Fermo – Piazza del Popolo, vista dalla loggia del Palazzo dell’Università

Piazza del Popolo

La piazza del Popolo, racchiusa tra due ampie file di logge, è il salotto della città. Sulla piazza si affaccia il Palazzo dei Priori, sede di rappresentanza del Comune e della pinacoteca comunale. Al suo interno si trova la Sala del mappamondo.

Teatro dell’Aquila
Il Teatro dell’Aquila, con una capienza di circa 1 000 posti[23], 124 palchi in cinque ordini e circa 350 metri quadrati di palcoscenico, si colloca tra i più imponenti teatri del Settecento delle Marche e dell’Italia centrale.

                                       Interno del Teatro dell’Aquila

Dialetto

Il dialetto fermano appartiene nettamente all’area centrale delle Marche, comprendente la fascia trasversale dai monti al mare CamerinoMacerata-Fermo, ed è individuato sotto la denominazione di dialetto maceratese-fermano-camerte con un’area di riferimento di circa 500 000 persone.

IstruzioneLa città di Fermo è stata sede di studi superiori, sin dall’istituzione dell’Università ad opera di Lotario I (825), frequentata da studenti provenienti da tutta l’Italia, in particolare dall’area centrale, ma anche
dal vicino Abruzzo, nonché da nuclei di studenti dell’Illiria e dalla Germania.
A Fermo furono presenti anche strutture per l’accoglienza degli studenti:
il Collegio di Propaganda Fide (Collegio illirico, poi Chiesa dei Padri oratoriani,
poi diventato Palazzo del tribunale); il Collegio della Sapienza Marziale
(l’area del collegio è occupata dal nuovo edificio della scuola elementare Sapienza);
il Collegio Fontevecchia (ex convento dei domenicani).

L’Università nella storia

Il 25 maggio dell’anno 825 l’imperatore Lotario I promulga il capitolare di Corteolona[33][34] che costituì le scuole imperiali, oltre a Pavia capitale del Regno d’Italia, anche Fermo ebbe la scuola pubblica di diritto, di retorica e arti liberali, scegliendo la città tra le sole nove in Italia destinate a diventare centro di studi ed ereditando la tradizione della scuola di diritto, fondata dall’imperatore romano Teodosio I; dalla sede di Fermo dipendevano tutti gli studenti del Ducato di Spoleto, ducato vastissimo che comprendeva Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo spingendosi fino al ducato di Benevento.
Nel 1398 papa Bonifacio IX promuoverà la Schola a Studium Generale, cioè ad Università. Nel 1585 papa Sisto V ampliò e potenziò l’Università fermana[36]; essa opererà fino al 1826 quando, mancando alla città le risorse sufficienti per mantenerla, venne chiusa con decreto della Congregazione degli Studi.
Essa ebbe docenti illustri, ma soprattutto dottori fermani; il suo bacino d’utenza copriva un’ampia area circostante, e non mancarono scolari originari di località ben distanti, come quelli austriaci di Graz..
L’Università si avvalse della concessione di Sisto V per poter nominare con subcollazione conti palatini e cavalieri della Militia Aurata.

Gemellaggi

Fermo è gemellata[44] con:

