1-PAESI DEI PALII

PAESI DEI PALII, OGGI LA CITTA’ DI FELTRE

4 FEBBRAIO 2020

Oggi ci vediamo la bella città di Feltre che ha anche lei storia antica come leggerete sotto grazie a Wikipedia come del suo Palio anomalo che non è ristretto alla sola vittoria  corsa dei cavalli. Troverete, sempre sotto, anche il suo albo d’oro del Palio, buona visione.

Alla prossima Brontolo

Ultimo palio corso dei cavalli 2019

Feltre
comune
Feltre – Stemma Feltre – Bandiera
Feltre – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Coat of Arms of Veneto.png Veneto
Provincia Provincia di Belluno-Stemma.png Belluno
Amministrazione
Sindaco Paolo Perenzin (centro-sinistra) dal 7-5-2012 (2º mandato dal 12-6-2017)
Territorio
Coordinate 46°01′N 11°54′ECoordinate46°01′N 11°54′E (Mappa)
Altitudine 325 m s.l.m.
Superficie 99,79 km²
Abitanti 20 554[2] (30-6-2019)
Densità 205,97 ab./km²
Frazioni Anzù, Arson, Canal, Cart, Celarda, Foen, Lamen, Lasen, Mugnai, Nemeggio, Pren, Pont, Sanzan, Tomo, Umin, Vellai, Vignui, Villabruna, Villaga, Villapaiera, Zermen[1]
Comuni confinanti Borgo ValbellunaCesiomaggioreFonzasoMezzano (TN), PedavenaQuero VasSeren del GrappaSovramonte

Geografia fisica

La città di Feltre vista dal Monte Tomatico.

Il Feltrino[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Feltrino (territorio).

La città

Centro principale del territorio feltrino è la città di Feltre (325 m), situata ad occidente del fiume Piave e alle pendici delle Dolomiti e, più in particolare, delle Vette Feltrine, chiusa a sud dal Monte Tomatico che domina imponente la Val Belluna. Attorno all’insediamento storico più antico della città, aggrappato sulle pendici di un colle (denominato “Colle delle Capre“), si sviluppano i quartieri più moderni.

La città di Feltre dista circa 30 km dal capoluogo Belluno in direzione ovest.

Panorama di Piazza Maggiore: a sinistra la Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano e, a ridosso, le Fontane Lombardesche; a destra il Castello di Alboino

Storia

Le origini e l’età romana

Secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, III,130), l’antica Feltria fu fondata dai Reti (oppido retico) con le città di Trento e di Verona. Discusso il toponimo: taluni lo avvicinano alla lingua etrusca (Felthuri, cioè città di Fel) osservando un’assonanza con Velhatre (Velletri).

Gradualmente romanizzata, Feltria divenne municipium optimo jure e in età imperiale conobbe un notevole sviluppo economico ed urbanistico. Fondamentale la vicinanza all’importante Via Claudia Augusta, strada che da Altino, sulla Laguna Veneta, portava, attraverso Trento e il Brennero, fino ad Augusta Vindelicum (l’attuale Augusta, in Baviera).

Con il tempo la città divenne importante sede di associazioni di fabri (artigiani), di centonari (addetti al riciclaggio di vesti usate e scarti di lavorazione della lana, le centones sono identificabili con l’attuale feltro che dal nome della città ebbe origine) e di dendrophori (boscaioli, artigiani, mercanti e trasportatori di legname).

Nel tardo impero la diffusione del cristianesimo permise la fondazione della diocesi feltrina con una prima cattedrale. Si fa tradizionalmente risalire a San Prosdocimo di Padova l’evangelizzazione della zona.

La torre del Castello di Alboino, detta “Campanon

Piazza Maggiore

Il Medioevo

La crisi e la fine dell’Impero Romano d’Occidente, con le invasioni degli Unni e dei Goti fecero decadere la città. Durante il dominio dei Longobardi Feltre fu aggregata al ducato di Ceneda. Di quel periodo restano tracce nella denominazione del maniero che sovrasta la città detto Castello di Alboino e nel toponimo della frazione di Farra (dal germanico Faraaccampamento). La città fu in seguito dei Franchi di Carlo Magno che le restituirono un ruolo di centralità territoriale e di autonomia, quindi passò al successore di Carlo, Berengario re d’Italia.

