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Ippica: Newsletter n. 2 – Il fine delle corse

22 Gennaio 2024

Ippica: Newsletter n. 2 – Il fine delle corse

Cari amici,

perché si fanno le corse? Per quale motivo in passato sono nate le riunioni di corse?
In questo periodo invernale, dove il calendario del galoppo italiano ha un andamento tutto sommato tranquillo, mi sembrava utile iniziare questa nostra newsletter con una domanda solo all’apparenza scontata, ma che invece serve ad approfondire un aspetto che forse per via delle tante problematiche ippiche che ogni giorno ci assorbono, non vediamo più come centrale.

La domanda da cui partiamo qui sopra nasce dalla visione dell’intervista fatta a un grandissimo uomo di cavalli quale è Jean-Pierre Dubois. La potete agevolmente trovare sul canale YouTube di Equidia e consiglio, almeno a chi mastica un poco di francese, di guardarla, perché sentir parlare uno dei più grandi ippici viventi è sempre un piacere. Per chi non lo conoscesse a fondo, suppongo pochissimi di voi, il nome Dubois non solo è l’emblema di una dinastia nel trotto, ma è stato ed è tuttora, un cognome al top anche nel galoppo e negli ostacoli. Grazie anche ai suoi figli e nipoti, la sua scuderia e il suo allevamento hanno vinto corse di altissimo livello sulle tre discipline e in svariate parti del mondo, insomma un gigante ippico.

Ebbene in questa intervista e in maniera molto genuina il leggendario JPD ci ricorda che le corse nascono perché la gente si riunisca, ovverosia sia crea un avvenimento in grado di raccogliere una comunità, una occasione di socializzazione.
Nella sua banalità, questo assioma testimonia una dirompente verità.

Sgombriamo subito il campo dai malintesi, è innegabile che la corsa in se abbia come fine ultimo, diciamo elevato, quello della selezione della razza equina, in termini molto semplificati si corre per capire grazie alla vittoria di un purosangue contro tutti gli altri sfidanti, quale cavallo sia migliore e quindi nel lungo periodo cercare attraverso le competizioni di migliorare il patrimonio genetico.
Però se ci riflettiamo bene questo forse non è l’unico motivo per cui nascono i convegni di corse, il vero slancio che avevano i primi organizzatori era dato dal creare un avvenimento che portasse le persone a riunirsi. La ragione originaria era trovare un avvenimento interessante che favorisse il ritrovarsi di una comunità, un fine di socializzazione quindi.
Certo esisteva la motivazione della sfida tra Proprietari, innegabile, ma la giornata di corse era un buon motivo per tutti gli altri di incontrarsi.

Voi potreste sostenere con assoluta certezza che oggi in Italia si organizzino le giornate di corse per far sì che la gente, il pubblico, si riunisca?
Non ne sarei così sicuro, anzi, spesso l’impressione che ricevo da certi convegni è che il pubblico, per gli organizzatori, sia visto come un problema e meno pubblico è presente e meglio è.
Fateci caso, quanti ippodromi sono davvero accoglienti e cercano costantemente di raggiungere le finalità di cui sopra?
Devo forse ricordarvi di ippodromi senza la presenza di punti di ristoro, di altri le cui tribune cadono in pezzi, oppure dove le basilari regole di pulizia sono ben lontane dall’essere rispettate, ma anche di altri che organizzano i convegni in estate a orari pomeridiani in totale spregio non solo del benessere animale, ma pure del benessere, altrettanto importante, umano?

Mi viene da pensare che tanto banale questo aspetto quindi non sia e che si sia nel tempo perso quello che è uno dei motivi principiali per cui si organizzano le corse.
La verità è che i convegni hanno un senso davvero compiuto se le persone vengono a vederli, se le tribune sono piene. E questo è ancora più veritiero per i Proprietari. Perché certamente per noi che amiamo questo sport passare il traguardo per primi con un nostro cavallo è la sensazione più bella di tutte, ma è altrettanto vero che farlo davanti a un pubblico numeroso, in un ambiente ben tenuto, fa una grande differenza. Vincere davanti a una tribuna vuota, oppure testimoniare la nostra gioia nel deserto di certi parterre riduce il nostro piacere, un po’ come il famoso godere solo a metà della pubblicità di una nota marca di patatine. Quindi deve partire anche da noi Proprietari la richiesta, anzi la pretesa, di voler correre con i nostri portacolori in contesti adeguati, dove si fa il massimo per coinvolgere il pubblico e dove le tribune sono piene. Fidatevi, ne va dello stesso futuro ippico, se vogliamo continuare a godere dello sport che amiamo è imperativo tornare nel cuore del pubblico.

A proposito di Ippodromi e prima di salutarvi volevo aggiornarvi e assicurarvi che UPG continua a monitorare la questione Capannelle.
All’atto di scrivere queste righe non ci sono novità sostanziali, alcuni predicano ottimismo, ma atti concreti che assicurino almeno per il 2024 la continuazione non ci sono ancora stati. A voler essere ottimisti, dobbiamo rilevare che se anche l’attività, come ci auguriamo, ripartirà a febbraio, rimane ancora da definire che fine faranno le giornate e il montepremi di gennaio che era stato attribuito a Roma e ad oggi non è stato trasferito su altri mesi o altri ippodromi. Parliamo di qualche centinaia di migliaia di euro, una situazione dunque che va tenuta sotto stretta osservazione, cosa che UPG e ANG stanno facendo pressoché quotidianamente.

Con questa ultima notizia termino la presente newsletter, ricordandovi che rimango a vostra disposizione per qualsiasi consiglio e approfondimento vogliate condividere riguardo ai temi di questa newsletter oppure ad altri.
Un grande saluto a presto,

Antonio Viani
-Presidente Unione Proprietari Galoppo –

About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: piercamillopinelli@gmail.com

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