Altre informazioni amministrative

È comune capofila e sede dell’Area Vasta 4 di Fermo dell’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche.
Cavalcata dell’Assunta
La Cavalcata dell’Assunta è la rievocazione storica basata su fonti scritte attestate più antica che si svolge in Italia. Essa si tiene ogni anno a Fermo per celebrare la devozione della città alla patrona Santa Maria Vergine Assunta in cielo.
Le fonti
Il culto della Vergine Maria ha origini remote: già nel V secolo sorgeva sul Girfalco la prima cattedrale dedicata all’Assunta, chiamata “Santa Maria in Castello”. Inoltre, i primi documenti scritti che fanno riferimento alle celebrazioni dedicate alla Vergine Maria, patrona della città di Fermo e della diocesi, risalgono già all’anno Mille: in un documento datato 1182, si legge che i castelli asserviti a Fermo, Monterubbiano, Cuccure e Montotto, ribadivano il loro impegno a portare a Fermo un Palio ogni anno, in occasione delle festività dedicate alla Vergine Assunta in cielo. In testa alla sfilata vi era Castel San Giorgio (Porto San Giorgio) per il suo ruolo chiave nella difesa di Fermo. La Cavalcata aveva dunque una valenza non solo religiosa ma al tempo stesso politica.
In seguito all’alternarsi di periodi di decadenza e di fastosità, la Cavalcata fu abolita da Napoleone nel 1808 per poi essere ripristinata dopo il Congresso di Vienna. Fu definitivamente interrotta nel 1860 con la venuta dei piemontesi. Il recupero dell’edizione moderna ha inizio sotto il mandato del Sindaco Fabrizio Emiliani, nel 1982, su proposta dell’assessore Fabio Maggiori. Il primo Palio dell’edizione moderna fu vinto dalla contrada Pila con il priore Umberto Montanini e con il fantino Rosita Quintili, ad oggi unico fantino donna ad aggiudicarsi il drappo.
Come si legge nella pagina miniata, la Cavalcata era il Corteo processionale che aveva luogo la sera del 14 agosto, vigilia della festa. Esso partiva dalla Chiesa di Santa Lucia, nella parte occidentale della città, per poi risalire lungo il Corso, sostare in Piazza Grande e giungere infine alla Cattedrale per offrire ceri e doni alla Patrona, come da tradizione. La Cavalcata, oltre a costituire una testimonianza del culto per l’Assunta, aveva anche lo scopo di dimostrare il fasto e la potenza dell’antico stato fermano, che in occasione di queste celebrazioni riscuoteva la maggior parte dei canoni e dei tributi.

La pagina miniata

Il Messale de Firmonibus, ora conservato alla Biblioteca dell’Arcidiocesi di Fermo, è un codice membranaceo del XV secolo di Giovanni Ugolino da Milano il quale, nel 1436, appose la sua firma e la data. Fu commissionato da Giovanni de Firmonibus, vescovo e principe di Fermo.
L’importanza del codice manoscritto in relazione alla Cavalcata, è legato alla c.296v che ospita la messa dell’Assunzione della Beata Vergine, alla quale è dedicato il Duomo di Fermo.
Nella fascia inferiore, su fondo oro, viene raffigurato il corteo. Un gruppo di bambini intenti a giocare precede il gruppo. La sfilata vera e propria si apre con un suonatore di tamburo e uno di piva, avanzano poi a cavallo due suonatori di chiarine della municipalità e due suonatori di pifferi. Segue un gruppo di quattro uomini che regge la giardiniera con fiori e nastri, e alcuni uomini dell’antica Porto San Giorgio che conducono sulle spalle una barca a vela. A chiusura del corteo dei personaggi ben vestiti e sovrastati dagli stendardi.

Gli «Statvta Firmanorvm»

Gli «Statvta Firmanorvm» risalgono al 1382-83, anni in cui essi vengono approvati dal Comune. Questa raccolta di norme che regolano la vita della città arriva sino a noi grazie a due edizioni, una risalente al 1507, l’altra al 1589. In esse si leggono il complesso delle disposizioni legali e l’organizzazione del Comune Fermano in epoca medievale. In modo particolare, in entrambe le edizioni, nel capitolo “La venerazione della Festa di Santa Maria nel mese di agosto“, vengono descritte le modalità in cui doveva svolgersi la festività .
Il Consiglio Generale (o Consiglio dei Trecento del popolo), era costituito da 208 consiglieri eletti direttamente dal popolo ed appartenenti a tutte le classi sociali. A sua volta il Consiglio Generale sceglieva un massimo di 150 consiglieri (di estrazione non nobiliare, di età non inferiore ai 25 anni e di reddito minimo di 50 libbre) che andassero a comporre il Consiglio Speciale o di Cernita. Inoltre lo stesso eleggeva tra i suoi componenti le autorità comunali che rimanevano in carica per una durata di 6 mesi.