Da questo periodo sino al XIV secolo, si affermò sempre più il potere episcopale, in modo particolare da quando con la Dinastia ottoniana i vescovi furono elevati al rango di conti. A Feltre il vescovo era a capo di un comitatus (una contea) piuttosto esteso e comprendente oltre al Feltrino attuale (esclusi alcuni centri posti a sud, ricadenti nella pieve di Quero a sua volta compresa nella contea dei Collalto), anche le valli del Primiero, del Tesino e della Valsugana sino a Pergine.

Durante il XIII e il XIV secolo Feltre fu coinvolta nelle tragiche vicende legate alla signoria dei Da Romano (con il noto Ezzelino), finendo infine sotto il potere dei Da Camino. A questi seguirono i Carraresi, dal 1315 al 1337, gli Scaligeri di Verona, i Duchi di Carinzia, l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, re Luigi I d’UngheriaLeopoldo III d’Asburgo (che allo stesso tempo ricopriva la carica di Marchese di Treviso), di nuovo i Carraresi e infine i Visconti di Milano.

                                                                               I Palazzetti Cingolani

Le scalette vecchie

Nel tratto compreso tra le cosiddette scalette vecchie e nuove, sopra la cinta muraria qui edificata alla fine del Quattrocento, corre l’antico sentiero della Sentinella

Porta Oria, una delle porte di accesso alla città vecchia

Il Duomo di Feltre, Cattedrale di San Pietro Apostolo

La Chiesa di San Giacomo Maggiore

Feltre1.jpg

La Serenissima

Nel 1404, alla morte del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, Feltre, non potendosi più difendere da sola dalle mire dei Carraresi, preferì seguire l’esempio di Vicenza e sottomettersi al dominio della Repubblica di Venezia (fatto tuttora ricordato con il palio locale). L’età veneziana assicurò ai feltrini uno stato di pace e di prosperità, salvo alcune sporadiche dominazioni, come quella dei Conti di Gorizia (1414-1420). Nel 1509, nel corso della guerra cambraica, la città di Feltre con il benestare della Serenissima si donò all’imperatore Massimiliano I d’Asburgo che, a capo della Lega di Cambrai, era sceso in Italia per combattere contro Venezia. Girolamo Lusa, nobile feltrino, consegnò le chiavi al duca Erich Von Braunschweig in rappresentanza della propria casata davanti a Porta Imperiale il 18 giugno 1509, e poco dopo, il 1º luglio, Massimiliano I entrò ricevuto dalla cittadinanza in festa e le celebrazioni proseguirono per altri due giorni. Successivamente, la città fu riconquistata dai Veneziani e fu quasi interamente distrutta con particolare accanimento sulla popolazione locale da parte delle truppe Asburgiche nel corso delle ostilità. Al termine del conflitto, dopo quello che è ancor oggi ricordato come “l’Eccidio di Feltre” da parte degli Austriaci, la ricostruzione trasformò Feltre in un unicum architettonico ed urbanistico, ben delineato dai canoni estetici e culturali del Rinascimento.

Dal Seicento si ebbe però un evidente decadimento della città. La crisi veneziana si riverberò anche sulla plaga feltrina, le produzioni locali di lane grezze, di legno e di ferro entrarono in una fase critica, con un conseguente malessere economico. Rimase un’agricoltura povera e insufficiente a sostenere il reddito generale del territorio[4].

Nel 1729 Feltre ebbe Carlo Goldoni impiegato come coadiutore della Cancelleria carceraria. Goldoni era allora ancora ben lontano dall’essere il celeberrimo maestro e riformatore del teatro, ma si mostrava con tutta evidenza già interessato alla scena e agli attori, tanto che, nel 1730 al Teatro de la Sena di Feltre andarono in scena alcuni suoi lavori teatrali (Il buon padre e La cantatrice).

