03 Novembre 2023 (scritto il 2- Dicembre-2013)
IL RACCONTO DEL POLACCO
LE ULTIME NON BELLE SUL POLACCO 2018
TUTTO IL RACCONTO DEL POLACCO E IL LINK DEL SUO FILMATO INTERVISTA DEL 1983 CHE CONFERMA IL MIO SCRITTO. VINSE ANCHE A LASCIA E RADDOPPIA DA MIKE BUONGIORNO!!
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Probabilmente questa intervista conferma tutto quello che ho scritto di questa persona direi straordinaria. Tengo a precisare che questo filmato l’ho trovato dopo che ho pubblicato il racconto di lui scritto da me, dico questo per onestà intellettuale.
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PRIMA PARTE LUCIANO TARLAO IL POLACCO :
il Polacco è di spalle che tiene il cavallo
Dopo la fine della scuola nel 1969 andavo molto spesso a San Andrea, piccolo frazione tra Siena e San Rocco a Pilli.
Li c’era un’allevamento di cavalli Puro Sangue di Dino Pennie del Dott. Vigni ex capitano vittorioso della contrada del Nicchio. Nei box dell’allevamento c’era anche la cavalla Ira
che vinse il Palio nella Selva l’Agosto del 1970 con Antonio Giorgi detto Baino.
La cavalla era dell’allora Signorina Pepi (Panforti Pepei per far capire) e Musella di Giacomino della Speranza, ecco, ancora oggi dovessi dirvi il suo cognome non lo saprei, veniva chiamato sempre così, era il proprietario del ristorante la Speranza in Piazza del Campo a Siena; Sergio Pallassini quando non guidava il Camion la seguiva. A quei tempi all’allevamento ci si poteva trovare anche il mitico Giorgio Terni detto Vittorino, gli era presa voglia di rimontare dopo il brutto incidente che ebbe al braccio e portava un tutore che glielo sorreggeva allora e lo ha tenuto per tutto il resto della sua vita. La mattina montava Ira e non è che fosse proprio cavalla semplice, era un tantino nevrotica, infatti nel box per farla star tranquilla e fargli compagnia aveva una Capretta che la seguiva dappertutto fatta esclusione quando faceva allenamento o correva ma appena finiva l’uno o l’altra, la chiamava subito nitrendo e la risposta della Capretta non tardava mai; anche per il Palio e durante tutta la Passeggiata Storica fu seguita dalla Capretta,
vuoi sapere la miriadi di foto che gli avranno fatto… Io ogni tanto montavo Musella che era una cavallina grigia veramente brava, ci galoppavo a pelo in un recinto dei cavalli da un palo della luce ad un altro in pendenza e mi dicevano Dino Penni e Sergio Pallassini: te sei Strullo….., per fortuna con un pizzico di ammirazione. Io abitavo a Monteroni d’Arbia allora e non sapendo come arrivare li, allevamento, la mattina presto, allora mi facevo accompagnare la sera dopo cena e zitto, zitto andavo nel Fienile a dormire per trovarmi già li al mattino presto, mentendo: dicendo ai miei che mi aspettavano. La mattina presto sentivo il Penni che andava dai cavalli, uscivo dal fienile e Lui: ma mi, o di dove sbuchi te? Ero li nel Fienile. Poi lo aiutavo a mettere al prato le Fattrici e i Puledri, a sistemare le lettiere e governare; poi qualche volta montavo la cavalla Musella.
Dopo due o tre volte che mi trovava li al mattina Dino, la sera prima di andare a letto passava dal Fienile per vedere se c’ero, se mi ci trovava diceva: gnamo Bischero vieni a dormì in casa.
Ma la persona che molti o meglio quasi tutti giudicavano come “strana” era Luciano Tarlao detto il Polacco. Bene, per prima cosa desidero dirvi che era persona intelligente, di una grande cultura e anche un grande cavaliere, più cavaliere che fantino. Probabilmente essere il Polacco gli piaceva, essere il personaggio che vi racconterò anche, ma questo non cambia di una virgola il giudizio positivo su lui come persona e cavaliere che ho scritto sopra.