La tovaglia policroma

La Tovaglia policroma, conosciuta anche come Tovaglia delle Benedettine, è uno dei tesori più prestigiosi conservato nel Duomo di Fermo. Essa rievoca la Cavalcata dell’Assunta ed è ispirata dal “Messale de Firmonibus”. La sua nascita risale al 1917 quando, le Benedettine di Fermo, su disegno del pittore fermano Francesco Federici, cucirono e ricamarono, in seta ed oro, questo prezioso manufatto: cinque metri di lunghezza per ottanta centimetri di altezza. Lavoro certosino realizzato per incorniciare ed impreziosire l’altare.
In questo periodo, in piena guerra mondiale, la Cavalcata venne interrotta ma, in ricordo venne realizzata un’iscrizione significativa: “Affinché non perisca la memoria, Federici disegnò e dipinse, le monache dell’ordine di S.Benedetto del monastero di Fermo ricamarono, il canonico Venturini predispose e dedicò alla Regina della Pace, sconvolto il mondo intero dalle armi devastatrici“. Oggi, la Tovaglia viene esposta sull’Altare Maggiore del Duomo di Fermo durante il mese di agosto. Oltre al bianco e al grigio perla, colori utilizzati per dare profondità alle immagini, sono presenti otto sfumature per ogni colore e, per questo motivo, la tecnica adoperata è denominata “punto pittura”. La base della tovaglia è in tessuto povero e per renderlo trasparente è stato stramato in trama e ordito. Il ricamo realizzato necessita di un fondo apposito in quanto è composto oltre che da cotone e seta, anche da fili metallici, fili d’oro, perline e pailletes. La tovaglia narra, iconograficamente, la devozione del popolo fermano alla Vergine Maria Assunta in cielo, cui è dedicato il Palio. I personaggi principali illustrati sono il centurione, che spicca grazie al suo mantello rosso, il tamburino ed un cavallo. Tutti hanno motivi in argento e le fibbie delle calzature sono realizzate con fili di metallo. A destra della tovaglia salta subito all’occhio una barca, sulla cui vela si può notare la “M” simbolo di Maria Immacolata, con una corona in alto ed una mezzaluna in basso. Sull’estremità sinistra, in alto, è presente lo stemma di Papa Benedetto XV, Giacomo Della Chiesa, che raffigura un’aquila che protegge una chiesa. Sull’estremità destra, in alto, troviamo lo stemma dell’Arcivescovo di Fermo, Carlo Castelli, che rappresenta un castello con il motto “Turris fortissima nomen Domini“.
Il 22 luglio 2017, sono stati festeggiati i 100 anni dalla realizzazione della tovaglia policroma, un evento identificativo dell’esistenza della Cavalcata dell’Assunta nella storia. Per l’occasione, il capolavoro è stato esposto, gratuitamente, nel museo diocesano per poter essere mostrato e visitato da tutti, cittadini e turisti.

Storia  Nel XVI secolo e XVII secolo

Gli anni della prima metà del XVI secolo furono travagliati per la Città, per cui la stessa Cavalcata ebbe uno svolgimento irregolare. Venne sospesa nel 1525-28 a causa della peste; poi nuovamente dal 1537 al 1547 per restrizioni economiche. Verso la Metà del secolo il territorio fermano si sottomise definitivamente allo Stato della Chiesa e da questo momento la festa dell’Assunta tornò a celebrarsi con una certa regolarità. Nel corso degli anni seguenti la processione andò incontro a molteplici modifiche. Nel 1638 per volere del vicegovernatore monsignor Andrea Conti venne pubblicato un bando con l’ordine di sfilata della Cavalcata[1]. Il tentativo era quello di dare nuovo impulso alla celebrazione mediante il richiamo al rispetto degli Statuti. Inoltre si ha premura di sottolineare l’importanza di tenere le strade (lungo il percorso processionale) in buono stato; si invita a mettere tappeti alle finestre e disporre di personale affinché tutti sfilino senza confusione. Infine viene descritto l’ordine con cui la Cavalcata deve camminare da Santa Lucia alla Cattedrale. Nel 1672 verrà stampato un altro “Ordine con che deve camminare la Cavalcata” con un elenco dettagliato delle categorie di persone e autorità che prendevano parte alla processione[2]. Questo perché alla fine del secolo nascono nuovi mestieri, modificando le Corporazioni individuate dagli Statuti. A seguire l’elenco delle corporazioni vengono elencati i quarantotto castelli che formavano il contado della città. Il Porto di Fermo (Porto San Giorgio) sfilava a parte rispetto agli altri castelli, poiché aveva stipulato una convenzione speciale. Quest’ultimo bando risulta importante non solo per la presenza di nuovi personaggi, ma anche perché per la prima volta compaiono le contrade rappresentate dai Gonfalonieri che avevano il compito di difendere la città. Questi erano preceduti dai loro rispettivi alfieri che portavano il gonfalone. Le contrade vengono citate nel seguente ordine: Castello, Pila, San Martino, Fiorenza, San Bartolomeo e Campolege.