L’Ottocento

Nel 1797, anno della Caduta della Repubblica di Venezia, il Feltrino fu invaso dai francesi di Napoleone e amministrato dalla fazione democratica; risale a quegli anni la scalpellatura delle lapidi venete i cui testi, resi illeggibili, si vedono ancora sulle facciate delle case patrizie nella città vecchia. Caduta nell’orbita austriaca nel 1798, in seguito al trattato di Campoformido, Feltre entra a far parte del Regno Italico con capitale Milano. Dopo il Congresso di Vienna, nonostante la tendenza a ristabilire secondo il principio della legittimità dinastica lo status quo ante Napoleone, non fu ricostituita la disciolta Repubblica di Venezia e Feltre entrò invece a far parte del Regno Lombardo-Veneto, soggetto all’Impero austriaco. A questo periodo risale lo stemma cittadino, in seguito modificato, derivante da una concessione imperiale del 1854 dell’imperatore Francesco Giuseppe I, disegnato dall’Imperatore e donato alla città in occasione del matrimonio con Elisabetta di Baviera alla cui cerimonia fu invitato anche il vescovo della città, Vincenzo Scarpa, nominato predicatore di Corte per la casa d’Austria. L’amministrazione austriaca fu attenta a rispettare per quanto era possibile il carattere socio-amministrativo feltrino, decentrando le competenze. L’Austria promosse i lavori pubblici e incentivò la costruzione di nuovi edifici, spesso progettati dall’architetto Giuseppe Segusini. Accanto agli interventi edilizi suddetti, si proposero interventi di riqualificazione della città. Nel 1861 si segnala la donazione da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe di un pregiato organo creato dalla bottega di Giovanni Battista De Lorenzi e regalato alla Basilica santuario dei Santi Vittore e Corona. Feltre rimase parte dell’Impero d’Austria fino al 1866, anno della sua annessione al Regno d’Italia e del cosiddetto plebiscito del Veneto del 1866.

Il Novecento

Nel 1911 Carlo I d’Austria, nipote di Francesco Giuseppe, e la moglie Zita di Borbone durante il proprio viaggio di nozze decisero di visitare Feltre e in omaggio alla sposa fu posta una targa commemorativa sulle mura cinquecentesche (l’attuale Via Campogiorgio) con l’iscrizione “Zita promenade”.

Gli austriaci tornarono con la Grande Guerra dopo la battaglia di Caporetto (9 novembre 1917), in quell’occasione anche Carlo I visitò la città e stabiliì il quartier generale delle forze austro-tedesche nel palazzo Guarnieri a partire dal 13 novembre. Le truppe austriache rimasero a Feltre sino alla fine del conflitto anche con l’aviazione austriaca con le Flik 2D, Flik 8D, Flik 14D, Flik 16K, 39P e la città fu sede della Flik 60J di Frank Linke-Crawford, l’asso austroungarico soprannominato il «Falco di Feltre».

Il 19 luglio 1943, in piena seconda guerra mondiale, avvenne il famoso Incontro di Feltre tra Benito Mussolini ed Adolf Hitler. L’incontro si tenne in verità a Villa Pagani Gaggia, presso San Fermo di Belluno[5], a diversi chilometri dalla città, ma i due capi di Stato fecero la loro apparizione al balcone – oggi smantellato – dell’allora esistente Caffè Grande prospiciente Largo Castaldi. Fu l’ultimo atto di Mussolini quale capo del governo del Regno, che cadrà pochi giorni dopo, il 25 luglio. La cittadina fu occupata dai tedeschi quattro giorni dopo l’armistizio: Feltre venne assediata e, insieme alla Provincia di Belluno, annessa all’Alpenvorland sotto il comando del Terzo Reich.

Il territorio feltrino fu un’importante zona operativa delle formazioni partigiane organizzate nel Battaglione “Zancanaro” della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci.

Molti feltrini pagarono con la propria vita la loro attività antifascista. Nella “Notte di Santa Marina” del 19 giugno 1944 furono uccisi il colonnello Angelo Giuseppe Zancanaro, il figlio Luciano, Pietro Vedrami, Roberto Colonna e Oldino De Paoli, e duramente malmenati presso il Seminario don Giulio Gaio e don Candido Fent. L’attività partigiana nel Feltrino è ben espressa dalle parole di un ufficiale delle SS: “Feltre è la città che più ci dà da fare di tutta la Provincia, dove l’opposizione all’autorità, e l’attività partigiana, sono più salde e decise“.[senza fonte]

Nel 1986 la diocesi di Feltre, nonostante gli accorati appelli del mondo laico e di quello religioso, fu unita alla diocesi di Belluno nella nuova circoscrizione ecclesiastica di Belluno-Feltre.