Tarlao arrivava a San Andrea da Dino Penni tra la fine di Aprile e i primi di Maggio. Arrivava con l’Auto assieme al suo inseparabile cane Doberman, un libro che non mancava mai sul cruscotto della macchina, e che leggeva ogni volta che aveva cinque minuti di tempo. Con il Camion arrivavano i suoi due cavalli Dahoman e Ashida. Dahoman
Chi fosse con il Polacco non lo ricordo, mi pare che ce lo portarono dirigenti del Bruco, so che c’erano diverse persone che frequentavano la scuderia e soprattutto Mauro Bernardoni e Adù Muzzi, furono loro i fautori di questa cosa per provare le capacità del Polacco con quelli del Bruco e naturalmente Canapino acconsentì trattandosi di Denver. Vi informo di un’altra cosa che dicevano e Canapino raccontava che, quando galoppava Denver nella pistarella a Scuderia. La Pistarella di Canapino dava l’idea di Piazza del Campo, aveva un poggetto con la relativa discesa, in fondo a questa, che non era lunga, come non lo era la salita, c’era una cura accennata, dopo una cortissima dirittura si entrava in una curva quasi ad angolo retto che immetteva in un’altro piccolo dritto che terminava con una leggera curva, alla fine di questa iniziava la salitina. La pistarella era di circa trecento metri al giro. Canapino mentre galoppava Denvere ed arriva a spoggettare dava un colpo forte sulla testa del cavallo, tra le orecchie, confondendolo, altrimenti prendeva via e non lo tenevi più, alla curva in fondo, quella ad angolo, erano “dolori” con la velocità che ci arrivava e il suo modo di girare, lui girava, ma tu no!!
Mentre Canapino
parlava con il Polacco prima di montare Denver lui gli diceva: che i cavalli vanno guidati anche con il pensiero, intendeva probabilmente come fanno oggi, ed è di moda, questa famosa “doma dolce” si vede che in questo lui era già avanti… così avrebbe fatto con Denver; ascoltato questo Canapino disse: si, si, ma dai retta a me, questo guidalo con le mani che forse è meglio, vi lascio intuire Bernardoni, Adù e gli altri che c’erano cosa possono aver detto e fatto dopo quest’affermazione di uno e dell’altro!! Seguitavano a raccontare, che il Polacco montò Denver, scese giù nella pistarella, mentre Canapino e gli altri rimasero su nel piazzale di scuderia a guardarlo. Fece un giro al passo, poi cominciò a trottare e dopo qualche giro di trotto infondo alla discesa comincio a galoppare ad andatura lenta. Arrivò a spoggettare e Canapino disse: ci siamo! Detto fatto, a quel punto Denver scappa via a “duemila” arriva alla curva in fondo e la gira a “tremila” , solo che il cavalo gira ma a quella velocità e nel modo in cui la girava Denver non era possibile rimanerci sopra e il povero Tarlao fu costretto a battere una bella gropponata negli steccati di recinzione della pista..…
Gli “spettatori“, visto che per fortuna si alzò e non si era fatto nulla, si misero a ridere come degli Scemi… e Canapino: glielo avevo detto io di guidarlo con le mani e non con il pensiero mentre rideva anche lui come un Bischero….. Preso il cavallo e riportato nel piazzale di scuderia, anche il Polacco tornò su e alla domanda di Canapino: lo metto sotto…?? intendeva legato sotto le poste dove venivano legati i cavalli prima di essere montati e per avere i box vuoti per rifare le lettiere. No! dice Tarlao lo vorrei rimontare.