Nel XVIII secolo

Al di là di piccole differenze, dai due documenti del 1730 (ristampa del manifesto del 1638) e del 1733 risulta che alla Cavalcata partecipano gli stessi castelli, le medesime autorità ed uguali personaggi. Nel 1767 e nel 1782 medianti altri due bandi, vennero introdotte diverse novità, tra queste l’aggiunta di nuove categorie artigiane e la spiegazioni del ruolo del Porto di Fermo. Inoltre nel 1782 scomparvero i Gonfalonieri di Contrada, soppressi da papa Clemente XII il quale affidò la difesa della città a milizie moderne. Per l’anno 1785 una cronaca offre indicazioni a proposito della giornata del 15 agosto che sembrerebbe così scandita: alla mattina il solenne Pontificale al Duomo con la partecipazione dei notabili della città e del contado; al termine della celebrazione aveva inizio la Cavalcata che si concludeva nel pomeriggio. Concluso tutto il cerimoniale, i notabili partecipavano al pranzo offerto dal comune, mentre gli artigiani assistevano alla messa speciale, la “messa dei bifolchi”.[3]

Nel periodo Napoleonico

Con la proclamazione, nel 1798, della Repubblica Romana da parte di Napoleone, lo Stato della Chiesa venne suddiviso in otto dipartimenti, tre nella Marca: Metauro, Musone e Tronto. Fermo era a capo di quest’ultimo. In quel periodo, la Cavalcata venne sospesa per qualche anno ma già nell’agosto del 1799 il generale De La Hoz con un’ordinanza sollecitò i Priori a riprendere i festeggiamenti in onore della Vergine Assunta[4]. La manifestazione della Cavalcata al contrario verrà ripresa nel 1801 e portata avanti solo per qualche anno. Infatti il 2 aprile 1808 Napoleone, una volta riconquistata Roma, decretò l’annessione delle province della Marca al Regno d’Italia e tornò la suddivisione in tre dipartimenti. Come conseguenza furono abolite tutte le precedenti strutture politico-amministrative comprese il Consiglio di Cernita, il Consiglio Generale, i Priori. La Cavalcata venne sospesa durante tutto il periodo del dominio napoleonico.