Onorificenze

Il 2 marzo 1952 la città di Feltre è stata insignita della medaglia d’argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al valor militare
«Prode e fedele Città, già due volte decorata al Valor Militare, memore delle gesta gloriose dei suoi Alpini, subito dopo l’armistizio intraprendeva con ferma ed unanime decisione la lotta contro l’invasore tedesco. Sulle terre già rese sacre alla Patria dal sangue versato nella campagna di indipendenza e di unità, i suoi figli migliori rinnovavano la tradizione del risorgimento e del martirio nel combattimento, nel sacrificio. Provata da massacri e bombardamenti, tutta la popolazione cittadina e rurale dava nobile esempio di strenuo coraggio e di devozione alla Patria Italiana[6]
— Feltre, settembre 1943 – aprile 1945.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

Architetture civili

  • Palazzo della Ragione (sede del Comune)
  • Palazzo Pretorio (sede di uffici comunali)
  • Palazzetti Cingolani (sede di attività artigianali e di uffici comunali)
  • Palazzo Guarnieri (sede di un ristorante, abitazioni private e parzialmente in disuso)
  • Palazzo Tomitano
  • Palazzo Cumano (sede della Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda)
  • Palazzo De’ Mezzan
  • Palazzo Zasio
  • Palazzo Villabruna (sede del Museo Civico)
  • Palazzo Borgasio
  • Palazzo Banchieri
  • Palazzo Crico Tauro
  • Palazzo Villabruna Bellati
  • Palazzo Aldovini Mezzanotte
  • Palazzo Facen Orum Dall’Armi
  • Teatro de la Sena
  • Fontane Lombardesche
  • Palazzo Zucco
  • Casa Altin Salce
  • Casa Avogadro Tauro
  • Villa Bellati (in disuso)

Architetture militari

Il Palio di Feltre o Palio dei Quindici Ducati è una manifestazione storica veneta di origine quattrocentesca che ricorda l’entrata della città di Feltre nella Repubblica di Venezia. La rievocazione richiama la tradizione medievale, in cui fu istituito un palio inizialmente per festeggiare l’arrivo dei Visconti di Milano come signori della città nel 1388, al posto degli odiati Da Carrara, poi per la dedizione alla Repubblica Serenissima di Venezia avvenuta il 15 giugno del 1404.

Le origini

Gli statuti cittadini del XVI secolo registravano una disposizione che imponeva al Maggior Consiglio cittadino e al Podestà di porre ogni anno, in occasione della festa di San Vito (15 giugno), la somma di quindici ducati d’oro perché fosse tenuta in città una corsa di cavalli. In tal modo i legislatori intendevano ricordare l’entrata di Feltre nella Repubblica di Venezia avvenuta appunto il 15 giugno dell’anno 1404. In quella data, infatti, il deputato feltrino Vettor Muffoni, nobile originario di Cesio, aveva consegnato, per la sua città, le chiavi del governo locale all’ambasciatore di Venezia Bartolomeo Nani. Da quel momento Feltre, e con essa il Feltrino intero, entrava in tal modo a far parte dello stato veneziano. Vi sarebbe rimasta fino all’arrivo delle truppe francesi di occupazione guidate da Napoleone Bonaparte sul finire del XVIII secolo.

Il palio moderno

Le feste che ricordavano l’entrata di Feltre nella Repubblica di Venezia furono soppresse con l’arrivo delle truppe di Napoleone. Il Palio fu ripreso nel 1979 in occasione del sesto centenario della nascita di Vittorino da Feltre e da allora si tiene ogni anno durante il primo fine settimana di agosto. In esso i quattro quartieri della città – CastelloDuomoPort’Oria e Santo Stefano – disputano fra loro il possesso dei quindici ducati d’oro cuciti su di un drappo d’autore. Il drappo dipinto (Pallium Pictum) resta al vincitore come testimone della vittoria. I festeggiamenti hanno inizio sin dal venerdì sera con le Cene dei quartieri che riuniscono nelle vie e nelle piazze centinaia di commensali, giunti a sostenere il proprio quartiere.