FINE PRIMA PARTE
Grazie
il Polacco è di spalle che tiene il cavallo è l’unica foto che ho trovato
…..Gli altri “Farabutti” già ricominciavano a ridere coprendosi la bocca, i Brucaioli apprezzarono il coraggio, Adù commentava positivamente con quel suo vocione; non c’ero ma conoscendolo me lo immagino, Canapino raccontano sorrideva mentre ritirava sul collo del cavallo le redini, raccomandandogli ancora una volta di guidarlo con le mani e non con il pensiero perché sai, gli dice: è un pochino scemo e un capisce sennò… Ecco scemo.. Parola comune per Canapino e poi aggiungeva quasi sempre: i matti si curano, gli scemi no…..!! Specialmente quando qualcuno gli rompeva.
Il Polacco rimontò Denver, riscese in pista, andò a passo fino alla fine della discesa e ripartì a galoppo leggero come aveva fatto prima e come prima arriva a spogettare e ancora Canapino agli altri che erano su a guardare con Lui: ci risiamo…. Infatti Denver come la prima volta riprese il via a tutta Birra e alla solita curva lui girò e il Polacco questa volta addirittura passo tra gli steccati e finì nella fossetta a fianco della strada asfalto che portava e porta ad Asciano.
Raccontavano che li per li s’impaurirono perché il volo fu “bello” davvero ma vedendolo riuscire dalla fossetta, passare tra gli steccati e tornare verso scuderia, gli urlarono, mentre un ragazzo andò a riprendere Denver: tutto bene? Ricevuta risposta positiva la risata tra loro non mancò, che “farabutti“!! Tarlao, tornato su e inevitabilmente anche un poco ammaccato affermò: ma che brutta bestia!!
Le risate di tutti mascherate ma non troppo furono inevitabile, come l’affermazione di Canapino: è!! te l’avevo detto di guidallo con le Mani questo…!!
Allora succedevano anche queste cose, il Palio era anche gioco, burla, ma serviva anche per saggiare anche le persone; in effetti furono un pochino carognette, Denver era davvero una bestiaccia e ancor di più se non lo si conosceva bene…
Ma non vi fate ingannare Tarlao era uno che a cavallo ci sapeva montare per davvero, tutto era meno che scemo e il coraggio non gli faceva certo difetto……….
Questa è la storia Paliesca di Tarlao che ho preso da Ok Siena:<< La grande occasione per correre il Palio arrivò già nell’Agosto 1969 quando il Bruco lo chiamò per sostituire il grande Ciancone, su Macchina II, per poi smontarlo all’ultimo momento a favore del mediocre Efisio Bulla <Lenticchia>
<< questo lo aggiungo io: perché probabilmente gli interessi di Palio non lo prevedevano, lui sarebbe stato una “mina” vagante >> costretto ad arrampicarsi su una terrazza per sfuggire alle ire dei Brucaioli.