Dopo Napoleone e l’Unità d’Italia

Dopo la caduta di Napoleone, Fermo fu nuovamente occupata dalle truppe austriache, fino alla restaurazione dello Stato Pontificio. Il nuovo delegato apostolico, Vincenzo Colpaietro cercò di ripristinare le vecchie tradizioni, compresa la partecipazione dei castelli anche se Fermo non era più città capofila del contado e non esisteva più l’obbligo dell’annuale atto di deferenza. I castelli non torneranno più sotto la giurisdizione fermana e scompariranno dal corteo con l’editto motu proprio del 6 luglio 1816 emanato da papa Pio VII. La Cavalcata dell’Assunta tornò ad essere celebrata con il medesimo svolgimento dei secoli precedenti. Un proclama del 1822[5] illustra il programma della festa articolata in due giornate. Il 14 di agosto era prevista la recita dei Vespri con la banda militare e l’illuminazione della città; il mattino del 15 agosto veniva celebrato il solenne Pontificale con omelia, al termine del quale sfilava la Cavalcata dell’Assunta. I festeggiamenti continuavano la sera con la corsa equestre, l’innalzamento di un globo aerostatico, fuochi d’artificio e uno spettacolo al Teatro dell’Aquila. Questo programma resterà in uso anche durante i secoli XIX e XX. Nel 1826 venne aggiornato l’ordine di sfilata per rendere più ordinato il corteo[6]. In questi anni, nonostante l’impegno finanziario messo in atto dal comune, la Cavalcata non riscuoteva più il medesimo successo degli anni precedenti. In un resoconto del 1860 viene descritta come una celebrazione oramai di scarso interesse[7]. Motivo per il quale venne sospesa nel 1861, anche per il clima teso post-unitario. Nel manifesto del 1862 vengono segnalate solo iniziative di carattere laico, non vengono quindi citate né la processione religiosa della Cavalcata né la messa solenne del 15 agosto[8]. Nel 1874 una petizione, firmata tra una trentina di artigiani, e l’anno seguente un proclama firmato da sei deputati[9], proponevano di riprendere la Cavalcata dopo circa quindici anni di interruzione. Così la Cavalcata venne ripristinata come manifestazione prettamente religiosa con la partecipazione della sola componente popolare rappresentata dalle varie categorie artigiane. Nel 1889 ebbe nuovamente termine in quanto non si riformò il comitato promotore. Per rivedere la Cavalcata, secondo la tradizione, bisognerà aspettare il 1897. Nel settembre 1896 si formò un comitato con l’intento di raccogliere fondi per la festa dell’Assunta e per la realizzazione della storica Cavalcata con costumi del XVI secolo. Il tentativo vide la partecipazione dello stretto necessario: le Arti, le autorità minime indispensabili, i doni da offrire alla Beata Vergine ma mancavano i giusti agganci con la storia[10]. Questa edizione in costume fu l’ultima, il comitato promotore non si ricostituì anche se la festa della Vergine Assunta continuò ad essere celebrata.

Novecento

Nei primi anni del Novecento si continuò a celebrare la festa secondo le modalità del secolo precedente, però senza la tradizionale processione. Il programma prevedeva, oltre alle funzioni religiosi con orchestra e cori, anche numerosi spettacoli di bande musicali, tombola, globi aerostatici, fuochi d’artificio e corsa equestre, senza gli spettacoli al Teatro dell’Aquila[11]. Nel 1907 venne riorganizzata nel solito modo e l’anno successiva la Commissione emanò alcune direttive per un corteo più sobrio e precisi ordini ai Capitani delle Arti. Nel 1909 la Cavalcata era nuovamente scomparsa dal programma dei festeggiamenti. Dopo qualche anno scoppiò la guerra e la tradizionale festa non venne più celebrata, fatta eccezione per le funzioni religiose, comunque in tono minore fino al 1923 quando si riavranno festeggiamenti degni di nota. Gli unici elementi che si rifacevano all’antichità erano il tragitto da Santa Lucia al Duomo e l’offerta di un cero simbolico. Questo fu l’ultimo tentativo di ridare vita alla Cavalcata prima dell’edizione moderna.

Le dieci Contrade

Il territorio fermano è composto da dieci Contrade che si dividono in due sottogruppi. Alle sei contrade “storiche” della città di Fermo, se ne sono infatti aggiunte altre quattro, dette ‘foranee’, ovvero i cui territori si trovano al di fuori delle mura del centro storico. Di queste ultime, due (Torre di Palme e Capodarco) sono definite Castelli, due sono invece dette Ville (Campiglione e Molini Girola)

Bandiere delle contrade fermane a Torre di Palme

Contrade storiche

  • Bianco e Nero.svg San Martino (I) Stemma: San Martino con mantello e spada. Colori: bianco, nero e blu a triangoli. Lo stemma ricorda il santo a cui era dedicata l’antica chiesa omonima nel Palazzo dei Priori.
  • Bianco e Azzurro.svg Pila (II) Stemma: mascherone di fontana. Colori: bianco e azzurro a righe ondulate. Ripete il nome della Collegiata di San Michele Arcangelo, anticamente S. Angelo in contrada Pila. Il mascherone appare nelle fontane di Fermo: Fonte Lelia (1286), Fallera (1309), ecc.
  • 600px pentasection White HEX-8C6BAD.svg Fiorenza (III)
  • Stemma: giglio di Firenze. Colori: bianco e viola a strisce diagonali. È lo stemma di Firenze a cui Fermo era legata per aver avuto podestà fiorentini, accolto esuli fiorentini ed aiutato Firenze nella guerra contro Pisa (1405/6)
  • 600px Rosso e Nero.svg San Bartolomeo (IV)
  • Stemma: monogramma S.B., due frecce incrociate e piccolo diadema. Colori: rosso e nero a righe diagonali. A San Bartolomeo era dedicata sin dal 1192 la chiesa detta ora della Pietà. Si ispira a stemma analogo alla base di colonne nel Loggiato di San Rocco.
  • Blu e Giallo.svg Castello (V) Stemma: leone e ramo di cotogno. Colori: giallo e blu a scacchi. Lo stemma ripete quello degli Sforza che dominarono Fermo dal 1433 al 1446, anno in cui fu distrutto il Castello o Rocca da cui signoreggiavano la Marca.
  • 600px Giallo e Viola (Strisce).png Campolege (VI) Stemma: gladio e biscia dei Visconti. Colori: giallo e rosso-viola. Il gladio ricorda il campus delle legioni romane,; la biscia Giovanni Visconti d’Oleggio, signore di Fermo dal 1360 al 1366.