Il corteo

Il corteo coinvolge diverse centinaia di persone che indossano abiti in stile rinascimentale. Muove la domenica mattina da Campo San Giorgio (Campo Giorgio) verso la cattedrale e il pomeriggio dallo stesso luogo per attraversare la città vecchia: Porta Imperiale, Via Mezzaterra, Piazza Maggiore, Port’Oria, i borghi Ruga e Uniera, fino a raggiungere il campo equestre di “Pra’ del Moro”. Tra le figure rappresentate i dignitari feltrini e veneziani, Vittore Muffoni, Bartolomeo Nani, l’arcidiacono della cattedrale, Vittorino da Feltre, i nobili della città e i cortei dei quattro quartieri con i loro tamburi e le loro bandiere.

Le gare

Le gare del palio sono quattro: staffettatiro con l’arcotiro alla fune e corsa equestre.

Il tiro degli anelli si teneva in Piazza Maggiore, fu soppresso nel 1986, dopo la reintroduzione della gara equestre.

Il tiro alla fune si gioca in Pra’ del Moro. Le quattro squadre vantano atleti di livello nazionale.

La staffetta si corre lungo l’anello interno della cittadella murata, tra Porta Imperiale e Piazza Maggiore; vi è un forte dislivello tra i due punti.

Il tiro con l’arco si disputa in Piazza Maggiore con una coppia di arcieri per ciascun quartiere dotati di archi moderni. È tradizionalmente ritenuta la seconda gara per importanza nel palio di Feltre.

La corsa equestre o gara dei corsieri si tiene in Pra’ del Moro. Vi partecipano due corsieri per ciascun quartiere, montati da fantini di grande fama. La corsa è ritenuta la gara più appassionante del palio e attira numerosi spettatori.

Tutela degli animali

Dal 2006, in seguito all’abbattimento di due cavalli incidentati, si è imposta con forza la questione della sicurezza degli animali. Ciò ha indotto l’organizzazione a riformulare il regolamento della corsa in senso più garantista e restrittivo.

Spettacolo pirotecnico in Piazza Maggiore, durante il Palio

I quattro quartieri

Nel XIV secolo la città di Feltre fu divisa in quattro quartieri controllati ciascuno da una famiglia patrizia. I quartieri rimasero in funzione, quali circoscrizioni amministrative e geografiche, dalla loro costituzione fino all’arrivo delle truppe napoleoniche quando furono soppressi e soppiantati dal nuovo assetto amministrativo territoriale. Gli antichi quartieri, così come definiti dagli statuti cittadini prenapoleonici, sono richiamati dagli attuali quartieri del Palio.

Castello

Arma: “d’azzurro al leone d’oro”, dei nobili Gazzi. Comprende la parte nord-orientale della città, a partire da Piazza Maggiore: il Castello di Alboino, da cui prende il nome, e a settentrione scendendo da via Luzzo, per Borgo Ruga, via Belluno, Pasquer e Casonetto. Nel Quartiere sono compresi Borgo Uniera con piazzale Parmeggiani, via Fusinato, le Traversere, via Anconetta, con le frazioni di Arson, Cart, Grum, Lasen, Umin, Vellai, Vignui, Villabruna e Zermen. Il comune alleato è Cesiomaggiore.

Duomo

Arma: “d’azzurro alla fascia d’oro, caricata in punto d’onore d’una stella di otto punte d’oro e di tre bande dello stesso in punta”, dei nobili Bellati. Prende il nome dalla cattedrale della città e comprende la parte sud-occidentale di Feltre, dalle mura di Porta Pusterla e dal borgo intorno al duomo di San Pietro, complesso religioso di origini paleocristiane. Ne fanno parte le frazioni di Mugnai, Tomo e Villaga dove in passato si estendevano i possedimenti delle famiglie Da Mugnaio, Tomitano e Marcanovo. I comuni alleati sono Arsiè e Lamon.