<< come volevasi dimostrare >>
L’anno seguente il Polacco vinse due prove nella Civetta <<Aggiungo: ricordate nella Civetta c’era il suo cavallo Dahoman>> ma gli fu preferito l’esperto Lazzaro, stessa sorte nella Selva nel luglio 1972 su Pitagora, montarono poi Arturo Dejana ( Peldicarota )
Abbandonata ogni velleità di correre il Palio la presenza del Polacco alla tratta divenne praticamente fissa, fino al 1987 corse ben quarantatre batterie, un vero record. >>>
Il ricordo forte del Polacco rimarrà sempre sul cavallo che amava e con cui ha fatto una miriadi di Tratte: Putnik
questo baio non so quanti giri facesse ogni volta per le prove di notte, a un certo punto si stufava ed andava a dritto a San Martino con l’inevitabile boato della gente e negli ultimi anni cominciavano ad essere tanti, troppi e la conseguenza è stata quella che vediamo oggi con le prove “notturne” regolamentate. Al Polacco piaceva proprio tanto girare in Piazza, gli dava gioia, si vedeva, non si sarebbe mai fermato, ma al povero Putnik i muscoli si indolenzivano e quindi… La mattina della Tratta c’era molto spesso, per questo cavallo il quarto giro perché il Polacco metteva le redini in bocca, apriva e alzava le braccia e percorreva la curva di San Martino in questo modo se non era riuscito a farlo durante i tre giri canonici; lascio immaginare a chi non l’ha vissuta quella scena cosa non veniva di acclamazione dai Palchi e da dentro Piazza. Tarlao la notte molte volte è caduto a San Martino, il povero Putnik quando non ne poteva più andava a dritto a San Martino come scritto, non sempre, ma diverse volte Tarlao si doveva togliere il tufo dalla maglietta. Putnik fu anche preso per correre il Palio dopo la tratta dell’Agosto 1980 e assegnato alla Contrada del Nicchio. Il Polacco amava vivere il Palio così dopo aver perso ogni speranza di correrlo, rimane il fatto che fosse un bravissimo cavaliere, che nonostante il suo “giocare” in Piazza, fosse persona intelligente, molto colta e che amava il Palio e i cavalli. Sinceramente non ho più sue notizie da moltissimi anni e non so se è ancora vivo, ma lo spero, sapevo che diversi anni fa viveva in un podere nell’Aretino con i suoi amati cavalli. Certo e come spero, sia ancora vivo di anni li avrebbe molti, non saprei dire quanti, non sono riuscito a trovare la sua data di nascita, ma credo che sia stato più vecchio del mitico Lazzaro. Sperando che sia ancora vivo gli mando il mio affettuoso saluto.
Luciano Tarlao sicuramente rimarrà nella storia “dei ricordi di Palio“, pur non avendolo mai corso rimarrà la storia del Polacco, ma no per questo mio scritto, ma nei racconti della gente che lo ha visto e che i più giovani avranno sentito nominare nelle loro Contrade dai più “anziani“e che loro DOVRANNO raccontare hai giovani del futuro, il Palio è sempre andato avanti con le sue storie e guai se questo finisse, sarebbe la fine del Palio. Personalmente ho aggiunto un mio vissuto con lui, cose che gli ho visto fare in Piazza e fuori, vi ho riferito del racconto che mi fece Canapino e gli altri della sua scuderia quando montò il cavallo Denver e non fu proprio cosa semplice, non farsi male!!
Pier
P.S.
A META’ DICEMBRE 20114
MI E’ ARRIVATO UN MESSAGGIO CHE MI HA RALLEGRATO E CHE VOGLIO CONDIVIDERE CON VOI PERCHE’ DA NOTIZIA CHE IL POLACCO E’ VIVO E VEGETO NONOSTANTE ABBIA PIU’ DI 80 ANNI ECCO IL MESSAGGIO E PUBBLICAMENTE RINGRAZIO MANUL CHE ME LO HA INVIATO.
ECCO IL SUO MESSAGGIO:
Luciano Tarlao – Il Polacco – ha vissuto per molti anni a Castiglio Fiorentino.
L’ho conosciuto molto bene, e nonostante le varie vicissitudini che ha vissuto in quanto persona caparbia e dal carattere non facile, ha mantenuto la sua esistenza di persona libera e amante dei cavalli e degli animali in genere.
4 o 5 anni fa (quando aveva circa 75 anni) ha coronato il suo sogno di tornare a Trieste (dove era nato).
Le ultime notizie che ho di lui lo danno intento ad accudire e sfamare tutti i gatti e cani randagi della città e a raccontare le sue incredibili storie di cavalli, donne, comparsate in TV (ma soprattutto CAVALLI) a quelli che incontra in giro per i bar – l’unico suo vizio è il cappuccino – e che sono abbastanza intelligenti da starlo a sentire.
Ha scritto un paio di libri sulla sua vita che però non è mai riuscito a far pubblicare. Peccato.Una persona unica e preziosa.
Grazie mille per questo bel racconto!
-Manuel
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Grazie
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