Tra parentesi, la numerazione delle Contrade si trova sulle pianchette di terracotta visibili sui portoni delle abitazioni nel centro storico della città.

Contrade foranee

  • Bisection vertical White HEX-FF0000.svg Capodarco Stemma: arco con freccia accoccata e due stelle laterali. Colori: bianco e rosso. Lo stemma vuol significare la vigile difesa della città da parte della frazione, avamposto verso il mare.
  • 600px Yellow HEX-FED10A Green HEX-058B05.svg Torre di Palme Stemma: torre su due rocche sovrapposte, ai lati due palme. Colori: giallo e verde oliva a righe verticali. Ricorda l’antico castello di Torre di Palme con la celebre città di Palma citata anche da Plinio (Nat. Hist. III, 5)
  • Giallo e Nero.svg Campiglione Stemma: tre spighe legate da nastro. Colori: giallo e nero a losanghe. Lo stemma simboleggia la civiltà rurale della zona.
  • 600px Blue HEX-0082D6 Green HEX-008736.svg Molini Girola Stemma: mulino ad acqua con ruota a pale. Colori: celeste e verde. Ricorda gli antichi mulini del Tenna e l’omonima vallata

Investitura dei Priori

Investitura dei Priori.png

Fino al 2015, l’Investitura dei dieci Priori delle Contrade si è tenuta ogni anno in Piazza del Popolo come manifestazione collaterale alla solenne sfilata del 14 agosto e alla corsa del 15. Si è in seguito stabilito di fissare la celebrazione in una data distante dal giorno dalla Cavalcata dell’Assunta, e di trasferirla nella Cattedrale del Duomo di Fermo al fine di conferire maggiore solennità alla cerimonia. Dopo una breve interruzione nel 2017, anno in cui la benedizione e l’Investitura si sono svolte nella Chiesa di San Domenico (a causa dell’inagibilità della Cattedrale dovuta agli eventi sismici del 2016), essa torna dal 2018 nel luogo originariamente designato.
La cerimonia, officiata da Don Michele Rogante, delegato dell’Arcidiocesi presso il Consiglio di Cernita, si tiene oggi in occasione della Pentecoste, a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sui Priori delle dieci Contrade. Investiti del potere sulle singole contrade e incaricati a svolgere il loro compito con saggezza e a guidare la propria contrada, essi si impegnano a fare del proprio mandato un’occasione di crescita per tutti. Durante l’Investitura è infatti compito del Priore della contrada vincitrice della Corsa al Palio dell’anno precedente pronunciare il giuramento, valido per i dieci Priori. Inoltre, nel corso della cerimonia, il Podestà consegna ai Priori il medaglione che conferisce loro il potere sulla contrada. Contestualmente, viene consegnato il gonfalone, vessillo di ogni contrada, ad ognuno dei dieci gonfalonieri.