La corsa dei cavalli del Palio di Feltre, che si disputa annualmente sull’anello di Pra’ del Moro, oggetto di numerose polemiche sulle misure per la sicurezza degli atleti e degli animali

Port’Oria

Arma: “d’oro all’aquila spiegata bicipite di nero”, dell’Impero. Il quartiere di Port’Oria, deriva il suo nome dall’antica porta cittadina che guarda a oriente. Si estende verso sud est e comprende la parte meridionale di Borgo Ruga, via Nassa e il Borgo di Tortesen, il Monte Telva, il borgo dell’antico ospedale di San Paolo, e parte di via Garibaldi, nonché le ville di Pont, Nemeggio, Villapaiera, Cellarda, Anzù, Canal, Croci e Sanzan. Nel suo territorio, sullo sperone roccioso del Monte Miesna, si erge il santuario (ora basilica minore) dei Santi Vittore e Corona, patroni della città di Feltre. Opera dei crociati ed eretto a partire dall’XI secolo, è un complesso artistico-architettonico tra i più importanti dell’alto Veneto; di stile romanico mostra chiari influssi orientali.

Santo Stefano

Arma: “di rosso al corno da caccia d’oro”, della famiglia Dal Corno che possedeva un palazzo in via Mezzaterra. Il quartiere Santo Stefano prende il nome dall’antica chiesa che si trovava in piazza Castello (piazza Maggiore) e che fu demolita all’inizio del XIX secolo. Il quartiere si estende nella parte nord-occidentale della città comprendendo verso settentrione le vie Mezzaterra, Cornarotta e Paradiso, il rione del Boscariz e le frazioni di Farra, Foen, Pren e Lamen. Il comune alleato è Pedavena

Il drappo

Il premio del Palio è unico per tutte le gare. Il quartiere vincitore si aggiudica i “Quindici Ducati d’Oro”, ossia le quindici medaglie dorate appositamente coniate e cucite su di un drappo dipinto da un artista di chiara fama. Il solo drappo dipinto rimane di proprietà del quartiere quale testimonianza della vittoria. Un gonfalone del quartiere vincitore resta inoltre esposto per tutto l’anno in Piazza Maggiore, dalla sera della vittoria fino al termine del palio successivo.

Albo d’oro (quartieri vincitori e autori del drappo)

Anno Quartiere vincitore Autore del drappo
1980 Santo Stefano Solid red.png Fulvia Celli
1981 Santo Stefano Solid red.png Fulvia Celli
1982 Santo Stefano Solid red.png Fulvia Celli
1983 Duomo Solid blue.png Fulvia Celli
1984 Castello Solid lightblue.png Bruno Gorza
1985 Castello Solid lightblue.png Bruno Gorza
1986 Santo Stefano Solid red.png Elio Scarisi
1987 Santo Stefano Solid red.png Addis Pugliese
1988 Duomo Solid blue.png Marica Forcellini
1989 Santo Stefano Solid red.png Vico Calabrò
1990 Port’Oria Solid yellow.png Franco Murer
1991 Duomo Solid blue.png Gianni Palminteri
1992 Duomo Solid blue.png Ernesto Treccani
1993 Santo Stefano Solid red.png Ettore de Conciliis
1994 Castello Solid lightblue.png Luigi Rincicotti
1995 Duomo Solid blue.png Riccardo Schweizer
1996 Castello Solid lightblue.png Francesco Michielini
1997[1] Duomo Solid blue.png Robert Seaver
1997[1] Castello Solid lightblue.png Frances Lansing
1998 Port’Oria Solid yellow.png Mario Tapia
1999 Port’Oria Solid yellow.png Laura Panno
Anno Quartiere vincitore Autore del drappo
2000 Castello Solid lightblue.png Hermann Fitzi
2001 Castello Solid lightblue.png Philip Tsiaras
2002 Port’Oria Solid yellow.png Georges de Canino
2003 Castello Solid lightblue.png Franco Cattapan
2004 Castello Solid lightblue.png Riccardo Galuppo
2005 Port’Oria Solid yellow.png Lino Pauletti
2006 Castello Solid lightblue.png Cristiana Ricci Comel
2007 Port’Oria Solid yellow.png Olimpia Biasi
2008 Santo Stefano Solid red.png Francesco Triglia
2009 Castello Solid lightblue.png Renato Zanon
2010 Duomo Solid blue.png Lino Carraretto
2011 Duomo Solid blue.png Paolo Canciani
2012 Castello Solid lightblue.png Lino Epiphany
2013 Duomo Solid blue.png Riccardo Licata
2014[2] Duomo Solid blue.png Marco Lodola
2015 Castello Solid lightblue.png Giorgio Celiberti
2016 Santo Stefano Solid red.png Paola Imposimato
2017[2] Port’Oria Solid yellow.png Gianni Trevisan
2018 Duomo Solid blue.png Raffaello Padovan
2019 Castello Solid lightblue.png Nunzio Gorza