Lettura del bando

Presso il Castello di Torre di Palme, alla presenza dei figuranti principali di ognuna delle dieci contrade e della Cernita, avviene la lettura del bando, di seguito riportato:
“Per ordene de
lo Consilio de Cernita
est reformato et statuito che,
Dopo la compieta,
lo jorno decimo quarto de mensis augusto
de lo anno domini duemila decimo ottavo,
Tucto lo popolo
de ogne Contrada, Villa et Castello
et de ogne terra de la marca firmana,
At honore et reverentia
de la Beata Virgo, Madre de Dio,
Maria Assumpta in celo,
Renova fede et obbedentia
cum magna Cavalcata cum luminaria
de Sancta Lucia a lo Girfalco.
Niuno puote mancare a quisto
solenne corteggio
cum li soi meliori rappresentanti.
Inde, per ralegrare la festa,
est statuito et reformato che
alla hora octava
De lo jorno decimo quinto de mensis augusto
a lo sito nomenato strada nova
se correrà fra le nobili contrade lo Palio.”

Arrivo del Palio
L’Arrivo del Palio è un’antica cerimonia che nasce contestualmente alla rievocazione. Attualmente il “Palio”, ovvero il premio per la corsa dei cavalli, fa il suo trionfale ingresso in una delle Porte della Città, portato da uno degli storici Castelli e successivamente presentato in Piazza del Popolo. Esso viene realizzato ogni anno da un artista che rimane segreto fino alla sua consegna al vincitore. Storicamente vi erano tre differenti premi per i primi tre classificati che venivano acquistati dal Comune ed esposti in Cattedrale: il “Palio”, la “Stora” ed una spada. Il “Palio” era il premio destinato al vincitore della corsa dei cavalli e, consisteva in un drappo di stoffa pregiata, solitamente velluto, damasco o raso, di circa 15 braccia di lunghezza. La “Stora” era il premio per il secondo classificato, dello stesso tessuto del “Palio” ma di dimensioni inferiori, di circa 5 braccia. Infine il terzo premio consisteva in una spada, che venne abolito già dalla metà del XVII secolo. La cerimonia era accompagnata dagli spari di mortaretti.

Tratta dei Barberi
La tratta dei barberi è una cerimonia, al centro di Piazza del Popolo, che ogni anno regala forti emozioni a ciascuna Contrada, che ripone le speranze nel mezzosangue attribuitogli dalla sorte. Dopo aver selezionato cavalli e fantini di dieci scuderie tramite sorteggio, alla presenza dei Priori, dei Gonfalonieri, delle Dame di Contrada, dei contradaioli e del Consiglio di Cernita, vengono estratti a sorte e successivamente abbinati ai “bàrberi” alle Contrade. Nello stesso frangente, la Dama appone il fiocco con i colori della Contrada al cavallo, mentre il Priore consegna la giubba al fantino.

Albo d’oro

Anno Contrada vincitrice Fantino Cavallo
2019 Torre di Palme Gavino Sanna Zenia Zoe
2018 Fiorenza Nino Manca Calliope da Clodia
2017 Castello Adrian Topalli Briccona da Clodia
2016 Fiorenza Simone Mereu Freezer
2015 Capodarco Silvano Mulas Il Nonno
2014 Campiglione Cristiano Di Stasio Mistero
2013 Castello Andrea Collabolletta Zeus
2012 Campolege Angelo Cucinella Central Park
2011 Fiorenza Giulio Chioffi Sir Franco
2010 Molini Girola Alberto Antinori Ultimo
2009 Capodarco Antonio Radichella Teocrito
2008 Campolege Michele Santoro Tissà
2007 Campolege Giovanni Formica Giorgione
2006 Campiglione Stefano Lobina Skanderberg
2005 Fiorenza Stefano Mattù Bello di Notte
2004 San Bartolomeo Sergio Costantini Donatello II
2003 Torre di Palme Giacomo Sandroni Drago
2002 San Martino Angelo Cucinella Relative Jours
2001 San Martino Stefano Lobina Boldrous
2000 Torre di Palme Gianluca Concetti Chen Damy
1999 Campiglione Karim Mechergui Love Lady
1998 Torre di Palme Sergio Costantini Silver Ground
1997 Campolege Gianluca Concetti Cerro da Romano
1996 San Bartolomeo Roberto Cognigni Double Speed
1995 San Bartolomeo Roberto Cognigni Green Storm
1994 San Bartolomeo Sergio Costantini Caomet
1993 Campiglione Gianluca Concetti Borgo Franco
1992 Torre di Palme Gianluca Concetti Donatello
1991 Capodarco Massimo Vita Madonna
1990 San Bartolomeo Gianluca Concetti Tulipano
1989 Capodarco Giuseppe Prosperi Frida
1988 San Bartolomeo Massimo Vita Max
1987 Castello Giacomo Sandroni Kabir
1986 Molini Girola Gianluca Concetti El Bandido
1985 Torre di Palme Silvana Graup Mandingo
1984 Capodarco Paolo Ridolfi Roy
1983 Molini Girola Sergio Costantini King
1982 Pila Rosita Quintili Miseno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Manifestazioni collaterali

Contesa del Pallino

La Contesa del Pallino[14] nasce nel 1984, anno in cui Guerrino Giampieri ed Emidio Sandroni pensarono di organizzare una gara di bocce fra le dieci contrade di Fermo. Il Direttivo del C.S.R. Tirassegno, con l’allora Presidente Sig. Renato Postacchini, e il Direttivo della bocciofila C.S.R.T. Fermana, con l’allora Presidente Marcello Simoni, chiesero l’autorizzazione al Consiglio di Cernita della Cavalcata dell’Assunta per poter organizzare questa manifestazione. Essa risulta pertanto essere la più antica tra le competizioni organizzate all’interno della Cavalcata dell’Assunta.

Tiro al Canapo

Tiro al Canapo

Nasce inizialmente come manifestazione a sé stante tra vari raggruppamenti che si formano in varie zone della città a cui partecipa la sola contrada San Bartolomeo. Spentasi in questo senso la manifestazione, dal 1986 vi vede invece impegnate tutte le contrade firmane. Si svolge oggi al Girfalco dove viene approntato l’apposito palco.[15]

Tiro per l’Astore

Tiro per l’Astore

Dal 1995 sul sagrato del Duomo di Fermo avviene il torneo di ‘Tiro per l’astore’, dove gli arcieri delle dieci contrade si contendono la vittoria. In epoca medievale, l’arco veniva largamente utilizzato sia per la caccia che per i tornei indetti al fine di provare l’abilità degli arcieri. In ragione di ciò, ogni anno, in occasione della “Cavalcata dell’Assunta” e in concomitanza alle Hostarie medievali, le dieci contrade danno vita ad un torneo di “tiro all’astore”, che vede gli arcieri scelti da ognuna di esse impegnati a sfidarsi a vicenda presso il Girfalco, nel sagrato della Cattedrale. La competizione nasce nel 1995. La società “Arcieri Firmum”, da anni promotrice dell’evento, organizza il torneo annuale di tiro con l’arco storico per società e promuove “Il Palio degli Arcieri della Marca”, che vede alcune città delle Marche, animate da una cavalleresca rivalità, competere con i loro migliori arcieri.

Gallo d’Oro

Il Gallo d’Oro, istituito nel 2010, è la manifestazione che vede gareggiare tra loro i tamburini delle contrade[17]. Il premio è ispirato al gallo-segnavento fatto collocare sul tetto dell’abside del Duomo dal signore di Fermo, Ludovico Migliorati, nel 1423. L’evento si svolge nella Piazza del Popolo.

Statistiche

Vittorie per Contrada

Di seguito il numero di palii vinti per ogni contrada e l’anno dell’ultima vittoria.

 
Contrada Vittorie totali Ultima vittoria
600px Rosso e Nero.svg San Bartolomeo 6 15 agosto 2004
600px Yellow HEX-FED10A Green HEX-058B05.svg Torre di Palme 6 15 agosto 2019
Bisection vertical White HEX-FF0000.svg Capodarco 5 15 agosto 2015
600px Giallo e Viola (Strisce).png Campolege 4 15 agosto 2012
Giallo e Nero.svg Campiglione 4 15 agosto 2014
600px pentasection White HEX-8C6BAD.svg Fiorenza 4 15 agosto 2018
600px Blue HEX-0082D6 Green HEX-008736.svg Molini Girola 3 15 agosto 2010
Blu e Giallo.svg Castello 3 15 agosto 2017
Bianco e Nero.svg San Martino 2 15 agosto 2002
Bianco e Azzurro.svg Pila 1 15 agosto 1982

 

About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: giornalebrontolonews@gmail.com

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