Classifica quartieri[modifica | modifica wikitesto]

Quartiere Vittorie
Castello Solid lightblue.png 14
Duomo Solid blue.png 11
Santo Stefano Solid red.png 9
Port’Oria Solid yellow.png 7

La sfida delle cernide

Il sabato della settimana precedente la corsa equestre i quattro gruppi di musici e sbandieratori dei quartieri (le cernide) si battono fra loro con spettacoli e prove di abilità per aggiudicarsi una menzione di merito nella sfida.

Terminologia

Riportiamo alcuni dei termini presenti nel palio di Feltre.

  • Alfiere o portainsegna: colui che regge lo stendardo di un quartiere nel corteo
  • Araldo de la Sfida: il quartierista che ha l’incarico di leggere la sfida agli avversari dopo la cerimonia di dedizione
  • Capitan General del Palio: colui che presiede le gare e decreta le vittorie
  • Canevo o Canapo: la fune che delimita la zona della mossa
  • Capitani de’ cernide: capi o coordinatori dei musici e degli sbandieratori
  • Cavallo scosso: cavallo che ha disarcionato il fantino
  • Cerimonia di Dedizione: rievocazione recitata dell’atto di dedizione di Feltre a Venezia e del giuramento dell’ambasciatore veneziano
  • Cernida: nel palio indica ciascuno dei gruppi misti di musici e di sbandieratori; durante la Repubblica di Venezia è il gruppo di giovani scelti per prestare il servizio militare territoriale, una sorta di milizia civica
  • Corteo grando: il corteo in costume della domenica pomeriggio
  • Corteo picolo: il corteo della domenica mattina, processione in cattedrale per la santa messa
  • Conduttor de’ procession: responsabile di ciascun corteo del palio
  • Maestro d’Arme e de’ Cerimonie: il cerimoniere del Palio, anche con funzioni di coreografo e di araldo
  • Figurante: chi sfila nel corteo storico indossando un costume
  • Mossa: il via alla corsa dei cavalli
  • Mossier: colui che avvia con la mossa la corsa equestre
  • Gran Maresiàl de’ Campo: intendente generale per le scuderie e la pista di gara
  • Maestro di campo: responsabile delle gare per il quartiere
  • Maestro de’ Cerimonia o Cerimoniere: responsabile generale dei cortei e delle cerimonie
  • Maestro de’ Zoghi: curatore degli spettacoli del palio
  • Musici: tamburini e suonatori di chiarine
  • Nòno: il quartiere che non vince il palio da più tempo
  • Palliante: chiunque partecipi attivamente al Palio (t. coniato dalla contessa Villabruna Bellati)
  • Pallium Ducatorum: il grande drappo storico dei Quindici Ducati
  • Pallium Pictum: il drappo dipinto d’autore che resta al vincitore
  • Palio: il termine è utilizzato per indicare l’evento e, insieme, il drappo assegnato al vincitore
  • Pra’ del Moro: il campo con l’anello in cui si effettua la corsa dei cavalli
  • Proveditor de’ Sène: scenografo, addetto agli allestimenti e alla logistica
  • Quartierista: Abitante di uno dei Quartieri- volontario che contribuisce alle attività del suo Quartiere. Il termine va usato in luogo di “contradaiolo”
  • Rendere onore: l’atto compiuto da parte dei quartieri avversari nei confronti del vincitore che consiste nello schierare la cernida al suo passaggio suonando gli strumenti e presentando le bandiere.
  • Rettor General: il presidente del Palio
  • Rettor de’ Quartier: il presidente di un Quartiere
  • Rincorsa: posizione di partenza dell’ottavo cavallo
  • Salita a San Vetor: processione e messa delle cernide presso la basilica santuario dei Santi Vittore e Corona la domenica precedente la festa dei patroni
  • Sbandieratori: abili giocatori di bandiera che fanno compiere alle bandiere evoluzioni acrobatiche
  • Steccato: le barriere di legno che delimitano i bordi della pista
  • Straza: informalmente il Drappo o Pallium Pictum

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About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: giornalebrontolonews@gmail.com

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